Hermes: Ciro Rigillo

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: Ciro Rigillo

Secondo gli investigatori, Ciro Cicciotto Rigillo sarebbe il braccio destro di Renato Grasso, il principale inquisito nell'ambito dell'indagine. Sarebbe stato il responsabile dei contatti con i milanesi, che hanno portato all'acquisizione delle sale Bingo e nella creazione della Las Vegas srl, e sarebbe intervenuto nei rapporti con Vincenzo Pellegrino, Massimiliano Brusciano, Antonino Padovani e Nunzio Scarpa.

Ciro Rigillo viene considerato un "camorrista di lungo corso, uno dei principali referenti del clan Rossi-Sorprendente operante nell’Area Flegrea di Napoli". La sua lunga militanza in ambito camorrista sarebbe suffragata da una condanna con sentenza passata in giudicato in quanto appartenente al suddetto clan e a svariati attentati da lui subiti, l'ultimo dei quali, avvenuto nel febbraio 2008, gli ha procurato gravi ferite. Era a bordo della sua Jeep a Napoli, quando sarebbe stato affiancato da un motociclo da cui sicari gli avrebbero sparato numerosi colpi. Sarebbe in rapporti con i Ranucci di S.Antimo e con i Gallo Cavalieri di Torre Annunziata.

Dall'interrogatorio a Roberto Montuori, avvenuto nell'ottobre '96:
MO: [...] questo deve essere o Rigillo o Sigillo ... , noi lo chiamiamo Cicciotto ...
PM: Cicciotto?
MO: Cicciotto.
PM: E chi è?
MO: E’ un appartenente al clan Sorprendente ...
PM: Cosa fa?
MO: Sta sempre insieme a Paolo Soprendente ... l'ho visto un paio di volte con Paolo Sorprendente ...
...
MO: Questo è il fratello di Rigillo... è stato sparato insieme alla figlia...
PM: Questo è il fratello di Rigillo Ciro?
MO: Sì.


Massimo Esposito, dei D'Ausilio, nel luglio '97 dichiara che l'agguato ai danni di Ciro Fierro è stato commesso da Ciro Cicciotto Rigillo, da Sorprendente e da Salvatore Sorrentino. Il ferimento di Umberto Rigillo (il fratello di Cicciotto di cui parlava il Montuori) é stato commesso dal Quotidiano e dal Carmine Fontanella su ordine del D'Ausilio [...] si recarono sul luogo a bordo di un'Alfa 33 nera che era stata rubata poco prima dall'Uccieri.
Secondo il D'Ausilio, del clan Sorprendente fanno parte il Sorprendente, Ciro e
Umberto Rigillo, Dario Esposito, Salvatore Sorrentino, Ciro Sorrentino, Maurizio Troiano, Elio Spinosa, Ciro Calone, Salvatore Calone, Ciro Scialò, Massimo Polverino, Salvatore Esposito, fratello di Luigi ucciso, i fratelli Zinco, Salvatore Verdile, Giuseppe Sarnelli, Salvatore Cardone
.

Luigi Troia, in un interrogatorio nel novembre 2001 dichiara di riconoscere da foto presentatigli Raffaele Di Matteo e Ciro Rigillo, che è stato in carcere con lui nel 1998 a Poggioreale, e apparteneva al clan Sorprendente.

