Alfa e Beta: Maurizio Avola

Dal decreto di archiviazione del maggio 2002, redatto dal gip di Caltanissetta per le stragi Falcone e Borsellino nei confronti degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.

Le dichiarazioni di Maurizio Avola.

Maurizio Avola, prima di diventare collaboratore di giustizia, aveva militato nei Santapaola di Catania, in particolare si é accertata la sua vicinanza ad Aldo Ercolano e a Benedetto Nitto Santapaola. In occasione del processo contro Mariano Agate e altri 26 per la strage di via D'Amelio ha dichiarato di essere stato in contatto con la cosa nostra palermitana per mezzo di Marcello D'Agata. Avrebbe contribuito alla preparazione di attentati che si sarebbero dovuti eseguire a Firenze tra il 1992 e il 1993.

Nel mese di settembre 1992 (o, secondo un'altra versione, nel febbraio/marzo dello stesso anno) avrebbe partecipato ad una riunione a Catania, zona Zia Lisa, dove trascorreva la latitanza Nitto Santapaola, con Salvatore Totò Riina, Eugenio Gallea, Marcello D'Agata, Aldo Ercolano e Alfio Fichera, che aveva come scopo la nascita di un nuovo partito.

Ha riferito inoltre di una riunione tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993 nell'albergo romano Excelsior, alla quale avrebbero partecipato D'Agata, Gallea e Pacini Battaglia e allo scopo di discutere dell'eliminazione di Antonio Di Pietro
per fare un favore a Bettino Craxi. Non si é trovata una conferma di questa circostanza, anche se Giovanni Brusca ha riferito dello stesso progetto in termini compatibili.

Nel corso di un interrogatorio nel 1999 l'Avola ha fatto dichiarazioni sulla strategia che condusse alle stragi di Capaci e di via D'Amelio, nonché a quelle successive commesse nel nord Italia. "Tutto deriva dai contatti fra Alfano e Dell'Utri. A Messina alla fine del 1991, ci sono stati degli incontri cui hanno partecipato Alfano, Sparacio, Dell'Utri ed alcuni uomini d’onore della famiglia catanese di cosa nostra"

Michelangelo Alfano, secondo Avola, fece da mediatore per conto dei Santapaola con Marcello Dell'Utri dopo gli attentati alla Standa di Catania, entrando in rapporto diretto con lui.

Marcello D'Agata avrebbe detto all'Avola a fine 1991 che cosa nostra voleva appoggiare una nuova forza politica perchè la rappresentasse dopo il tradimento dei precedenti referenti. Il progetto prevedeva l'eliminazione di noti politici e magistrati.

Il collaboratore Luigi Sparacio ha confermato l'esistenza dei rapporti tra Alfano e il Dell'Utri, ma fornendo una ricostruzione dei fatti a volte contraddittoria.

Si nota come le informazioni riportate da Avola siano basate su quanto gli é stato detto dal D'Agata, occorrerebbero quindi elementi di riscontro particolarmente robusti per poter dare loro valenza probatoria.

Fonte: società civile

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