Arresto di Francesco Matrone

Francesco Matrone, considerato capo assieme a Pasquale Loreto dei Loreto-Matrone, e noto con il soprannome de "la belva", è stato arrestato nel corso di una operazione congiunta tra i ROS e il comando provinciale dei carabinieri Salerno, con in coordinamento del DDA salernitano.

I Loreto-Matrone, da tempo considerati in declino, godrebbero dell'appoggio degli Aquino-Annunziata di Boscoreale e dei Cesarano-Federico di Pompei.

La notizia sta avendo una certa eco internazionale. Se negli Stati Uniti in genere viene riportata un'agenzia dell'Associated Press, come nel caso del Washington Post, i giornali centro-sudamericani sembrano dedicare maggiore interesse ai fatti, forse in seguito alle connessioni tra camorra e organizzazioni criminali attive in quell'area. Più che il messicano El Economista, vale la pena di leggere l'articolo di El Pais colombiano, che mette collega questa operazione con quella che il sette dicembre scorso portò all'arresto di Michele Zagaria.

L'elenco dei latitanti di massima pericolosità del Ministero degli Interni, in cui il Matrone era inserito, continua a non essere aggiornato con schede di nuovi latitanti, e ora riporta solo otto nomi dei trenta originariamente previsti.

Fonti: repubblica, la stampa

Operazione Affari di famiglia

Dopo Bellu lavoru, anche questa inchiesta ha avuto come riferimento principale i lavori sulla strada statale 106.

I Latella-Ficara e gli Iamonte avrebbero operato congiuntamente in questo contesto, chiedendo il 4% dell'importo dei lavori e cercando di imporre aziende subappaltanti. Cinque gli arrestati: Filippo Fontana (53 anni), Giovanni Gullì (34), Salvatore Minniti (51), Luigi (36) e Domenico Musolino (36). Sequestrati beni per 20 milioni.

Filmato melito online della conferenza stampa:


Fonti: corriere, repubblica, adnkronos, sky, corriere della calabria, strettoweb, quotidianoweb

Omicidio di Giuseppe Priolo

Giuseppe Priolo, 51 anni, è stato ucciso a fucilate nella prima mattinata in centro a Gioia Tauro.

Si ipotizza un collegamento con l'omicidio del nipote Vincenzo Priolo, ucciso nel luglio 2011. Quest'ultimo era cognato di Girolamo Piromalli, ed era stato coinvolto marginalmente, nessuna condanna, nell'operazione Cento anni di storia che ha colpito i Piromalli-Mole.

Fonti: ansa, repubblica, messaggero

I latitanti di massima pericolosità

L'elenco dei latitanti di massima pericolosità è uno strumento che continua ad essere sempre meno utilizzato. Originariamente includeva 30 profili, e ogni nuovo arresto liberava una casella che veniva rapidamente rimpiazzata con un nuovo nome.

Da anni ormai non vengono aggiunti nuovi ricercati, se a metà del 2010 la griglia era mezza vuota, all'inizio del 2012 sono solo dieci i personaggi segnalati.

Vito Badalamenti: del figlio di don Tano non si sa praticamente nulla da anni.
Domenico Condello: la sua 'ndrina sarebbe sempre tra le principali della 'ndrangheta.
Antonio Michele Varano: residente in Svizzera, coinvolto nel processo "Montecristo bis" sulla mafia delle sigarette, il cui dibattimento si è concluso nel gennaio 2012 (fonte: radio svizzera italiana), la sentenza è attesa per marzo.
Francesco Matrone: nel giugno 2011 è stato arrestato Martino Matrone, suo parente che pare usasse la consanguineità con il boss camorrista per ritagliarsi uno spazio nel suo ambiente (fonte: Caserta c'è). Dal che si dedurrebbe che la sua influenza non sia stata intaccata in questi anni.
Attilio Cubeddu: nulla si sa sul suo conto.
Giovanni Motisi: una recente foto e il fatto che Gianni Nicchi, poco prima di essere arrestato, avesse chiesto sue notizie, fanno ritenere che il boss di cosa nostra sia vivo ma irreperibile, forse nel girgentino, forse all'estero, ipoteticamente in Francia (fonte: liveSicilia).
Pasquale Scotti: camorrista storico, ai tempi vicino alla NCO, dato spesso per morto. Una informativa di polizia dell'ottobre 2011 (fonte: il fatto) lo dà invece vivo e attivo a Milano, vicino alla 'ndrangheta.
Giuseppe Giorgi: dei Pelle-Vottari, nessuna nuova notizia sul suo conto.
Matteo Messina Denaro: secondo informazioni in possesso all'Arma dei Carabinieri (fonte: corriere) Messina Denaro sarebbe considerato il boss di cosa nostra più autorevole tra quelli ancora in libertà, anche se Totò 'u curtu Riina sarebbe ancora il capo riconosciuto dell'organizzazione criminale.
Marco Di Lauro: Nonostante i numerosi arresti che hanno colpito il clan storico dei Di Lauro, la sua leadership non sarebbe intaccata.

