Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle tensioni in cosa nostra tra i corleonesi e gli scappati che minacciavano di portare ad una nuova guerra di mafia.
Traditori e infiltrati: il manuale Riina
Antonino Rotolo ha brigato per mettere a capo dei mandamenti di Porta Nuova e Boccadifalco persone a lui vicine cercando di non far trapelare informazioni all'esterno di una cerchia strettissima di uomini fidati. L'esigenza di segretezza l'ha portato perfino a non mettere a parte delle sue mosse Bernardo Provenzano, temendo che quest'ultimo informasse il Lo Piccolo che i reggenti erano in realtà uomini del suo avversario.
Lo scopo era quello di utilizzare l'effetto sorpresa ai danni del Lo Piccolo quando sarebbe scoppiato il conflitto tra le due fazioni. Si tratta di una tecnica che il Rotolo ha visto applicare da Totò Riina nel corso della guerra di mafia tra i corleonesi e i palermitani Inzerillo e Bontade con effetti devastanti.
Aveva fatto ricorso a Giovanbattista Pullarà e Giovanni 'u pacchiuni a Santa Maria del Gesù per eliminare il Bontade e Salvatore Buscemi e Salvatore Montalto a Passo di Rigano per uccidere l'Inzerillo.
Inoltre Antonino Giuffrè, Giovanni Brusca e Salvatore Cancemi avevano agito da infiltrati nel campo avverso, permettendo a Totò Riina e Pippo Calò di sfuggire a un appuntamento che sarebbe dovuto essere una trappola mortale per i due.
Un punto dolente per Rotolo nello scontro con Lo Piccolo é la sua mancanza di mobilità. É infatti ristretto agli arresti domiciliari, mentre il suo avversario, latitante, può muoversi a piacimento. Per questo motivo appronta difese passive (un muro, un faro) che dovrebbero metterlo al sicuro da attacchi armati.
Inoltre non si fida di Provenzano che, invecchiando, si é spostato su posizioni moderate, avvicinandolo a Giulio Gambino e al Lo Piccolo. Sembra non fare caso al fatto che quest'ultimo era vicino a Saro Riccobono, il cui gruppo era stato distrutto quasi completamente il 30 novembre 1982. Nell'occasione quindici persone vennero uccise simultaneamente con diverse modalità di esecuzione. E Michele Micalizzi, braccio destro di Riccobono scampato alla strage, sta per uscire di prigione. Altri che hanno motivo di ricordare quei tempi, come Salvatore Di Maio, che ha perso un figlio per mano dei corleonesi, potrebbero rappresentare un'altro pericolo.
Rotolo e Cinà giungono alla conclusione, l'11 agosto 2005, che Salvatore Lo Piccolo e suo figlio Alessandro (detto Sandro) vanno eliminati. Pensano che sia l'unico modo di evitare la vendetta dei rivali. Decidono di agire come si é fatto per la precedente guerra di mafia, negli anni 1981-3, colpendo gli avversari di sorpresa, senza lasciar loro il tempo di capire quello che succede.
Vogliono convincere Binnu Provenzano ad attirare i Lo Piccolo in un incontro-trappola. Gli uomini del boss di Pagliarelli si occuperebbero di uccidere i Lo Piccolo, ma Provenzano doveva dare la sua disponibilità. Ma Provenzano non é più quello di una volta. Nel periodo caldo tra il 1993 e il 1996 si é distanziato dalla politica stragista dei corleonesi, contrapponendosi a Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca che miravano a compattare cosa nostra e dichiarare guerra allo Stato, scegliendo invece una via che contemplava trattative, spesso poco trasparenti, anche con elementi delle istituzioni.
Rotolo pensa di manipolare fatti in suo possesso per cercare di convincere Provenzano, partendo da un fatto avvenuto dieci anni prima. I fratelli Vitale di Partinico, Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e Mimmo Raccuglia, con l'appoggio dei detenuti Riina e Bagarella, avrebbero progettato l'assassinio di Provenzano, proprio per il suo smarcamento dall'ala stragista. Una serie di arresti avrebbe poi impedito la realizzazione del piano. Rotolo e Cinà vogliono dire a Provenzano che anche Salvatore "il lungo" Biondo e Salvatore Lo Piccolo avrebbero partecipato alla congiura.
Dunque, in un modo o nell'altro, la guerra sta per cominciare. Vengono avvertiti Angelo Parisi e Michele Oliveri. Franco Bonura e Gaetano Sansone, probabili obiettivi degli Inzerillo in caso di ritorsione, sono pure allertati.
Si decide di iniziare da Salvatore coruzzu Di Maio.
Fonte: SOS Impresa
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