Gotha: Dinastie

Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sui nuovi interessi di cosa nostra fuori dalla Sicilia.

Dinastie

Giovanni Nicchi non ha relazioni di parentela diretti con i boss di cosa nostra, e in questa rappresenta una eccezione in una associazione come la cosa nostra palermitana che anche oggi si basa su rapporti di parentela stretta tra gli elementi al vertice delle varie famiglie.

Alessandro Sandro Lo Piccolo, nato nel 1975, viene arrestato assieme al padre Salvatore in quanto considerato già elemento di spicco con con compiti di comando nel
mandamento di San Lorenzo. Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò 'u curto, viene arrestato nel maggio del 2000 con l'accusa di partecipare attivamente alle vicende di cosa nostra a Corleone.

Leoluca Luchino Bagarella, considerato responsabile di numerosi omicidi, tra cui quello di Boris Giuliano, capo della squadra mobile palermitana, è cognato di Salvatore Riina e fratello di Calogero Bagarella, da sempre vicino al Riina, che morì nella strage di viale Lazio del 1969.

Giovanni Brusca, noto soprattutto per il suo coinvolgimento nell'attentato di Capaci, dove perdettero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, era a capo del mandamento di San Giuseppe Iato, occupando il posto lasciatogli da padre Bernardo, vicinissimo a Riina. Il fratello di Giovanni, Enzo Salvatore Brusca, é noto per l'omicidio del dodicenne Giuseppe Di Matteo, da lui strangolato e sciolto nell'acido.

Nicola Mandalà, fedelissimo di Provenzano, era a capo della famiglia di Villabate in quanto figlio di Antonino Mandalà. Nicola Milano, della famiglia di Porta Nuova, è figlio di Nunzio Milano, molto vicino ad Antonino Rotolo. Stessa relazione tra Giovanni e Carmelo Cancemi della famiglia di Pagliarelli, tra Angelo e Pietro Badagliacca e c'é anche Gaetano Badagliacca, fratello di Pietro. Giovanni Marcianò succede al fratello Vincenzo nella reggenza del mandamento di Boccadifalco-Passo di Rigano; figli di un altro Marcianò affiliato a cosa nostra.

Angelo Rosario e Pietro Parisi, imprenditori edili mafiosi vicini al Rotolo, sono fratelli. Numerosi i Sansone e gli Inzerillo, tutti provenienti dai medesimi
ceppi familiari, che militano in cosa nostra. Sandro Mannino, é nipote del defunto Totuccio Inzerillo.

Il nucleo delle varie famiglie mafiose é costituito in genere da raggruppamenti che fanno riferimento a una o più famiglie biologiche. Questo rende la struttura militare e imprenditoriale delle cosche più forte, e riduce il rischio di collaborazioni con la giustizia.

É un cambiamento di strategia rispetto a quello adottato da Riina, Brusca e Bagarella che puntavano sugli avvicinati, persone di fiducia ma esterni alle relazioni strette, per allargare la base di cosa nostra. Usavano gli avvicinati rivelando loro il minimo indispensabile per il loro ruolo, pensando di creare un velo di segretezza che li avrebbe cautelati in caso di arresto di questi elementi. Ma questi non avevano motivo per mantenere il silenzio una volta arrestati, la maggior parte di loro ha infatti collaborato con la giustizia, fornendo molte utili indicazioni. Sono state proprio dichiarazioni di avvicinati a permettere l'arresto di Leoluca Bagarella, grazie alle informazioni fornite dal suo autista Antonio Calvaruso, e Giovanni Brusca, scoperto da rivelazioni provenienti dal faccendiere Tullio Cannella.

Si vede bene la strategia opposta nel caso delle famiglie mafiose Spatola-Inzerillo-
Gambino-Di Maggio che, nel giro di un paio di generazioni, si sono fuse in un unico gruppo in cui i matrimoni incrociati, anche tra cugini di primo grado, sono favoriti per creare una maggior coesività interna.

Si crea una sorta di economia chiusa mafiosa, in cui le imprese mafiose dei Lo Piccolo, Inzerillo, Sansone, Marcianò, Badagliacca, Parisi, Cancemi, cooperano all'interesse familiare. I membri familiari delle famiglie che sono in politica danno appalti alle aziende di riferimento. Le aziende prendono materiali da cave di proprietà di altri membri, i macchinari sono solitamente prestati tra di loro. Spesso si creano anche giri di denaro, prestati a tassi molto bassi o addirittura senza interesse.

A fianco di questa struttura chiusa, si crea anche una rete di rapporti esterni in relazione ai bisogni strumentali delle famiglie. Da notare che nelle famiglie mafiose si trovano elementi di ogni ceto e classe sociale, nell'ambito delle professioni sono ben rappresentati soprattutto medici e avvocati. Antonino Cinà, medico, é considerato il principale consigliori di Antonino Rotolo; Giuseppe Guttadauro, medico, era a capo della famiglia di Brancaccio e nel salotto di casa, dov'era agli arresti domiciliari, incontrava elementi della borghesia cittadina con cui discuteva di politiche a livello regionale e nazionale.

Fonte: SOS Impresa

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