Iscaro-Saburo: omicidio Michele Tarantino

Dalla sentenza del procedimento penale contro Andrea Barbarino e altri 23, comunemente noto come processo Iscaro-Saburo, che si é concluso con l'udienza del 7 marzo 2009 presso la corte di assise di Foggia.

L'omicidio di Michele Tarantino contestato a Costantino Folla, Gennaro Giovanditto e Franco Li Bergolis.

Michele Tarantino è stato ucciso il 30 marzo del 2001 a San Nicandro Garganico con numerosi colpi di arma da fuoco. Secondo l'accusa responsabili del fatto sarebbero stati Costantino Smarzoccl Folla, Gennaro Giovanditto, Franco Li Bergolis e Michele Santoro.

Il Folla avrebbe attirato la vittima fuori dalla sala giochi in cui si trovava, gli altri avrebbero materialmente eseguito ed organizzato il reato.

Le modalità dell'esecuzione facevano indirizzare le indagini verso i "montanari", un'altra possibilità era quella della vendetta in relazione alla faida tra i Tarantino e i Ciavarrella.

Nonostante che il fatto fosse avvenuto nel centro abitato e che gli esecutori abbiano agito prendendosi il loro tempo, ricaricando i fucili per colpire con molteplici colpi la vittima, non si individuavano testimoni oculari.

Nemmeno Giovanni Vocino, che rimaneva ferito nell'agguato, portava alcun elemento utile all'indagine e viene considerato reticente.

Le indagini portarono a far ritenere che la vittima partecipasse ad un traffico di stupefacenti assieme allo zio Carmine (ucciso in modo analogo nel dicembre 2002) e Giovanni (ucciso nel marzo 2002). Dichiarazioni di Michele Di Monte, cugino della vittima, anch'egli ucciso mentre era in corso il dibattimento in oggetto, portavano a indirizzare l'attenzione degli investigatori verso Gennaro Giovanditto, in quanto ci sarebbero stati alterchi tra i due.

Al fine dell'interpretazione delle intercettazioni si fa notare come i Tarantino erano chiamati correntemente vuccucedd.

Secondo la madre della vittima il Folla, amico della vittima che lei non ritiene responsabile del fatto, le avrebbe detto che aveva chiamato il Tarantino fuori dalla sala giochi perché i due volevano partecipare a un convegno su animali. Lo aveva lasciato per allontanarsi in macchina assieme al padre, Pierino, e a tale Pasquale 'u ricchione. Inoltre, la madre dichiarava di aver saputo dal figlio della disputa tra lui e Jennaro scalfone, ovvero il Giovanditto, pare sorta in seguito ad un furto di auto e al fatto che il Giovanditto sarebbe stato separato di fatto dalla moglie, Anna Manzo, avesse una relazione con la cognata, e accusasse la vittima di avere una relazione con sua moglie. Secondo lei, dopo la morte di suo figlio, il Giovanditto si sarebbe riappacificato con la moglie e anche con Giovanni Tarantino. Ritiene inoltre che il Giovanditto abbia eliminato anche Carmine e Luigi Tarantino.

Anna Bocale, moglie di Carmine Tarantino, riferisce di aver saputo dal marito che il Giovanditto avrebbe ucciso la vittima a causa della relazione che questi aveva avuto con Anna Manzo.

Gionatan Gravina, pur essendo presente nel locale e dichiarando di conoscere la vittima, non riporta alcun elemento utile e viene considerato reticente.

Collaboratori di giustizia

Antonio Pizzarelli conosceva la vittima sin da piccolo, in quanto vicino di casa e conoscente del padre, Giuseppe Tarantino detto l'ergastolano. Inizialmente i Tarantino erano egemonici in Sannicandro Garganico e Cagnano Varano, ma in seguito erano sorti contrasti in relazione al traffico di droga e alla gestione delle estorsioni con i Li Bergolis. Secondo lui l'omicidio sarebbe stato compiuto dal Giovanditto e da Armando e Franco Li Bergolis. La fonte di queste informazioni sarebbe Pietro Centonza, braccio destro di Matteo Ciavarrella.

Le sue dichiarazioni in questo contesto non vengono considerate credibili in quanto mancanti di riscontri e basata su voci riportate.

Secondo Rosa Lidia Di Fiore i Tarantino erano convinti che a colpire fosse stato il Giovanditto a causa della relazione della vittima con Anna Manzo. Avrebbe avuto conferma della relazione da Matteo Ciavarrella.

Le intercettazioni

In questo colloquio tra Carmine Tarantino e Antonio puciacchio Daniele parlano di quelli che sarebbero i motivi dell'omicidio:

Carmine: (...) la buon'anima di Michele stava la uagliona scocchiata con il marito e andava con la sorella (...)
Antonio: con la sorella della moglie?
Carmine: con la sorella della moglie, andava con la sorella
Antonio: sarebbe la moglie con quello che sta lui insieme
Carmine: di Giuann, di Giuann
Antonio: oh, mbè
Carmine: andava alla masseria, una battuta tirava l'altra. Alla merla è piaciuto il merlo
Antonio: eh
Carmine: hai capito, il ragazzo era pure prestante (...) eh, alla merla è piaciuto il merlo, e l'ha acchiappato dentro la casa
Antonio: lui (...) scalfone, che mò è l'ex moglie di diciamo quella (... )la moglie quella che non vive insieme
Carmine: no non stanno insieme
Antonio: ah bè
Carmine: allora automaticamente lui, lo scemo, la voleva frecare di palate, la moglie davanti a Michele
Antonio: eh mbè
Carmine: Michele, piglia l'ha fatto nuovo nuovo
Antonio: l'ha menato a lui
Carmine: ah poi l'ha menato un'altra volta, l'ha menato un'altra volta
Antonio: a scalfone, e si è difeso?
Carmine: eh no, quello non si è difeso per niente
Antonio: ha chiamato i montanari?
Carmine: ha chiamato i montanari


I Tarantino avrebbero ritenuto il Giovanditto responsabile principale del fatto e sarebbero stati pronti a vendicarsi, temendo inoltre di essere pedinati da Giuseppe De Cato, detto Peppino Campanella e indicato come uomo di fiducia del Giovanditto.

Da ulteriori intercettazioni si evince il coinvolgimento del Giovanditto, non si può dire lo stesso però per Franco Li Bergolis, per il quale non si sono trovate prove significative e inequivocabili a carico che viene assolto con formula dubitativa per non aver commesso il fatto.

Anche il Folla va assolto dal reato in esame in quanto gli indizi raccolti non sono considerati sufficienti per affermarne la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.

Fonte: Studio Legale Vaira

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