Gotha: Cinesi evasori

Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulla fiscalità mafiosa.

Cinesi evasori

I piccoli commercianti cinesi della zona di corso Calatafimi subivano continui danneggiamenti senza capirne il motivo. Era un problema culturale, i danneggiamenti erano un messaggio della famiglia di Pagliarelli che avrebbe dovuto dire a loro che si sarebbero dovuti rivolgere a qualcuno per ottenere protezione, in cambio del pagamento del pizzo.

Giovanni Nicchi, in una intercettazione con Antonino Rotolo dell'ottobre 2005, mostra di pensare che si tratti di una prova di forza, e dice di voler alzare il livello dello scontro: "da giovedì prossimo in tutta Palermo, gli facciamo danno ai cinesi" dato che i precedenti tentativi di intimidazione "con i flex, si tagliano tutte cose ... gli abbiamo tagliato tutti i teloni" si sono risolti in nulla "arrivano questi con i camion, scaricano tutte cose, a ventiquattro ore hanno aperto un negozio completo!". Vuole passare alle maniere forti: "Ora fuoco".

Rotolo invita a mantenere un profilo basso, non é tempo di una azione eclatante, e allora Nicchi, come prima cosa, pensa ad un'altro classico segnale che cosa nostra manda ai commercianti "inadempienti", il blocco delle serrature con la colla, ma esteso a tutti i negozi della zona: "giovedì notte, in tutta Palermo, il corso Dei Mille, tutti! Mettiamo l'attack, in tutti, in tutti i negozi che ci sono! Giovedì notte!"

Viene da chiedersi quanto reddito possa portare a cosa nostra il teglieggiamento di piccoli commercianti cinesi, e come mai il loro mancato pagamento sia considerato un problema così grosso da essere discusso tra Nicchi e Rotolo. Ma é la strategia di cosa nostra, attuata dal 1993, abbandonando il modello utilizzato nel decennio precendente, dove a pagare le estorsioni erano solo pochi soggetti che pagavano cifre molto consistenti. Dopo le stragi del 1992 era diventato un modello rischioso, le vittime, se sottoposte a prelievi eccessivi, potevano ribellarsi, chiedere l'intevento delle forze dell'ordine e creare perciò un problema a cosa nostra, invece che un reddito.

Si preferisce quindi la "tassazione a tappeto" che chiede di pagare poco, ma di pagare tutti. In questo nuovo modello non ci si può permettere che qualcuno non paghi, dando un "cattivo esempio".

Si inizia chiedendo un contributo limitato, in modo da non spingere la vittima a denunciare il reato, spesso questi pensa che il basso costo valga la pena di evitare le ritorsioni dei mafiosi. Alcuni pensano anche pure di poter trarre un utile dalla contiguità mafiosa.

I soldi così raccolti servono per mantenere le famiglie dei mafiosi in carcere, come ricorda Francesco Bonura a Calogero Mannino: "vorrei racimolare altri cinquecento euro ... allora, cinquecento alla SEAT, cinquecento lì e sono mille euro al mese e già due persone possono campare".

Tutti devono pagare, perché questo modello funzioni. Francesco Bonura ne parla con Vincenzo Marcianò, a fine marzo 2005, citando uno scambio che aveva avuto con Agostino Badagliacca di Porta Nuova: "ho detto a quell'Agostino 'lasciali stare i pesci piccoli, cerchiamo di seguire se c'è ... un gamberone, un'aragosta ... dico, se c'è qualche sarda, qualche cosa ... lasciamola andare'", ma il Badagliacca gli aveva spiegato: "io butto le lenze e prendo tutti i pesci. Tutti i pesci io devo prendere".

Fonte: SOS Impresa

Nessun commento:

Posta un commento