Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle tensioni in cosa nostra tra i corleonesi e gli scappati che minacciavano di portare ad una nuova guerra di mafia.
La lotta per la successione
Dietro alla questione del rientro degli Inzerillo c'é il tema della lotta di successione nella cosa nostra palermitana. Bernardo Provenzano é sul punto di cedere il comando ma Antonino Rotolo non vuole accettare la proposta di zu Binnu di un triumvirato temporaneo che unisca al vertice Provenzano, Rotolo e Salvatore Lo Piccolo.
Il Lo Piccolo ha, dal punto di vista di Rotolo, accumulato già abbastanza potere. Ne ha fatta di carriera da quando era noto come l'autista di Saro Riccobono. La sua influenza su Palermo é cresciuta anche grazie al patto con i Savoca e Andrea Adamo. La sua posizione favorevole alla riappacificazione con gli Inzerillo e i Bontade é vista positivamente dal Provenzano. Membri delle famiglie di Villagrazia e Boccadifalco gli sono favorevoli. É rimasto in contatto con quelli di Partinico e con Matteo Messina Denaro. Il rientro degli Inzerillo lo favorirebbe militarmente, fornendogli elementi pronti a eliminare fisicamente i suoi avversari, e anche economicamente, dato che gli Inzerillo hanno stretto importanti legami in USA con gli Spatola e i Gambino lì insediati, che potrebbero risultargli molto utili nel traffico di stupefacenti.
I più interessati alla sorte degli Inzerillo sono gli affiliati al mandamento di Boccadifalco-Passo di Rigano, a cui appartenevano questi scappati prima che venissero esiliati. É il rientro di Sarino Inzerillo che fa scattare le conversazioni che vengono intercettate a Franco Bonura, Calogero Mannino e Vincenzo Marcianò. Scopriamo così che Salvatore Lo Piccolo avrebbe garantire agli Inzerillo che, espulsi dagli americani, sarebbero ora potuti rimanere in Italia. Ciccio Pastoia e Nicola Mandalà, del mandamento di Belmonte Mezzagno e considerati vicini a Provenzano, avrebbero avallato la decisione. Il Lo Piccolo avrebbe richiesto a Vincenzo Marcianò, reggente del mandamento di Boccadifalco-Passo di Rigano, un appoggio e di intercedere presso Franco Bonura e Bernardo Provenzano. Vincenzo Brusca e Lorenzo Di Maggio, della famiglia di Torretta e quindi del mandamento di Boccadifalco, sarebbero stati disposti ad assumersi la responsabilità della iniziativa.
Franco Bonura e Gaetano Sansone nel giugno 2005 si schierano esplicitamente contro il rientro degli Inzerillo e ritengono che vada richiesto un parere vincolante al Rotolo. Questi chiede un incontro agli esponenti di spicco di Boccadifalco: Franco Bonura, Gaetano Sansone, Giuseppe Sansone e un "Gianni", presumibilmente Giovanni Aurelio Chiovaro.
Rotolo teme che il Lo Piccolo cerchi di usare una politica del fatto compiuto. Dice di essere a conoscenza del fatto che il Lo Piccolo avrebbe accolto Giovanni Inzerillo, figlio di Totuccio, a Punta Raisi, rassicurandolo sulla debolezza del gruppo contrario al loro rientro (quattro gatti, li avrebbe definiti l'Inzerillo) in quanto i tempi stavano cambiando.
L'idea di Provenzano che a decidere nella cosa nostra siciliana siano in tre (Provenzano, Rotolo e Lo Piccolo) viene rifiutata sprezzantemente dal Rotolo, che non accetta la promozione del Lo Piccolo: "... e tutti gli altri sono stracci, immondizia. Aspetta un minuto, questa qualifica al Lo Piccolo, chi gliel'ha data? Perché il mandamento è a San Lorenzo e pure noi di qua riconosciamo a Nino [Antonino Cinà], no a lui!", e chiede che venga considerato anche il parere di capi storici corleonesi correntemente detenuti come Nino Madonia di Resuttana, Salvatore Biondino di San Lorenzo, e Pippo Calò di Porta Nuova.
A questo punto gli schieramenti, trasversali alle famiglie, sono questi:
A favore del rientro di Sarino Inzerillo sono Alessandro Mannino, di Boccadifalco; Francesco Pastoia, capo mandamento di Belmonte Mezzagno (si suiciderà in carcere nel gennaio 2005); Nicola Mandalà, capofamiglia di Villabate; Vincenzo Brusca, capofamiglia di Torretta; Lorenzo Lorenzino Di Maggio, della famiglia di Torretta; Calogero 'u merendino Caruso, reggente della famiglia mafiosa di Torretta in assenza del Brusca; Salvatore Lo Piccolo, capofamiglia di Tommaso Natale e, fino alla scarcerazione di Antonino Cinà, reggente del mandamento di San Lorenzo.
Tra i possibilisti si notano Bernardo Provenzano; Vincenzo Marcianò, capomandamento di Boccadifalco; Giuseppe Pinuzzu Brusca, della famiglia di Boccadifalco; Gaetano Sansone e Francesco Bonura, di Uditore, poi passati al partito dei contrari.
I contrari sono Antonino Rotolo, capomandamento di Pagliarelli; Antonino Cinà, capomandamento di San Lorenzo; Giuseppe Pinuzzu 'u gettone Sansone e Calogero Mannino, di Uditore.
Il ruolo di Salvatore Lo Piccolo in questa trattativa é fondamentale. Conta molto sull'appoggio di Nicola Mandalà, che ha importanti amicizie nel New Jersey che il Lo Piccolo vuole sfruttare per i suoi affari.
Fonte: SOS Impresa
Nessun commento:
Posta un commento