Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sui contrasti in cosa nostra sul rientro degli Inzerillo.
La commissione provinciale aveva sancito negli anni ottanta il divieto di permanenza sul territorio italiano per la famiglia Inzerillo, ma alcuni esponenti di questa famiglia collaborarono coi corleonesi durante la seconda guerra di mafia, permettendo in questo modo l'eliminazione di altri esponenti dello schieramento perdente. Inoltre la misura stessa era interpretata con una certa elasticità, lasciando modo agli Inzerillo di tornare talvolta in Italia, secondo misure determinate caso per caso. A Francesco Franco 'u truttaturi Inzerillo, ad esempio, venne permesso il rientro in quanto espulso dagli Stati Uniti per tre anni, mantenendo una certa flessibilità anche dopo la fine di questo periodo.
Al contrario il rientro di Rosario Sarino Inzerillo a fine 2004 fu più problematico. I suoi tre fratelli, Totuccio, Santo e Pietro, erano stati uccisi nel giro di poco più di sei mesi nella guerra di mafia.
Il timore di vendette associato al riconoscimento delle potenzialità degli Inzerillo, soprattutto del trentenne Giuseppe Inzerillo, figlio di Santo, fece dichiarare l'opposizione al rientro a Antonino Rotolo. D'altra opinione Salvatore Lo Piccolo, Vincenzo Brusca, capo della Torretta, e altri che si sentivano più legati alle famiglie della cosa nostra americana.
Vincenzo Marcianò ha detto a Francesco Bonura che il Brusca aveva scritto direttamente a Provenzano, mentre il Lo Piccolo aveva chiesto a lui chiedendogli di insistere con Bonura e Provenzano per dichiararsi a favore del rientro degli Inzerillo scappati. Lo Piccolo avrebbe detto di non voler perdere la faccia con i suoi contatti americani, lasciando intendere che aveva già speso il suo nome per la vicenda.
Bernardo Provenzano si manteneva su una posizione intermedia, dimostrandosi possibilista ma senza fare in realtà una scelta. Lo scopo del Provenzano sarebbe stato quello di evitare di portare la situazione alla rottura, causando forse una nuova guerra di mafia.
Interessante documento una lettera di Provenzano in cui chiede informazioni sulla vicenda, sembrando possibilista, ma mantenendo un certo distacco.
In una lettere successiva il Provenzano prende atto dell'ostilità del Rotolo (NN.RO.) e invita alla cautela.
Il Lo Piccolo arriva a proporre l'arruolamento degli Inzerillo, con lo scopo di portare nuova linfa nella cosa nostra siciliana, colpita pesantemente dalle indagini di polizia "Siamo arrivati al punto che siamo quasi tutti rovinati, e i pentiti che ci hanno consumato girano indisturbati. Purtroppo ci troviamo in una situazione triste e non sappiamo come nasconderci"
Dopo l'arresto di Provenzano il Lo Piccolo scrive questo pizzino, che ritiene così importante da meritarsi la notazione "da conservare", come promemoria della situazione, rimarcando la posizione negativa di Rotolo e sostenendo che Provenzano fosse dalla sua parte.
I viaggi in America vanno interpretati nell'ottica di una trattativa, dove Nicola Mandalà rappresentava Provenzano, Giovanni Nicchi il Rotolo, nei contatti con Pietro Inzerillo, nipote di Francesco 'u nivuru e Tommaso Inzerillo, e suo cognato Frank Calì dei Gambino. Il Lo Piccolo, vicino alle famiglie di Torretta, di Passo di Rigano e di Carini, risultava naturalmente vicino agli interessi della cosa nostra americana.
La avversione del Rotolo agli Inzerillo é giustificata dal pericolo di uno sbilanciamento degli equilibri a favore dei Lo Piccolo. Inoltre temeva una possibile vendetta, come disse, intercettato, a Michele Oliveri: "Michè, non è che ci possiamo scordare... perché se questi prendono campo ci scippano le teste a tutti".
Gli Inzerillo sentono questa tensione, a cui si somma quella degli organi di polizia, e decidono probabilmente di cambiare le loro strategie. Come disse Francesco 'u truttaturi Inzerillo ai nipoti Gianni e Pino: "qua c'é solo d'andare via.. e basta.. se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare per dieci volte", "qua futuro non ce n'é, mi dispiace è una bella terra, futuro non ce n’è", "se tu vuoi un po' di pace, te ne devi andare fuori, non dalla Sicilia, ma dall'Italia, se bastasse solo la Sicilia, te ne andresti al nord, va bene apposto.. appena però tu ti metti in contatto con una telefonata, pure con tua madre o con tua sorella, o con tuo fratello, tua nipote.. già sei sempre sotto controllo, te ne devi andare proprio tu.. non più in Italia, ma da tutta l'Europa... perché ormai è tutta una catena e catinella.. te ne devi andare in sud America.. centro America.. Stati Uniti.. come lo vuoi chiamare centro America.. e basta.." .
Segue un riferimento su quanto la normativa che permette la confisca di bene ai mafiosi sia un provvedimento che funzioni molto bene: "anche se hai ottant'anni, se ti devono confiscare le cose lo fanno... solo perché magari sei amico di.. perché conoscente di... quindi la migliore cosa e quella d'andarsene... basta essere incriminato per l’art.416 bis, automaticamente scatta il sequestro dei beni... cosa più brutta della confisca dei beni non c’è"
Fonte: SOS Impresa
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