Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle tensioni in cosa nostra tra i corleonesi e gli scappati che minacciavano di portare ad una nuova guerra di mafia.
Analogie
Per varie ragioni, tra cui le condizioni di salute e il lungo tempo passato in una latitanza irraggiungibile anche ai suoi associati più vicini, Bernardo Provenzano non era più in grado di mediare tra le diverse componenti di cosa nostra.
Dopo quasi un quarto di secolo, la pace imposta con le armi dai corleonesi sta per finire. I motivi esteriori sono le frizioni causate dal tentativo di rientro in Italia degli scappati, o da nuovi interessi nella gestione del traffico di droga, ma le vere ragioni sono altre.
Ci sono profonde rivalità tra le diverse fazioni, che esistevano anche prima della seconda guerra di mafia degli anni ottanta, e che si erano solo sopite sotto il pugno di ferro corleonese. Ci sono questioni relativamente recenti, nate dalla gestione delle estorsioni, degli appalti e del traffico di droga. Ci sono diverse visioni sul come contrapporsi alle forze dell'ordine, che variano dall'ala stragista a quella aperta alle trattative, magari rinforzandola con finti collaboratori di giustizia che discreditino l'uso di questo mezzo.
La contrapposizione ha una sua esplicitazione nelle figure di Antonino Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo e causa a sua volta altre fratture nell'organizzazione. Ad esempio, l'ingerenza del Rotolo negli assetti del mandamento di Boccadifalco crea uno scontro tra i fratelli Marcianò, Giovanni e Vincenzo, in quanto il secondo viene fatto subentrare al primo per assecondare la strategia del Rotolo. La nomina a reggente di Porta Nuova di Nicola Ingarao, un fedelissimo di Rotolo, nonostante la carica sarebbe toccata a Giovanni Lipari, causa i malumori che presumibilmente hanno portato alla eliminazione dello stesso Ingarao. Il mandamento di San Lorenzo é spaccato tra i sostenitori di Rotolo, che fanno riferimento ad Antonino Cinà e a Girolamo Biondino, e quelli di Lo Piccolo, preponderanti, e che comprendono anche la famiglia di Carini il cui reggente Vincenzo Pipitone aveva giurato di fronte a entrambi in contendenti.
Questa situazione molto fluida é simile a quella che si aveva prima della seconda guerra di mafia quando, ad esempio, i fratelli Stefano e Giovanni Bontade erano entrambi attivi nel traffico di droga, ognuno all'insaputa dell'altro. Questo portò a schierarsi con i vincenti, accettando l'esecuzione del fratello. O, come nel caso di Tommaso Buscetta, ci sono elementi che non rispettano quelle che sono le direttive dei capi famiglia. Il Buscetta, appartenendo a Porta Nuova, avrebbe dovuto seguire le direttive di Pippo Calò, alleato di Riina, ma si schiera con gli Inzerillo e i Bontade.
Oltre ai personaggi sopravvissuti alla guerra di mafia e scampati ai numerosi arresti, ora sono attivi nuovi elementi, come Nicola Mandalà, Gianni Nicchi, Sandro Mannino, Giuseppe Salvatore Riina, Alessandro Sandro Lo Piccolo. E alcuni figli dei perdenti, come Giovanni Inzerillo.
Tutti pronti a riprendere la lotta per la supremazia.
Fonte: SOS Impresa
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