Dalla sentenza di rito abbreviato del processo che, avendo colpito i vertici di cosa nostra è noto col nome di Gotha, e si è concluso con l'udienza del 21 gennaio 2008 presso il tribunale di Palermo. Parte dedicata al mandamento di Pagliarelli.
Giovanni Nicchi
Il Nicchi è qualificato dagli investigatori come l'alter ego di Antonino Rotolo. Nonostante la giovane età - è nato il 16 febbraio 1981 - sarebbe quindi uno degli uomini più rappresentativi del mandamento di Pagliarelli.
Il padre, Luigi Nicchi nato a Palermo il 18 ottobre 1946, affiliato alla famiglia di Pagliarelli, è stato condannato all'ergastolo per omicidio. Assieme al fratello Pietro, defunto, aveva un solido legame con il Rotolo e questo ha favorito l'inserimento di Giovanni nella cosa nostra palermitana.
Il Rotolo ha più volte indicato Nicchi come suo figlioccio (e il Nicchi si rivolge a lui come suo padrino). Si legga in questa prospettiva la seguente intercettazione risalente all'ottobre 2005 in cui il Rotolo si rivolge a Giovanni Sirchia, esponente di spicco del mandamento di Boccadifalco:
Rotolo: ti dico una cosa, Gianni è mio figlioccio, però io ti dico, per me è come se fosse un figlio mio, è giusto? Quindi, è qua e sta sentendo questo discorso e tu sappi in quale considerazione io ce l'ho, è giusto? Perché, questo è nato ... io l'ho visto nascere ... l'ho visto fino a quando era tanto e poi l'ho trovato tanto. Suo padre, come si dice, sta soffrendo ingiustamente, perché sta soffrendo ingiustamente e ... disgrazie, diciamo, perché qua i processi sono così, sono muluna (...) si sta facendo il carcere con dignità, con onore, insomma e quindi ti puoi immaginare queste cose (...) E quindi ti sto dicendo, da oggi in poi, tu sappi che con Giovanni, quando parli con lui e come se parlassi con me è la stessa cosa
Quanto conti il Nicchi nella percezione degli altri mafiosi può essere desunto da intercettazioni ambientali come la seguente, dove nel febbraio 2005 Bonura e Vincenzo Marcianò parlano di un possibile canale di comunicazione tra il Rotolo e Provenzano, mediato proprio dal Nicchi:
Marcianò: Calò, stiamo facendo noi, dico per dire, diverse supposizioni per avere un'idea più chiara. Allora io dico: "può essere che c’era" ma se c'era il discorso di 'u viecchiu lui sa come deve fare caso mai per inviarci ... (...) perché lui (...) il contatto l'aveva tramite ... con Nino, ora io non so se gli è rimasto qualche contatto tramite ... il figlioccio di Nino, Gianni
Il Nicchi è colui che cura per conto di Rotolo i rapporti con la famiglia Savoca del mandamento di Brancaccio. È sempre il Nicchi ad essere incaricato dal Rotolo di affiancare i capi del mandamento di Porta Nuova
per aiutarli nella rappresentanza esterna del mandamento.
A chiarire i legami tra Nicchi e Rotolo, oltre alle intercettazioni, hanno contribuito le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio di Gati che, capo di cosa nostra per la provincia di Agrigento tra il 2000 e il 2002, proveniente dalla famiglia di Racalmuto in cui inserito già dai primi anni novanta, ha fornito informazioni sui rapporti con la cosa nostra palermitana, e in particolare con Bernardo Provenzano e Antonino Rotolo.
Ad esempio, il Di Gati ha parlato di un incontro avvenuto nel girgentino nel 2003 con emissari di Rotolo per una tentata mediazione tra lui e Giuseppe Falsone, ai tempi in concorrenza per il predominio sulla provincia. E i due mediatori erano il giovanissimo Giovanni Nicchi, allora ventiduenne, e Michele Olivieri.
In una intercettazione ambientale del maggio 2005 il Nicchi racconta a Rotolo, presente anche Ingarao, di un incontro con Antonino Mandalà, padre di Nicola, a proposito di un contatto che sarebbe dovuto avvenire tramite 'u zù Gino, forse da identificare in Gino Mineo. Nicchi mostra di avere una profonda conoscenza dei fatti relativi ai Mandalà.