Operazione Redux Caposaldo

Trentacinque arresti di presunti affiliati alla 'ndrangheta operanti a Milano. Tra i nomi citati: Giuseppe Pepé Flachi, Davide Flachi (suo figlio), Emanuele Flachi - ritenuti legati ai Pesce di Reggio Calabria - Paolo Martino - indicato come espressione dei De Stefano - Giuseppe Romeo e Francesco Gligora - che sarebbero referenti per conto delle 'ndrine di Africo a Milano. Altri elementi arrestati sarebbero legati ai Barbaro.

Pepé Flachi e Paolo Martino avrebbero usato uffici degli ospedali Niguarda e Galeazzi per i loro incontri riservati.

Risulterebbero incontri tra gli arrestati e personaggi della politica e dello spettacolo.

Fonti: repubblica, corriere, fatto, cn24

Arresto di Tobia Parisi

Tobia Parisi, 31 anni, era nell'elenco degli arrestandi nel corso dell'operazione Calipso, scattata il 29 settembre 2010, ma è stato arrestato solo nella tarda serata del 9 febbraio quando è stato identificato dai carabinieri mentre assisteva ad una partita di calcio in televisione con amici.

Secondo l'accusa, farebbe parte del clan Vitale, che sarebbe il gruppo dominante nella nuova Sacra Corona Unita. Resta ancora latitante Daniele Vicientino, che sarebbe ora a capo della struttura, in quanto sostituto di Massimo Pasimeni e Antonio Vitale, correntemente agli arresti.

Parisi è indicato come vicino al Vicientino e sarebbe stato il riferimento del clan per la zona di Latiano, in particolare per quanto riguardava il traffico di stupefacenti con la Calabria e l'organizzazione di estorsioni.

Il Parisi è scampato ad un tentato omicidio nel maggio del 2009, per il quale venne arrestato Carmelo Cavallo. Cinque colpi di pistola che ferirono il Parisi e una giovane kazaka chi si trovava nelle vicinanze.

Fonti: corriere, repubblica, gazzettino di Brindisi

Memoriale di Nino Fiume

Nino Fiume, già killer per i De Stefano (detti "arcoti" in quanto basati ad Archi, frazione di Reggio Calabria) ora collaboratore di giustizia, ha consegnato un memoriale di 28 pagine che è stato inserito tra i documenti relativi all'inchiesta Meta, relativa ad indagini sulle famiglie operanti a Reggio Calabria e sui loro accordi susseguenti al 1991.

In esso si parla di personaggi della "Reggio bene" che avrebbero frequentato Carmine e Giuseppe De Stefano, quest'ultimo indicato come "capo crimine" di Reggio Calabria da più di dieci anni.

A fianco del De Stefano avrebbe avuto ruolo direttivo e di coordinamento Pasquale 'u supremo Condello, che avrebbe delegato l'azione operativa a suoi due cugini, i fratelli Domenico Gingomma e Demetrio Condello.

Il terzo elemento al vertice di questa super-associazione sarebbe stato Pasquale Libri, capobastone della 'ndrina dei Libri succeduto al fratello Domenico don Mico Libri, tra i principali artefici della pace mafiosa del 1991 e morto nel 2006 nel carcere di Secondigliano a Napoli. Filippo Chirico, genero di Pasquale, lo avrebbe affiancato nella gestione del potere.

Fiume, che era fidanzato alla sorella dei De Stefano, racconta di essere diventato molto vicino ai due fratelli nel 1985, dopo la morte del padre, Paolo De Stefano che, alleato di Girolamo Piromalli, era uscito vincitore dalla guerra di mafia negli anni '70 che aveva determinato i nuovi assetti della 'ndrangheta. La responsabilità della sua morte viene attribuita ad Antonino nano feroce Imerti alleato dei Condello che avrebbe reagito ad un tentato omicidio nei suoi confronti da parte del De Stefano stesso. Questo episodio scatenò la seconda guerra di mafia che il Fiume racconta dal suo punto di vista, indicando chi e perché fini nel "libro nero" dei De Stefano per essere eliminati in quanto reali o anche solo possibili avversari.

Fonte: fatto