E' stata depositata il 5 giugno 2009 la sentenza del procedimento penale contro Andrea Barbarino e altri 23, comunemente noto come processo Iscaro-Saburo, che si é concluso con l'udienza del 7 marzo presso la corte di assise di Foggia.
L'ipotesi accusatoria.
Il procedimento in questione é il risultato della fusione di due indagini, la prima nota come Iscaro, e la seconda come Saburo. Scopo delle indagini é stato quello di fare luce sulla cosiddetta faida del Gargano tra i Li Bergolis e i Primosa-Alfieri. Si é scelto di raggruppare i procedimenti allo scopo di dare una lettura dei fenomeni investigati come relativi alle vicende di un unica associazione di stampo mafioso definito dall'accusa come "una associazione mafiosa, armata, (...) formata da numerosissimi soggetti con legami anche con pezzi della 'ndrangheta calabrese, e con altre mafie territoriali, operante nei comuni di Manfredonia, San Nicandro, Monte S. Angelo, Apricena, Cagnano Varano ed in generale nella Provincia di Foggia, avente la finalità di controllare il territorio dal punto di vista economico e (...) militare, facendo ricorso alla violenza ed alla intimidazione, creando una struttura gerarchica con vincoli di assoggettamento, con ruoli ben delineati, volta a realizzare (...) omicidi, di tentati omicidi, di attentati alla vita altrui, di estorsioni, di detenzione e possesso di armi, anche da guerra, di detenzione e cessione di ingenti quantità di sostanza stupefacente (...), reati contro il patrimonio, colludendo, al fine di garantirsi l'impunità, con esponenti compiacenti e consapevoli delle forze dell'ordine, garantendosi ed assicurandosi protezioni contro l'attività investigativa".
Si ipotizza che i Li Bergolis, noti anche come i montanari siano capeggiati da Armando Li Bergolis e Franco Romito e operino sull'intero territorio garganico, con un centro di comando stabilito nella masseria Orti Frenti in Manfredonia.
Posizioni direttive sarebbero coperte anche da Gennaro Giovanditto, Franco Li Bergolis, Matteo Li Bergolis e Giovanni Prencipe. Altri associati sarebbero Andrea Barbarino, Leonardo Clemente, Giuseppe Tomaiuolo, Rosa Lidia Di Fiore, Nicandro Ferrandino, Costantino Folla e Carmine Grimaldi.
Secondo l'accusa, la mafiosità dell'associazione sarebbe dimostrata dalla forza d'intimidazione derivante dal vincolo associativo e dsll'omertà che ne deriva e dai forti vincoli familiari che caratterizzerebbero i componenti del gruppo.
Le componenti dell'associazione sarebbero strutturate su basi familistiche, con i Li Bergolis, capeggiati da Armando che si avvarrebbe della collaborazione dei fratelli Franco e Matteo, e, fino al giorno del suo omicidio, nel settembre 2003, di Michele Santoro.
La famiglia Romito avrebbe a capo Francesco ciccillone, e vedrebbe attivi i suoi figli Franco, Mario e Michele. Questa componente sarebbe maggiormente collegata alla società civile.
A un livello più basso ci sarebbero i Ciavarrella, legati ai Li Bergolis-Romito da figure di riferimento quali il Giovanditto, e storicamente contrapposti ai Tarantino. In sede di giudizio é sembrata prevalente l'ipotesi che i Ciavarrella mantengano una loro indipendenza dai montanari.
E' stata inoltre notata la posizione ambigua dei Romito, che sono stati usati dai carabinieri come confidenti o agenti provocatori.
Fonte: Studio Legale Vaira
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