Si ha anche un riconoscimento fotografico da parte di Francesco Campanella che lo ha indicato come persona presentatagli da Nicola Mandalà, che lo trattava con deferenza, arrivando a garantire per lui, in quanto personaggio importante in cosa nostra.
Mario Cusimano, collaboratore di giustizia, ha riscontrato le affermazioni del Campanella, riconoscendo anche lui il Nicchi in foto, e indicandolo come "una persona che abita al villaggio S.Rosalia e che curava gli appuntamenti tra Nino Rotolo e Nicola Mandalà, che si recava a casa del primo poiché questi era detenuto agli arresti domiciliari".
Inoltre, risultanze processuali indicano come il Nicchi fosse sia coinvolto
nella ideazione ed esecuzione di traffici di stupefacenti, sia uomo di fiducia del Rotolo, e anche parte del suo gruppo di fuoco. Questo ultimo aspetto viene illustrato da una intercettazione ambientale di una discussione tra Rotolo e Nicchi nel settembre 2005 in cui viene pianificato un omicidio:
Nicchi: questo di qua, siccome io già ... alle nove siamo là già è tutto organizzato, lo sa dov’è? Dove sta 'u Ricciu, il Milano, quello vecchio ... c'è una taverna, questo se la fa dalle cinque di sera fino alle nove e mezza dentro questa taverna, lui, il figlio 'u Grassu e un altro disonorato, il Calisi (...) tutti e tre, fino alle nove, nove e mezza, poi dopo di qua si mettono in macchina e se ne vanno. Lui arriva com'è qua, come di qua a là, c'è una viuzza che passano solo a piedi e passano dall'altra parte, uno si mette dall'altra parte e aspetta (...)
Rotolo: Con chi lo vuoi fare questo lavoro?
Nicchi: Io? Due, non abbiamo bisogno di nessuno, dobbiamo essere solo due
Rotolo: Parla piano! Due chi? Tu ...
Nicchi: Io con Enzo (...) o io e Totò e basta. Non abbiamo bisogno (...)
Rotolo: Un revolver l'uno (...) Provateli questi revolver (...) Spara sempre due tre colpi (...) Non ti avvicinare assai
Nicchi: Noo, lo so, già ne ... già ne abbiamo parlato di queste cose di qua. Ora un'altra cosa
Rotolo: Non c'è bisogno di fare troppo scrusciu (...)
Nicchi: Uno per buttarlo a terra e ...
Rotolo: ... quando cade a terra in testa e basta. Vedi che in testa poi ti può sbrizziari (...)
Nicchi: (...) scarpe ... che non c'entrano niente con quelle mie, pantaloni in cerata che appena lo tiro si strappa tutto, quello coi bottoni e un k-way in cerata, sempre col casco messo e basta!
Rotolo: E i guanti?
Nicchi: I guanti, quelli che ho io, in lattice, di lattice a tipo questi degli infermieri
Rotolo: Ma dico, hai provato (...) a tenere il revolver con i guanti di lattice?
Nicchi: Si, tutto, per vedere se mi scivola (...) Già lei mi ha spiegato ... io già questa settimana ho ... abbiamo fatto tutto
Rotolo: Poi tutto quello che hai messo, si deve bruciare o sennò si deve vurricari [seppellire] (...) Ti devi andare a chiudere, perché una traccia (...) rimane la polvere (...) eventualmente metti un poco di questo concime in un sacchetto, ne ha piante tua madre a casa? (...)
Nicchi: E... concime di capra
Rotolo: Noo, concime chimico!
Nicchi: Ah, chimico?
(...)
Nicchi: ci dà la battuta lui stesso "pum!" e ce ne andiamo! (...)
Rotolo: Il dottore non lo sa, se no me lo avrebbe detto a me, glielo dobbiamo dire noi altri, eventualmente noi facciamo collaborare (...) Mimmo Biondino il fratello di Totuccio
Nicchi: Ah, va bene, allora (...)
Rotolo: Loro si prendono i ferri, tutte cose e già le macchine pronte per andarvene
Nicchi: Va bene
Fonte: SOS Impresa
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