Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra è noto col nome di Gotha, e si è concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte sulle relazioni tra cosa nostra e la politica.
Boss, politici, clientes
Come si è visto, le famiglie mafiose non si limitano a distribuire tangenti a funzionari e consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, e ad accordarsi con imprenditori. I Mandalà, per un progetto impegnativo come la realizzazione dell'ipermercato di Villabate, a loro modo, devono mettersi a "fare politica". Non intervengono in prima persona ma la condizionano con uomini di fiducia, come il Campanella e il sindaco Carandino. E per "fare politica" hanno bisogno di mobilitare il consenso e controllare i voti.
Dagli anni ottanta cosa nostra investe nel commercio e nel settore turistico, e dispone di catene di produzione e distribuzione di stupefacenti. Attività che possono essere usate anche come macchine elettorali. In una situazione di legalità debole e di dura competizione politica, dove non contano più ideali o progetti a largo respiro ma solo favori immediati, l'agire mafioso risulta avvantaggiato.
Riina e Provenzano erano consapevoli delle potenzialità politiche di Cosa Nostra. Decidevano le sorti di molti candidati orientando le preferenze, gestivano patti di scambio con politici di ogni levatura e imponevano persino candidature di affiliati. Nella seconda metà degli anni ottanta, disillusi dalla Democrazia Cristiana, cercarono un nuovo referente politico per i loro interessi.
Per le elezioni politiche del 1987, venne considerato il Partito Socialista, il cui garantismo indirettamente favoriva cosa nostra. E dopo le condanne del primo maxiprocesso a cosa nostra del 1992, si lavora al progetto di un movimento separatista, Sicilia Libera, come riferisce il collaboratore di giustizia Tullio Cannella, vicino a Leoluca Bagarella. In alternativa, si pensa anche alla possibilità di cercare rapporti e offrire sostegno a nuove forze politiche nazionali, come suggerisce il boss Bernardo Provenzano.
Cabina di regia
In un pizzino del 1997 indirizzato a Salvatore Genovese, leggiamo qual'è la considerazione di Provenzano nei confronti dei politici: "Perché oggi come oggi non c’è da fidarsi di nessuno, possono essere Truffaldini? possono essere sbirri? possono essere infiltrati? E possono essere sprovveduti? E possono essere dei grandi calcolatori, ma se uno non sa la via che deve fare, non può camminare, come io non possono dirti niente"
Antonino Giuffrè racconta che il Provenzano crea una "cordata riservata" per decidere come interagire con la politica. Li sceglie per le loro esperienze professionali, per i contatti con ambienti istituzionali e per la fedeltà a cosa nostra. Nel gruppo ci sarebbero Tommaso Cannella, Pino
Lipari, e Antonino Cinà, il medico che per un lungo periodo aveva curato Salvatore Riina, reggente del mandamento di San Lorenzo e che sarebbe stato la mente politica dellla cordata. Secondo Giovanni Brusca sarebbe lui a concepire il papello, la lista di richieste che Riina avrebbe sottoposto allo Stato dopo la strage di Capaci.
Secondo Giuffrè anche l'onorevole regionale Giovanni Mercadante, eletto nel 2001 nelle liste di Forza Italia, sarebbe stato nel gruppo.
Il 2006 è un anno di elezioni a tutti i livelli. In Sicilia il Polo delle Libertà è dominante, e l'UDC esprime il presidente della regione e costituisce quasi un terzo dell'elettorato nazionale di quel partito. Cosa nostra ha una netta preferenza per il Polo delle Libertà, ma il dibattito è se si debba puntare su candidati interni all'organizzazione mafiosa, appoggiare candidati con cui si sia un patto di scambio, evitando così una esposizione pubblica troppo evidente, o magari limitarsi a far confluire i voti su alcuni candidati a loro insaputa.
Si sceglie la prima opzione. Sin dal luglio del 2005, Rotolo, Cinà, Bonura e altri sono intercettati mentre parlano apertamente di come pretendano posti nel consiglio comunale e in quello provinciale.
Cinà parla con Rotolo del deputato regionale Giovanni Mercadante, primario dell'Ospedale Civico. In cambio dell'appoggio elettorale, Mercadante dovrà sostenere al consiglio comunale Marcello Parisi, nipote del mafioso Angelo Rosario Parisi.
Fonte: SOS Impresa
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