Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte dedicata ai principali arresti.
Mimetismo e immersione
L'undici aprile 2006 in una rustica stalla nelle campagne di Corleone un dimesso ultrasettantenne consuma ricotta e cicoria. E' questo il bersaglio di un blitz di polizia, perché si tratta di Bernardo Binnu Provenzano.
La sua latitanza é stata gestita per decenni dalle famiglie di Villabate e Bagheria, i contatti sono stati mantenuti per mezzo di foglietti di carta ripiegati (i pizzini) non per arretratezza ma per sicurezza: un pizzino non lascia tracce, di lui stesso non si hanno foto. Quarant'anni di invisibilità alla Stato.
Per il viaggio a Marsiglia del 2003, dove si é sottoposto a una delicata operazione chirurgica, si é spacciato per un panettiere di Villabate, contando su un documento falsificato fornitogli da Nicola Mandalà e Francesco Campanella.
In una lettera a Antonino manuzza Giuffrè si vede quanto sia circospetto:
Carissimo, con gioia, ho ricevuto, tuoi notizie, mi compiaccio tanto, nel sapervi, ha tutti in ottima salute. Lo stesso grazie a Dio, al momento, posso dire di me ...
Discorso cr; se lo puoi fare,e ti ubidiscono? facci guardare, se intorno all'azienta, ci avessero potuto mettere una o più telecmere,vicino ho distante, falli impegnare ad'Osservare bene. e con questo, dire che non parlano, né dentro, né vicino alle macchine, anche in casa, non parlano ad alta voce, non parlare nemmeno vici a case, ne buone né diroccate, istriscili, niente per me ribgraziamente Ringrazia a Nostro Signore Gesù Cristo.
Per giungere a lui gli investigatori hanno dovuto smontare il meccanismo della gestione dei pizzini, utilizzando i risultati dei procedimenti Grande Mandamento e Ghiaccio.
I messaggi venivano raccolti da ogni famiglia, unificati in un unico plico a cui si allegava una lettera di accompagnamento. Una cerchia ristretta di soggetti si occupava di consegnare i plichi a chi era in diretto contatto con il latitante.
Questi erano scelti con cura da Provenzano, e periodicamente cambiati.
Fino al gennaio del 2005, al suo arresto, é stato Francesco Ciccio Pastoia, a gestire il sistema, diventando una sorta di riferimento per cosa nostra, in accordo con Nicola Mandalà.
Subentrano poi altri, tra cui anche Giovanni Nicchi, giovane boss in ascesa, considerato il braccio destro di Antonino Rotolo.
La carriera di Provenzano é nata con la qualifica di killer per conto di Luciano Liggio, poi ha affiancato Salvatore Riina nella sua politica stragista di scontro frontale con lo Stato. Nel 1993 diventa il fautore di un nuovo corso di cosa nostra. Decide l'inabissamento dell'organizzazione mafiosa.
Questo cambio di strategia é spiegato da Antonino Giuffrè, considerato persona molto vicina al Provenzano. Dopo gli attentati del 1992 lo Stato ha reagito con legislazione ad hoc per i mafiosi. Norme speciali, maggiore severità sulla custodia cautelare, intercettazioni, regime detentivo, confisca dei patrimoni, responsabilità penali nell'ambito delle consultazioni elettorali, sul riciclaggio, sui collaboratori di giustizia.
Si decide allora di scomparire, anche se in casi particolari, come in un contrasto con la stidda agrigentina, si fa comunque ricorso alla violenza esplicita.
Contrasta la corrente stragista di Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca che pensavano, come ritorsione all'arresto di Riina, di uccidere un carabiniere per ogni stazione in provincia di Palermo e stavano pianificando un attentato con un bazooka ai danni del procuratore della Repubblica.
Mira invece ad un alleggerimento della pressione del pizzo sui commercianti, riducendo le tariffe ma aumentando il numero dei paganti. Mira, come dimostrano le intercettazioni a Giuseppe Guttadauro, a ristabilire il sistema di rapporti con professionisti, imprenditori, amministratori e politici per controllare gli appalti, i centri commerciali e la sanità. Vuole che cosa nostra sia un mezzo per dare lavoro ai disoccupati, in modo da accrescerne il prestigio.
Fonte: SOS Impresa
Nessun commento:
Posta un commento