Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle tensioni in cosa nostra tra i corleonesi e gli scappati che minacciavano di portare ad una nuova guerra di mafia.
Braccato
Antonino Rotolo aveva elementi per ritenere che gli Inzerillo si volessero vendicare su di lui per le morti da loro subite nella guerra di mafia che li ha costretti a riparare negli Stati Uniti. In una sua discussione con Michele Oliveri nel settembre 2005 gli racconta i retroscena del ritorno Rosario Sarino, Tommaso 'u muscuni, Franco 'u truttaturi e Giuseppe Inzerillo.
Franco 'u truttaturi, dice il Rotolo, ha provato ad ucciderlo a Passo di Rigano qualche anno prima. Ma, secondo Rotolo, anche Giuseppe Inzerillo, figlio di Santo, vorrebbe ucciderlo. Al processo per l'omicidio di Santo, Giuseppe Marchese ha ricordato come la vittima fu attirata in una riunione che avrebbe dovuto avere lo scopo di chiarire i motivi dell'eliminazione di suo fratello Francesco ma che il Rotolo avrebbe sfruttato per eliminare personalmente l'avversario, strangolandolo con una corda al collo.
"Questi Inzerillo erano bambini e poi sono cresciuti, questi ora hanno qualche trent'anni, come possiamo noi stare sereni. Se ne devono andare, e poi uno e poi l'altro e poi l'altro ancora. Devono starsene in America ... se questi prendono campo ci scippano la testa a tutti."
L'esilio degli Inzerillo in America era stato deciso in accordo con le cinque famiglie di New York, i Gambino, Bonanno, Lucchese, Genovese e i Colombo avevano premuto per questa soluzione di mediazione con i corleonesi. Come garante dell'accordo sarebbe stato nominato Rosario Naimo, vicino a Pippo Gambino, inizialmente affiliato alla famiglia di Tommaso Natale – Cardillo e poi passato a quella di San Lorenzo.
É dunque il Naimo che dovrebbe farsi carico di far rispettare agli Inzerillo il divieto di tornare in Italia.
Fonte: SOS Impresa
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