Anche la stidda vuole fare affari in nord Italia. Il problema é che per fare affari bisogna avere soldi, e la stidda é un po' la cenerentola delle mafie italiane, non ha i legami con le altre mafie mondiali che assicurano il flusso di cassa costante e sostanzioso che richiedono questa impostazione del business malavitoso.
Vincenzo Pistritto, 41 anni, boss di spicco della stidda gelese, pensava di aver trovato il modo di superare l'impasse, pensando di finanziarsi con rapine - a gioiellerie e portavalori - e rapimenti, e se le rapine non sono certo una novità, il ritorno alla pratica dei rapimenti desta una certa sorpresa. Pare inoltre che cercasse di stabilire una connessione con uomini legati alla SCU barese come risulta da una intercettazione ambientale pubblicata dalla gazzetta del mezzogiorno.
L'Operazione Caiman - il nome é stato dato in relazione al fatto che gli stiddari arrestati pensavano di investire i soldi ottenuti da rapine e sequestri in attività para-legali e godersi i guadagni alle isole Cayman - li ha bloccati prima che mettessero in atto il primo rapimento che avevano in programma, ai danni di Giovanni Cartia, residente della Banca Agricola Popolare di Ragusa, e considerato tra le persone più facoltose di Sicilia. Pare che fosse allo studio un secondo colpo, e la vittima predestinata fosse Vincenzo Cavallaro, noto imprenditore gelese.
A Calogero La Mantia, originario della provincia di Caltanissetta, già arrestato negli anni settanta in quanto identificato come brigatista rosso attivo nel milanese e, scontata la pena, rientrato in Sicilia, stabilendosi a Gela, pare fosse stato assegnato il ruolo di armiere del gruppo, mettendo inoltre a disposizione la sua esperienza per la raccolta di informazioni e la preparazione del rapimento.
Altri arrestati sono:
Emanuele Walter Scicolone, 56 anni
Angelo Bruno Greco, di 43 anni
Carmelo Di Pietro, 28 anni
Gaetano Graziano Russello, 27 anni
Salvatore Ganci, 26 anni
Gianluca Scollo, 23 anni
Fonti: ansa, agi, repubblica, notiziario italiano
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