Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sugli omicidi di Pietro e Antonino Inzerillo.
L'11 gennaio 2005 si preparava l'arrivo di Rosario Sarino Inzerillo in Italia. Francesco Franco Bonura, Vincenzo Enzo Marcianò e Calogero Caluzzu Mannino sono intercettati mentre parlano di questo fatto e della possibile prossima scarcerazione di Masino, ovvero Tommaso Inzerillo, sottocapo della famiglia di Uditore, cugino di primo grado di Totuccio Inzerillo, di Sarino e di Franco 'u truttaturi, fratello di Francesco, Franco 'u nivuru, in effetti, che venne in effetti scarcerato da Pagliarelli il 5 ottobre 2005.
Il Bonura dice: "Masino ora me lo metto a fianco, attenzione, te lo dico io il perché, l’abbiamo garantito, ci siamo stati vicini, se lui... se io me lo metto accanto... ma accanto in che senso, gli leviamo un po’ di spazio... perché questo è servito per una causa giusta..."
Il Mannino gli fa notare che Nino Rotolo si sarebbe opposto, ma Bonura dice che "no, Nino per lui non può dire no, come nessuno ..." perchè "il discorso resta in famiglia". Inoltre Masino "ha fatto un azione che solo lui l'ha potuta fare".
Dunque Masino, pur essendo un Inzerillo era da considerarsi vicino ai corleonesi per qualcosa che aveva compiuto ai tempi della guerra di mafia. Nino Rotolo, nonostante ciò, diffidava di lui.
I tre vengono nuovamente intercettati il 26 maggio successivo e Mannino sottolinea nuovamente che "Nino ce l’ha con Masino".
Il 30 agosto vengono interecettati Antonino Nino Rotolo e Antonino Cinà. Si parla di Masino, e Rotolo dice "Gli fece la base al fratello di Totuccio, per salvarsi lui, perciò vedi che uomo, ah", "in America... gli hanno fatto fare il cambio" ovvero, é passato dalla parte dei corleonesi. Rotolo accenna a Pietro Inzerillo e Cinà chiosa: "quello che hanno trovato nel bagagliaio".
Il 21 aprile 2006 in una conversazione con Giuseppe Sansone il Rotolo dice: "Avantieri è venuto Franco Bonura e mi ha detto che per Natale doveva scendere Francuzzu, io sono saltato in aria e gli ho detto: 'minchia è una camurria!' [...] Gli ho detto 'Franco ma che dobbiamo fare? Deve andare a finire che gli devo far tirare una revolverata e la finiamo?' [... ] nell’occasione ha preso e mi ha infilato il discorso di Masino. Dice 'lo sai ora deve uscire Masino [...]' 'Da me!? Perché tu non lo sai cosa si deve fare con Masino? A Masino [...] Dice 'no [...] perché ce ne andiamo tutti in galera!' 'Perché ce ne dobbiamo andare tutti in galera? E poi, vedi che preferisco andarmene in galera e non nella cassa! Poi, se tu te ne vuoi andare nella cassa io non sono d’accordo con te!' [...] Gli ho detto: 's'è venduto il suo sangue e a noi... e tu pensi che ha riguardi per noi? Questo, gli ho detto, è un cane!'"; e poi chiarisce ancor meglio: "poi c’è un’altra cosa: ma a questo ce ne possiamo avere fiducia? Ha preso il fratello di suo padre, glielo ha portato e glielo ha fatto affogare e a suo cugino gli ha sparato lui... fiducia ne possiamo avere?"
Il 9 agosto 2005 si parla tra il Rotolo e il Bonura della posizione di Filippo Casamento. Il Bonura dice che "Il Casamento so che è a posto [...] perché ha fatto una cornutiata [...]", "per poi mangiarcelo però", controbatte il Rotolo. Ovvero il Casamento sarebbe da considerare passato ai corleonesi in quanto avrebbe fatto un servizio a loro, ma Rotolo dice che il fatto non sarebbe bastato a "ripulirlo" e andava eliminato lo stesso. "Totò Riina", continua il Rotolo, "in camera caritatis si diceva proprio questo: 'dove deve andare? Appena viene ce lo mangiamo, con la mattinata facciamo colazione, chi ci deve avere fiducia a questo?"
Il Bonura insiste sul fatto che il Casamento avrebbe pagato consegnando altri ai corleonesi: "Ma si è salvato perché gli ha portato il mangi... in pasto ai porci", ma Rotolo ribadisce: "E allora cosa sto dicendo... allora cosa sto dicendo? Si è salvato a condizione che o tu o io!!" Dunque comunque non sarebbe affidabile.
