Giovanni Inzerillo é figlio di Salvatore Totuccio, che era capo mandamento della famiglia di Passo di Rigano-Boccadifalco e componente della commissione quando venne ucciso nell'81 durante la guerra di mafia.
Contatti tra Giovanni, suo cugino Giuseppe, ed esponenti mafiosi sono già stati evidenziati dai procedimenti penali Grande Mandamento e Gotha. Inoltre Giovanni era in affari con il cugino Alessandro Mannino, arrestato nell'operazione Gotha in quanto appartenente alla famiglia di Passo di Rigano.
Viene considerato un elemento di prova per l'associazione mafiosa di Giovanni Inzerillo la sua partecipazione alla riunione di esponenti di cosa nostra tenuta l'11 agosto 2003 nella pizzeria Al vecchio mulino, in località Torretta, in un giorno di chiusura al pubblico.
Venivano identificati tra i partecipanti i seguenti appartenenti alla famiglia di Carini: Vincenzo Pipitone, Antonio Pipitone, Angelo Conigliaro, Giuseppe Lo Duca, Giuseppe Passalacqua, Gaspare Pulizzi e Antonino Di Maggio.
Si sottolinea che il Pulizzi é stato poi arrestato nel novembre 2007 insieme a Salvatore Lo Piccolo, Sandro Lo Piccolo e Andrea Adamo.
Tra gli altri partecipanti identificati si indicano:
- Salvatore Plauzio, noto per precendenti di danneggiamento e reati contro la persona;
- Matteo Inzerillo, indicato da Gaspare Mutolo come affiliato alla famiglia di Passo di Rigano. Arrestato nel 1988 durante operazione Iron Tower in quanto gravemente indiziato di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti;
- Alessandro Mannino: indicato come uomo d'onore della famiglia di Passo di Rigano;
- Giovanni Mannino, fratello di Alessandro, ha precedenti per traffico di sostanze stupefacenti;
- Antonino Lombardo, indicato come uomo d'onore della famiglia di Montelepre, ha precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso ed omicidio. Coinvolto nell'operazione Acquario 2, condannato a sei anni e sei mesi di reclusione, è stato scarcerato nel luglio 2002.
- Antonino Pipitone, figlio di Angelo Pipitone, noto mafioso di Carini, oltre ad essere nipote di Giovan Battista e di Vincenzo Pipitone, e anche di Antonino Di Maggio;
- Filippo Di Maggio, più volte notato in compagnia di noti mafiosi, è nipote di Mattea Mannino, cugina diretta di Salvatore Lo Piccolo;
- Giacomo Raccuglia, fratello di Rosario, non è certa la sua presenza alla riunione, risulta vicino a Giovanni Angelo Mannino che é stato arresto nell'operazione Iron Tower;
- Francesco Franco 'u nivuru Inzerillo, più volte indagato e condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e pe affiliazione a cosa nostra, cugino di Salvatore Totuccio Inzerillo, ritenuto uomo d'onore della famiglia di Passo di Rigano;
- Ferdinando Gallina, allevatore.
Oggetto della riunione é stato la pace imposta da Salvatore Lo Piccolo a riguardo di screzi tra le famiglie di Carini e Torretta, nati da furti di bestiame e una disputa tra i Pipitone e i Gallina. La presenza di elementi della famiglia di Passo di Rigano é dovuta al fatto che la famiglia di Torretta é parte di quel mandamento e che Vincenzo Brusca é personalmente legato a Francesco Inzerillo, essendone il compare. Non é stata chiarita la ragione della presenza di elementi della famiglia di Montelepre, se non per gli ottimi rapporti con la famiglia di Carini.
É chiaro comunque che tutte le famiglie presenti sono vicine al Lo Piccolo che:
- era reggente del mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale, a cui appartiene anche la famiglia di Carini;
- é originario di Torretta, e manterrebbe rapporti profondi con la locale famiglia;
- si era appoggiato per un periodo nel 1999 alla famiglia di Passo di Rigano per la sua latitanza.
Dunque la presenza di Giovanni Inzerillo viene assunta dagli investigatori come prova della sua associazione a cosa nostra e della sua vicinanza al Lo Piccolo.
Il Rotolo non é molto contento di questa situazione e infatti viene intercettato mentre parla di questo avvicinamento degli Inzerillo ai Lo Piccolo in modo piuttosto preoccupato: "noialtri non è che possiamo dormire a sonno pieno perché nel momento che noi ci addormentiamo a sonno pieno può essere pure che non ci risvegliamo più"
Rotolo non gradisce molto neanche che Vincenzo Marcianò, capomandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, non sia sulle sue posizioni, ma deve accettare il suo comportamento in quanto appartenente ad una famiglia influente: "se questo non fosse stato un Marcianò il discorso sarebbe stato diverso [...] io lo considero scemo, non gliene posso... perché se lo considero scaltro ..."
Giuseppe Sansone lamenta che sono stati proprio loro a proporlo come capomandamento: "Noi altri abbiamo deciso questa cosa perché pensavamo che era.. quanto di meglio, diciamo, in quella piazza c’era, mi sono spiegato? Però non pensando che purtroppo è uscita fuori quella vena truffaldina che purtroppo ha dentro, lui è un truffaldino."
Il Rotolo esprimeva le sue preoccupazioni nei confronti degli Inzerillo anche ad altri, come ad esempio nel corso di una conversazione con Michele Olivieri di Pagliarelli, intercettata nel settembre 2005: "...perché, Michè, non è che ci possiamo scordare... perché se questi prendono campo ci scippano le teste a tutti"
In particolare il Rotolo mostrava di temere Giuseppe Inzerillo, unico figlio maschio del Santo Inzerillo morto per lupara bianca nell'81, che in effetti era stato segnalato per le sue frequentazioni di elementi della famiglia di Passo di Rigano, come Alessandro Mannino, Giovanni Sirchia, e Tommaso Cipriano. Altre volte era stato notato in compagnia di Matteo La Barbera, nipote di Michelangelo La Barbera; ed era stato anche segnalato insieme a Giovanni Sirchia, Giuseppe Spatola e Giovanni Massa.
Fonte: SOS Impresa
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