Alfa e Beta: Tullio Cannella

Dal decreto di archiviazione del maggio 2002, redatto dal gip di Caltanissetta per le stragi Falcone e Borsellino nei confronti degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.

Le dichiarazioni di Tullio Cannella.

Si é accertato che Tullio Cannella fondò nell'ottobre 1993 il movimento Sicilia Libera a Palermo. Leoluca Bagarella si sarebbe subito interessato a questo movimento, promise appoggio per mezzo di uomini della famiglia di Brancaccio, e avrebbe messo il Cannella in contatto con trapanesi e di catanesi per le elezioni politiche nazionali.

Antonino Calvaruso, che era l'amministratore del villaggio Euromare, formalmente intestato a Cannella in quanto prestanome dei fratelli Graviano, gli disse più tardi che Brusca e Bagarella avevano deciso di appoggiare Forza Italia. Calvaruso ha confermato di essere a conoscenza degli interessi per Sicilia Libera di Bagarella, che gli avrebbe motivato la cosa in quanto sarebbe rimasto, dopo l'arresto di Salvatore Totò Riina, con i soli agganci politici mediati dai fratelli Graviano.

Si nota che Giuseppe e Filippo Graviano erano all'epoca latitanti nel milanese, e furono catturati nel gennaio 1994 in una trattoria del posto assieme ad alcuni soggetti che ne favorivano la latitanza, come il palermitano Giuseppe D'Agostino, cher era a Milano perché si aspettava che il figlio fosse ingaggiato nelle squadre giovanili del Milan.

Calvaruso sostiene che il Bagarella nel 1994 si disinteressò di Sicilia Libera, deducendone che si fosse orientato a sostenere Forza Italia.

Cannella sostiene che Bagarella "era già perfettamente a conoscenza che era in cantiere la discesa in campo di Silvio Berlusconi a capo di un nuovo movimento politico che ci avrebbe assicurato, in virtù di impegni preesistenti, di risolvere le questioni che più stavano a cuore a cosa nostra e cioè: pentiti, carcere duro e reato di associazione mafiosa (...) queste erano, per così dire, le priorità che l'accordo con Berlusconi ci avrebbe consentito a breve termine di affrontare e risolvere. Questa strategia non escludeva, anzi camminava di pari passo con quella
separatista di cui ho già parlato, che era caldeggiata principalmente da Bagarella e da Nitto Santapaola a Catania tramite Alfio Fichera, ma per la quale si prevedeva una realizzazione solo in un futuro non immediato
"

Secondo Cannella il Bagarella gli avrebbe detto che "a Roma si era costituito un ottimo rapporto con il costruttore Franco Caltagirone, a sua volta in rapporto con Giulio Andreotti (...) i Graviano avevano ripreso un vecchio rapporto che il Caltagirone aveva avuto con cosa nostra sin dai tempi di Stefano Bontade. A Milano i rapporti (...) erano stati costituiti da Marcello Dell'Utri con cui i Graviano si incontravano personalmente (...). La nascita ed il consolidarsi delle relazioni di cui ho appena detto concretizzò definitivamente un rapporto di amicizia e di collaborazione su tutti i fronti con Dell'Utri e conseguentemente con Berlusconi. Questa non è solo una mia deduzione ma fu oggetto di numerose conversazioni con Leoluca Bagarella, oltre che con altri uomini di cosa nostra"

Cannella ha poi parlato di attività svolte da uomini di cosa nostra per sostenere Berlusconi nella elezioni del 1994 e ha detto che Calvaruso gli riferì che Giovanni Brusca si stava impegnando in questo senso.

Brusca nega la circostanza ma Giuseppe Monticciolo, considerato a lui molto vicino, dichiarò che il boss di San Giuseppe Jato avrebbe apprezzato alcuni esponenti di Forza Italia, anche per il loro impegno contro il 41bis. Brusca avrebbe sollecitato i suoi ad appoggiare Forza Italia cercando voti a panza 'n terra.

Cannella dice poi che "quando Berlusconi tenne l'ultimo comizio della sua campagna elettorale a Palermo (...) ero presente su incarico di Bagarella. Riferii, poi, allo stesso Bagarella di una frase di Berlusconi in cui si manifestava un vago proposito di utilizzare i voti ‘contro la delinquenza’. Bagarella mi disse che era una frase ‘obbligata’ per l'opinione pubblica e per i giornalisti, dato che era stato contestato al Berlusconi che non parlava mai di mafia; ma in quella stessa occasione mi assicurò, ancora una volta, che lo stesso aveva preso ‘impegni seri’ con noi intendendo con tutta cosa nostra"

Cesare Lupo, indicato dal Cannella come una delle sue fonti, é persona il cui spessore criminale all'interno di cosa nostra é stato accertato da approfondite indagini.

Fonte: società civile

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