L'attendibilità delle dichiarazioni intercettate sul ruolo del Casamento e di Masino Inzerillo sarebbero proporzionali al calibro di chi le fa. Rotolo e Bonura sono considerati esponenti di primo piano dei corleonesi.
In particolare, il Bonura era, insieme al cognato Salvatore Buscemi uno degli affiliati al mandamento di Boccadifalco – Passo di Rigano, a capo del quale era Salvatore Inzerillo, che passarono ai corleonesi tradendo i Bontate-Inzerillo e vennero premiati da Riina, il Buscemi diventando capomandamento al posto di Salvatore Inzerillo, e il Bonura diventando capofamiglia di Uditore al posto di Giuseppe Inzerillo. Questo spiega forse perchè per il Bonura il tradimento di Casamento andasse considerato come prova di fedeltà ai corleonesi.
Il tutto poi si incastra bene con le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, come questa di Gaspare Mutolo, resa nel 1992:
"Cosa nostra di Palermo ha sempre avuto un ruolo centrale e sovraordinato rispetto a tutte le altre provincie della Sicilia ed anche rispetto a cosa nostra americana.
[...] dopo l'omicidio di Stefano Bontate e di Totuccio Inzerillo, gli esponenti di cosa costra americana si preoccuparono di chiedere a cosa nostra di Palermo delle direttive a cui attenersi.
[...] Dopo l'omicidio di Inzerillo, John Gambino venne a Palermo e, accompagnato da Rosario Naimo, uomo d’onore della famiglia di Cardillo che però viveva negli USA, si presentò a Rosario Riccobono [...].
Il Gambino riferì, appunto, di essere stato inviato da Paul Castellano, allora capo della sua famiglia, perché il Castellano era preoccupato e desiderava delle direttive.
Allora il Riccobono, accompagnato da me personalmente, si recò alla Favarella per riferire questa richiesta a Michele Greco.
Questi disse a Saro di attendere un giorno e di ritornare l'indomani. Nel frattempo, poiché Gambino aveva chiesto al Riccobono se si poteva fare qualcosa almeno per salvare la vita al vecchio padre di Totuccio Inzerillo, Giuseppe, il Riccobono prese l'iniziativa di telefonare negli USA allo stesso Giuseppe Inzerillo, utilizzando un numero datogli dal Gambino.
[...] A Giuseppe Inzerillo il Riccobono chiese notizie su Tommaso Buscetta [...]. Il senso della richiesta era che, se Giuseppe Inzerillo avesse fornito queste informazioni, agevolando così la ricerca di Masino, avrebbe dimostrato buona volontà ed avrebbe potuto salvare se stesso ed i suoi figli.
Nel corso di questa telefonata, Giuseppe Inzerillo confermò che si incontrava talvolta con Masino, ma soggiunse che negli ultimi tempi quest'ultimo era diventato guardingo e non si faceva più vedere.
L'indomani sera, il Riccobono e Totuccio Micalizzi ritornarono alla Favarella e lì ebbero le direttive da trasmettere a John Gambino. L'ordine era di uccidere tutti gli 'scappati', cioè tutti coloro che si erano rifugiati negli USA, essendo già seguaci di Bontate e di Inzerillo.
Questa direttiva fu rispettata anche negli USA, tant'è che furono lì uccisi Pietro Inzerillo, fratello di Totuccio, ed inoltre uno zio o un cugino di quest'ultimo, che era lì capo-decina, oltre ad altre persone colà residenti"
Questa invece é parte di una dichiarazione resa da Calogero Ganci nel luglio 1996:
"... quando un uomo d’onore decide di emigrare - lo stesso si fornisce di una 'lettera di passaggio', cioè una vera e propria lettera di presentazione, scritta, che viene inviata dal capo famiglia siciliano a quello americano. Tra gli uomini d’onore americani ricordo di avere conosciuto tale Saro Naimo, che venne nel 1982-83 in Sicilia. Ricordo che vi fu un incontro in contrada Inserra [...]. Il Naimo ci informò che i parenti dell'Inzerillo - dopo che questi era stato ucciso - si erano trasferiti in America, e ci chiese cosa doveva fare nei loro riguardi. In quel caso erano presenti Salvatore Riina, Giacomo Giuseppe Gambino, Antonino Madonia, Gaetano Carollo, mio padre Raffaele Ganci, Giuseppe Buffa, Mariano Tullio Troia, ed io stesso. La decisione fu di chiedere agli americani di sopprimere i parenti dell'Inzerillo."
Fonte: SOS Impresa
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