L'operazione Leonina Societas riporta alla ribalta il nome di Daniele Emmanuello, morto nel corso di tentativo di arresto nell'ottobre 2007, quando aveva 43 anni. Era ricercato dal 1996 per associazione mafiosa, traffico di droga e omicidi ed era nella lista dei dieci ricercati più pericolosi del ministero degli Interni.
Era entrato in latitanza dopo la cattura dei reggenti della famiglia gelese, e con i fratelli Nunzio, Davide e Alessandro aveva costituito uno dei clan più potenti e organizzati della Sicilia sud-orientale, in relazione con i principali capimafia catanesi e palermitani. Era considerato molto vicino a Giuseppe Piddu Madonia.
Suo zio Angelo Furmiculuni era a capo della famiglia di Gela e fu uno tra le prime vittime della guerra tra stidda e cosa nostra. Gli Emmanuello lasciarono la Sicilia sul finire del 1990 fino al 1992 quando, dopo 120 morti, si arrivò ad una tregua.
L'arresto di Madonia e la cattura dei vertici della stidda causarono una rottura degli equilibri che portarono ad una nuova guerra, questa volta interna a cosa nostra, tra gli Emmanuello e i Rinzivillo, in precedenza alleati.
Nel 1996 l'Emmanuello, considerato ormai capo della famiglia, passò alla latitanza, in coincidenza con le indagini sulla morte di Maurizio Morreale, indicato come elemento di spicco dei Rinzivillo. Per questo delitto gli è stato dato un ergastolo, ma la morte è avvenuta prima che pena diventasse definitiva. Un secondo ergastolo gli venne inflitto dalla corte d'assise nissena per il duplice omicidio di Emanuele la belva Trubia e di Salvatore Sultano, anch'essi dei Rinzivillo, uccisi da un barbiere nel 1999. Poi ci sono due condanne per associazione mafiosa nel 2002, definitive, per un totale di 10 anni. Fu anche processato, e assolto, per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Fonti: repubblica, repubblica
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