Gotha: La nuova struttura di cosa nostra

Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle tensioni in cosa nostra tra i corleonesi e gli scappati che minacciavano di portare ad una nuova guerra di mafia.

Coalizioni, geopolitica e stato di eccezione

La commissione provinciale non si riunirebbe più in assemblea plenaria dall'inizio degli anni novanta. Forse non vale nemmeno più il motivo fondamentale per cui la commissione era nata, la necessità di adattare cosa nostra alle esigenze del mercato per renderla efficiente nel commercio della droga.

Leonardo Messina ha spiegato come Salvatore Riina ha sovvertito il criterio democratico di nomina dei capi al fine di piazzare i suoi uomini, arrivando a sovvertire la divisione tradizionale del territorio tra le famiglie mafiose palermitane per creare un nuovo grande mandamento da affidare a Raffaele Ganci, rappresentante della famiglia della Noce.

Lo Piccolo e Rotolo si affrontavano anche su questo terreno: secondo Rotolo, ad esempio, la famiglia di Altarello di Baida non appartiene al mandamento della Noce, ma a quello di Boccadifalco; Lo Piccolo indica i mandamenti con nomi simili a quelli che erano adottati prima della guerra di mafia mentre Rotolo mantiene l'impostazione data da Riina.

Porta Nuova é un mandamento strategico, come rivela il fatto che Riina lo avesse affidato a Giuseppe Pippo Calò, forzando nel far ciò le consuetudini. In questa zona si trova il porto cittadino e si svolgono i mercati di Ballarò, Capo e Vucciria. Rotolo voleva impossessarsene da tempo, e quando nel 2005 gli giunge la notizia che Agostino Badalamenti, anziano boss del mandamento, é in precarie condizioni di salute, decide di intervenire, appoggiandosi a Giovanni Gianni Nicchi. Vuole che la reggenza temporanea sia affidata a Nicola Ingarao, che reputa manovrabile ma, secondo le consuetudini, la carica toccherebbe a Giovanni Lipari, noto come 'u viecchiu, 'u tignusu o anche 'u varvieri.

Rotolo pilota la riunione per la nomina, facendo in modo che quasi tutti i partecipanti (Nunzio Milano, Nicolò Milano, Salvatore Gioeli, Salvatore Pispicia di Porta Nuova, e anziani uomini d'onore come Michele Oliveri, Settimo Mineo, Gaetano Badagliacca e Giuseppe Cappello) siano schierati a favore dell'Ingrao, che viene infatti nominato.

Pare che comunque l'assenza di confronto interno tra le famiglie di Palermo Centro, Porta Nuova e Borgo Vecchio non sia piaciuta. E la conseguenza sarebbe stata l'eliminazione dell'Ingrao nel luglio 2007.

Il mandamento di Boccadifalco-Passo di Rigano é assegnato a Salvatore Buscemi, subentrato col gradimento di Riina al defunto Salvatore Inzerillo. Ma é stato arrestato e la reggenza é stata affidata a Vincenzo Marcianò, sgradito al Rotolo in quanto in contatto con Lo Piccolo e a favore del rientro degli scappati.

Il Rotolo cerca di convincere Franco Bonura, Giuseppe e Gaetano Sansone,
Giovanni Sirchia, di come il Marcianò non sia adatto al ruolo di reggente. Chiede poi di subentrare al Marcianò al Bonura, che si dichiara indisponibile, pensa al Sansone, ma poi decide per Giovanni Marcianò, fratello di Vincenzo. Ottenendo in questo modo di controllare il mandamento senza umiliare i Marcianò.

In una riunione nel settembre 2005, Vincenzo Marcianò deve accettare la sua destituzione a favore del fratello.

Anche alla famiglia di Partanna Mondello viene nominato come capo Salvatore Davì in modo illegittimo.

Fonte: SOS Impresa

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