Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: La posizione dei fratelli Grasso.
Questa operazione é lo sviluppo dell'ordinanza di custodia cautelare n. 287/08, portando ad una migliore identificazione degli indagati, in particolare Renato e Francesco Grasso, Gianfranco Maddalena, Mario Iovine.
Si é inoltre allargato lo spettro d'attività, toccanto tutta la camorra, gruppi appartenenti a cosa nostra per lambire anche la 'ndrangheta.
Nell'ordinanza da cui é partita l'indagine si ipotizza l'esistenza di un'associazione camorrista capeggiata da Antonio 'o ninno Iovine e Michele Zagaria, attiva nel casertano, soprattutto a Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa, a cui avrebbero partecipato, tra gli altri, Francesco e Renato Grasso, Mario Iovine e Gianfranco Maddalena, che sarebbero stati delegati alla gestione dei videogiochi.
Lo Iovine, per mezzo di Enrico Martinelli, avrebbe imposto a tutti i gestori gli stessi macchinari che sarebbero stati forniti dai Grasso e da Maddalena.
Renato Grasso sarebbe stato collaterale se non addirittura organico ai clan camorristi, ottenendo in cambio una posizione di monopolio commerciale. Originariamente legato ai Lago di Pianura, sarebbe stato capace di gestire collegamenti con tutti i gruppi criminali camorristici. Il fratello Francesco viene indicato come "meno brillante", in posizioni di supporto.
Si rimarca come il Grasso sia stato condannato nel 91 per l'appartenenza al clan Vollaro di Portici e per estorsione aggravata, e nel 93 per fatti analoghi, in riferimento al clan di Giacomo Cavalcanti, quartiere Soccavo.
Si cita l'interrogatorio a Pietro Lago nel 94, in cui ebbe a dichiarare: "Chi si interessava dei biliardi, come imprenditore, era Renato Grasso e con lui io avevo un ottimo rapporto." ... "Aveva amicizie con poliziotti, carabinieri e altri organi istituzionali. Mio cognato, Carlo Tommaselli, era quello che aveva contatti con Renato Grasso e con carabinieri." ... "Io chiedevo informazioni a Renato Grasso, come quando Bidognetti era detenuto a Carinola e mi fece sapere che avevano messo i microfoni per intercettarlo" ... "quando ero latitante lui mi informava che la catturandi mi cercava e anche la zona dove pensavano che io fossi" ... "Si offrì anche di fare per me qualche azione di sangue, ma non l'ha mai fatta"
Giuseppe Peppe a' Masseria Contino, dichiara nel 99: "a Renato Grasso ...ho iniziato ad avere rapporti con lui sin dalla fine del 1986; all'epoca io militavo nel clan Lago ed unitamente a Giuseppe Varriale e a Antonio Vespa, installammo dei videopoker di nostra proprietà all’interno di tutti i bar di Pianura. All'epoca i fornitori di videopoker agli esercizi pubblici erano Renato Grasso, un tale Mulè socio di paparella e un tale Minopoli. Noi, trattandosi di un'attività molto lucrativa, tentammo di costituire una società per la gestione dell'affare insieme al Mulè e con Renato Grasso. Avendo ottenuto un diniego per la costituzione
della società decidemmo di richiedere una somma a titolo di estorsione che fu concordata in lire 5 milioni a settimana per Renato Grasso e 4 milioni a settimana per il Mulè." ... "Quando sono uscito dal carcere nel 1993 sono venuto a sapere che il Mulè era diventato un componente del clan Lago, ciò in quanto mi fu riferito da Peppe Lamberti che ... pur lavorando insieme a me aveva ottimi rapporti coi Lago e mi forniva notizie. Per quanto mi risulta anche Emilio Mostardini lavorava per conto di Renato Grasso nella gestione dei videopoker." ... "il Grasso ... mi ha fatto solo sapere che la mia casa era controllata mediante l’installazione di telecamere." ... "quando i miei rapporti con i Lago sono diventati di belligeranza, il Renato Grasso tolse tutti i videogiochi da Pianura a seguito di minacce avute da Giuseppe Lamberti; io andai a minacciare personalmente il Mulè che pure chiuse l’attività di videogiochi" ... "Non so come il Grasso abbia acquisito delle informazioni, ma è una persona potente con molte amicizie."
