Gotha: Maurizio Di Gati

Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra é noto col nome di Gotha, e si é concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte dedicata ai collaboratori di giustizia:

Maurizio Di Gati

Il Di Gati ha fornito contributi sui gruppi mafiosi operanti nel girgentino dall'inizio degli anni novanta sino ad epoca recente.

É rimasto latitante dal gennaio del 1999, quando venne coinvolto nella seconda operazione Akragas, al novembre del 2006, quando concorda la sua consegna ai carabinieri. A quel tempo era già stato condannato con sentenza irrevocabile per la sua partecipazione a cosa nostra. É imputato nel processo Alta mafia in quanto rappresentate di cosa nostra della provincia di Agrigento, ed é imputato per estorsione aggravata in altro procedimento.

Di Gati dice di essere entrato nella famiglia di Racalbuto per vendicare la morte del fratello Diego avvenuta nel luglio del 1991 nella guerra tra cosa nostra e la stidda, prendendo contatti con Salvatore Fragapane, Giuseppe Fanfara, Vincenzo Licata e altri. La sua affiliazione formale avviene solo nel marzo 1997, quando già svolgeva compiti di rappresentante provinciale.

Nel giugno del 2001, dopo l'arresto di Giuseppe Vetro, rappresentante ufficiale della famiglia di Agrigento, arrivò l'indicazione del Di Gati a quella carica, si dice in seguito a una riunione avvenuta tra Bernardo Provenzano, Antonino Giuffrè e Benedetto Spera. Avrebbe mantenuto quella carica, nonostante le proteste di Giuseppe Falzone, fino al luglio 2002, giorno del blitz di Santa Margherita Belice in cui vennero catturati i rappresentanti dei mandamenti della provincia di Agrigento.

Molti suoi contributi sulle dinamiche interne di cosa nostra e i contatti di Bernardo Provenzano trovano riscontro nelle dichiarazioni di Antonino Giuffrè.

Le sue dichiarazioni sui rapporti con Nino Rotolo e Gianni Nicchi trovano conferme in intercettazioni e nelle dichiarazioni di Francesco Campanella e Mario Cusimano.

Le sue dichiarazioni vengono considerate generalmente e intrisecamente attendibili.

Fonte: SOS Impresa

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