Ricordando Giovanni Falcone

Dall'intervista di Mario Cagnetta (corriere canadese) a Giuseppe Di Lello:

"Non c’è dubbio che, prima di Chinnici e Falcone, si aveva l’idea della Mafia come di un qualcosa di impenetrabile. ... Il metodo Falcone ha cambiato tutto. Giovanni aveva capito che i mafiosi lasciavano tracce ovunque: nelle banche, negli aeroporti, negli alberghi. Da qui sono nate le ricerche per ricollegare i vari traffici alle connessioni bancarie internazionali. Si partiva dal contrabbando di tabacchi per arrivare all’importazione di morfina base, per arrivare alla produzione di eroina con transazioni che venivano effettuate in Svizzera. C’era tutto un lavoro di tracciabilità meticoloso che è stato possibile grazie all’affidabilità di cui godeva Falcone a livello internazionale"

"Lo Stato si è sempre svegliato quando sul piano internazionale non poteva fare finta di niente e ignorare quanto stava accadendo. Basti pensare all’omicidio di Pio La Torre, del generale Dalla Chiesa e di Piersanti Mattarella. Dopo quelle morti, nacque una legislazione che ci aiutò molto: pensiamo alla legge sui pentiti e all’appoggio che Paesi come gli Stati Uniti ci diedero per nascondere i pentiti a casa loro."

"... Ai tempi del pool, rimanevamo molto perplessi di fronte a degli annullamenti frutto di formalismi spesso sbagliati. Il ritorno di Carnevale in Cassazione è, non dico una sconfitta per lo Stato, ma il segno che lo Stato si adegua senza mostrare una capacità di decidere da che parte stare."

"La mafia ha combattuto sempre su molti fronti. ... Diciamo che la mafia dall’interno combatteva per vedere chi era il più forte, ma all’esterno era unita per cercare di eliminare i suoi nemici istituzionali. L’omicidio di Lima non era altro che un segnale rivolto ai politici affinché rispettassero i patti in virtù di alleanze fatte precedentemente. Con la morte di Falcone, invece, si voleva eliminare il nemico di sempre"

"La mafia ha sempre prosperato sulla deregulation. E questo rilassamento nei confronti del riciclaggio, dell’abusivismo, delle pubbliche amministrazioni colluse con la mafia e di una parte dell’imprenditoria che preferisce fare affari e accettare mediazioni, non contrasta la lotta."

"Quello di Borsellino è un omicidio anomalo. Mi attengo ai fatti e dico che, come al solito la cassaforte di Dalla Chiesa è stata trovata vuota, l’agenda di Borsellino è scomparsa, il covo di Riina non è stato perquisito. Sono tutti fenomeni che ci danno un’idea che qualche potere esterno non abbia mai voluto andare fino in fondo con la mafia. Forse per evitare collegamenti troppo scottanti. E forse per questo motivo, si proteggono ora e si sono protetti prima."

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