Luigi Pesce, interrogato nel 2005, dichiara: "In tutta la zona l'unico fornitore delle macchinette da gioco ai bar era Renato Grasso, il quale era detenuto. Si interessava dell’attività, pertanto, suo fratello Francesco Grasso. Quest'ultimo versava una quota mensile ai clan di Bagnoli e di Fuorigrotta, ma ad un certo punto fu bloccato dal clan di Bruno Rossi, nemico del clan D'Ausilio. Massimiliano Esposito, dal carcere, tramite la moglie, propose di dividere al 50% con il clan Rossi la quota dovuta dal Grasso."... "Proprio io rappresentai la proposta a Francesco Grasso, nel corso di un incontro a casa mia, a cui parteciparono anche Francesco Esposito, Vitale Perfetto e Carmine Pesce. Successivamente Francesco Grasso riferì a Antonio Venosa e Ciro Scognamiglio, persone che facevano capo a Bruno Rossi, ed ottenne il loro consenso. Fu così che i due clan di Bagnoli, pur rimanendo nemici, per ragioni di interesse economico si dividevano a metà la quota mensile versata da Francesco Grasso" ... "Francesco Grasso ha portato, mensilmente, i soldi nelle mie mani fino all’agosto 2001, quando è stato scarcerato Giovanni Russolillo e pertanto il Francesco Grasso ha iniziato a portare i soldi a quest’ultimo. Poi, nel 2002, il Russolillo è stato nuovamente arrestato ed il Francesco Grasso ha ripreso a portare i soldi a me e ciò fino all’8 aprile 2003, data del mio arresto." ... "noi gli garantivamo il monopolio della gestione dei biliardi e dei videopoker nella zona di competenza del clan e lo stesso ricompensava detto nostro interessamento versandoci la somma sopra indicata. Sono a conoscenza che i Grasso, sempre per le stesse motivazioni, versavano i soldi anche ai clan di Fuorigrotta e precisamente a Bruno Rossi, Antonio Venosa e Ciro Scognamiglio."
Raffaele Bavero interrogato nel 2004: i Grasso "corrispondono al clan MARFELLA la somma di lire 25.000.000 al mese." ... "pagano alla criminalità organizzata di Ponticelli, e precisamente a Ciro Sarno, ... di Bagnoli e precisamente a Massimiliano Esposito, ... di Soccavo e precisamente alla famiglia Grimaldi, ... di Cercola ... "i Grasso ogni qualvolta volevano mettere i video giochi in una determinata zona facevano un accordo con il clan territorialmente competente, nel senso che al fine di ricevere protezione lo stesso pagava somme di denaro quantificate o a percentuale o come fisso mensile."
Mario Perrella, già boss del Rione Traiano, in un interrogatorio del 95: "era, per cosi dire, un portatore di soldi, nel senso che pur non avendo un proprio gruppo criminale che fosse militarmente operativo, era in contatto con tutte le organizzazioni della zona Flegrea, e mi riferisco a Fuorigrotta, Soccavo, Rione Traiano e Bagnoli" ... "A fronte di questa protezione di cui godeva, e che di fatto impediva a chiunque di comportarsi in maniera differente, il Grasso versava una parte dei proventi delle sue attività alle singole organizzazioni criminali" ... "era anche titolare di una televisione privata, Teleflegrea, e con lo stesso sistema egli raccoglieva, sempre tramite i vari gruppi operanti nelle singole zone, la pubblicità" ... "il Grasso ha parlato di questi argomenti direttamente con me e che io ho mandato a svolgere questa funzione _promozionale_ i soliti Alfonso Palmentieri, Amedeo Rey, Vaccarella e tale Mario Esca, che anzi fu quello che più volte si interessò della questione."
Salvatore Grimaldi nel '97: "Il Grasso era un nostro affiliato e finanziatore" ... "Ci dava 5 milioni a settimana ed in cambio aveva tranquillità ed il monopolio del settore dei video poker degli esercizi in Soccavo, nonché dei video giochi leciti" ... "attraverso il nostro aiuto si procacciò pubblicità su Video Time Italia" ... "Il suo interesse nella televisione stava unicamente nei 144" ... "In una occasione il Grasso mi chiese di bruciare la macchina di un funzionario di Polizia ... in quanto lo stesso gli dava un particolare fastidio chiudendo i suoi locali. Incaricai della cosa Alfredo Vigilia, il quale incaricò a sua volta Lelluccio 'o pazz che, nell'occasione, bruciò tre o quattro macchine"
Giovanni Di Cicco nel '97: "Lo Scognamiglo diceva che _gli amici di Soccavo_ gradivano che nel bar venisse installata la macchinetta e spiegava le condizioni."
Fonte: SOS Impresa
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