Gotha: economia mafiosa e giustizia penale

Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra è noto col nome di Gotha, e si è concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sull'economia mafiosa e la giustizia penale.

L'oro del boss

Cosa nostra ha interessi anche nel mercato clandestino dei gioielli, sotto la regia del poliedrico Antonino Rotolo, che ha come referente nel campo Raffaele Sasso. Il Sasso, nipote del mafioso Settimo Mineo, non risulta affiliato a cosa nostra ma gode della approvazione del Rotolo, che confida a Bonura: "era un ragazzo al di fuori di tutto... questo ragazzo io me lo sono messo vicino" e gli ha intestato una gioielleria in corso Calatafimi a Palermo. Nel negozio lavora Antonietta Sansone, moglie del Rotolo. Sasso mette il nome e la sua esperienza nel ramo, ma i soldi vengono da e arrivano a Rotolo.

Questa diversificazione degli interessi mafiosi non è un caso isolato, è al contrario una precisa direttiva di Bernardo Provenzano che indica la strategia della sommersione agli affiliati. Nicola Mandalà ad esempio promuove la costruzione di uno shopping center da 200 milioni di euro a Villabate. Una società di Roma si doveva far carico della esecuzione del progetto, coinvolgendo marchi come Auchan e Warner, la famiglia di Villabate si occuperanno della effettiva gestine del centro commerciale.

Lo schermo dei prestanome

Antonino Rotolo, e tutta la sua famiglia, non dichiarano redditi. Ufficialmente tutto passa tramite una rete di prestanome. Il Rotolo passa a Rosario Inzerillo di milioni di euro conferiti a Francesco Pecora e sottolinea "attenzione, no soldi suoi, soldi miei". E, come dice a Carmelo Cancemi, sempre parlando del Pecora: "oltre a fargli prendere tutti i lavori
gli ho dato pure un miliardo in mano ... però un miliardo in mano quando un miliardo erano dieci miliardi di ora
".

Altri prestanome del Rotolo sono stati identificati in Giuseppe Perrone, nel ragioniere Salvatore Fiumefreddo, e Vincenzo Marchese, a cui Rotolo aveva tranquillamente affidato mezzo milione di euro da investire in borsa.

Rotolo spiega al Cancemi che anche i fratelli Angelo Rosario e Pietro Parisi sono semplici prestanome.

Carmelo e Giovanni Cancemi sono invece affiliati alla mafia, a cui il Rotolo si appoggia sia per questioni economiche sia per questioni interne alla gestione di cosa nostra, come la comunicazione con altri mafiosi latitanti, l'occultamento di armi, la logistica relativa a riunioni tra affiliati.

Francesco Bonura si sente di dover avvisare il Rotolo che corre il rischio di avvantaggiare in modo eccessivo i Cancemi: "dovunque c'è Cancemi, dovunque c'è Cancemi, dico, state attenti perché lo bruciate secondo me".

Fonte: SOS Impresa

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