Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra è noto col nome di Gotha, e si è concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte dedicata al mandamento di Porta Nuova.
La ristrutturazione del mandamento di Porta Nuova è avvenuta sotto la regia occulta di Antonino Rotolo, seguendo il copione già sperimentato da Salvatore Totò Riina all'inizio degli anni ottanta.
Lo confermano numerose conversazioni intercettate nel 2005, evidenziando come la ristrutturazione sia avvenuta scavalcando le regole formali di cosa nostra che prevedono il rispetto di principi gerarchici e di anzianità. Scopo principale della manovra era evitare che la dirigenza del mandamento di consolidasse nelle mani di Giovanni Lipari, detto 'u viecchiu, 'u tignusu, 'u varvieri.
Il Rotolo, appoggiandosi operativamente a Giovanni Nicchi, ha operato sia prima della morte di Agostino Badalamenti sia dopo l'arresto di Nicolò Nicola Ingarao per imporre una persona a lui gradita alla reggenza del mandamento.
Riscontri sono stati forniti anche da Francesco Famoso e Emanuele Andronico, il primo già elemento della famiglia di Porta Nuova, il secondo di Palermo Centro e ora collaboratori di giustizia.
Altri personaggi che sono risultati particolarmente attivi nella gestione del mandamento sono Gerlando 'u paccarè Alberti, della famiglia di Porta Nuova; Nicola 'u ricciu Milano, indicato da numerosi collaboratori (tra cui Tommaso Buscetta, Salvatore Cancemi e Gaspare Mutolo) come affiliato a Porta Nuova; il di lui figlio Nunzio Milano e il nipote Nicolò Milano.
La prima parte dell'azione permette di insediare Nicola Ingarao alla reggenza, ma il suo arresto nell'ottobre 2005 riapre la questione.
Una conversazione del 21 ottobre 2005 tra Rotolo e Nicchi riporta il punto della situazione. Inoltre in essa il Nicchi ricorda come siano stati nominati tre capofamiglia: Salvatore Pispicia per Palermo Centro; Angelo Monti, cognato di Nicolò Ingarao per il Borgo; Salvatore Mussolini Gioeli a Porta Nuova.
Emanuele Vittorio Lipari, nipote di Giovanni Lipari, avanza delle perplessità sul fatto che vengano dati posti di prestigio a personaggi relativamente giovani, compreso il Nicchi che ha il delicato ruolo di referente per l'esterno.
Fonte: SOS Impresa
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