Augusto La Torre, già capoclan di Mondragone dichiara che "nel 1995 quando sono stato scarcerato, Cavalcanti mi venne a trovare a Mondragone; aveva sentito che era stato ammazzato Renato Pagliuca e prima De Feo e lui pensava che era in atto una controffensiva dei Casalesi contro il mio gruppo [...] prima di andar via organizzò un incontro con Paolo Sorprendente e con costui venne Ciro Rigillo, persone che erano diventate i referenti di Fuorigrotta e Bagnoli. [...] Il suo intendimento era che io seguissi un po’ questo gruppo di persone che non erano, secondo lui, molto pratici. [...] altro incontro al quale partecipò Giacomo Cavalcanti e oltre Sorprendente e Rigillo anche tale Tonino Lemon Vicino e Peppe 'o puzzulano Di Fraia [...] amici da vecchia data di Giacomo e legati a Sorprendente sulla zona di Bagnoli e Fuorigrotta. [...] In questa fase, Rigillo partecipò [...] all'estorsione al Caseificio Agnena [...] e io mandai a Napoli Gitto, Cornacchia e Mario Santoro per verificare se era possibile ammazzare tale Di Matteo. [...] durante il periodo della latitanza a Milano, mi sono incontrato con Tonino Lemon, con Peppe 'o puzzulano e con Ciro Rigillo. Andai a prenderli all’aeroporto con Mario MIRAGLIA e andammo a casa di Mario. I tre mi dissero che erano di ritorno dalla Spagna sia perché lì dovevano organizzare l'omicidio di Bianco e di Baratto e cioè dei Calascioni, sia perché dalla Spagna stavano organizzano l'importazione dell'hashisc. Io con loro stabilii che sarei entrato anche io in questo affare dell'hashish e gli diedi una mia quota di 150 milioni e loro poi avrebbero fatto i conti dei guadagni fatti. Non ho mai più ricevuto indietro né la somma né i guadagni. Siccome loro non erano riusciti ad iniziare l'importazione dalla Spagna, io dall'Olanda attraverso un tale Johnny titolare di un Coffee Shop nei pressi della stazione feci avere loro 100 kg di afgano nero a 2500 lire il grammo. Loro me lo avrebbero pagato a 3000 lire . Mi diedero soltanto una metà della somma, ma non mi hanno più dato il resto perché fui arrestato."

Marco Conte, nel 2003 dichiarò che: "Ciro Rigillo, tra il 1995 e il 1996 era affiliato al clan camorristico capeggiato da Paolo Sorprendente"; nel 2000 sarebbero stati affiliati al clan Sorprendente: "Paolo Sorprendente come capo clan, Ciro Rigillo, Umberto Rigillo, Salvatore Verdile, Giuseppe Sarnelli, Salvatore Sarnelli, Giovanni Mancinelli, Donato De Vita, i fratelli Giovanni e Angelo Palladini, Maurizio detto stella, Dario Esposito, i fratelli Calone e altri".

Ciro Calone, già affiliato ai Sorrentino, dichiarò nel novembre 2003 che tra i componenti del clan Sorprendente c'erano: "il Rigillo, il Verdile, tale Peppe, fratello di Salvatore, ucciso ad Agnano, Maurizio Troiano e Giovanni Palladino, poi ucciso [...] Preposti alla raccolta del danaro per il clan Sorprendente erano il Verdile e il Rigillo".

Mario Toller, nel novembre 2008, ha dichiarato di conoscere Ciro Cicciotto Rigillo, in quanto fratello di Umberto a sua volta marito di Pina la rossa. Il Rigillo possedeva a Nisida il ristorante Il Sombrero, dove il Toller venne "prelevato", presumibilmente nel 2002, da appartenenti della sua cosca, Luigi Alletta, Francesco 'o cadavere Sabatino e anche l'ora defunto Salvatore Zito, nipote di Massimiliano Esposito, per chiedergli "chiarimenti" a proposito di un furto di anabolizzanti avvenuto a casa di Pina la rossa. I fratelli Rigillo, erano stati legati al clan D'Ausilio in particolare proprio a Mimì D'Ausilio e successivamente passati ai Rossi-Sorprendente, retto da Bruno 'o corvo Rossi e da Rodolfo 'o gemello Zingo; avrebbero fatto da prestanome di attività commerciali e reimpiego di denaro di provenienza illecita.

La relazione tra Renato Grasso e Ciro Rigillo é utile al primo per aumentare il carisma dell'organizzazione presso personaggi come Nunzio Scarpa e il Padovani.

A fianco del Rigillo troviamo Armando Esposito, considerato dagli investigatori contiguo alla camorra, in particolare ai Ranucci. Agisce da mediatore nell'affare con Nunzio Scarpa.

Fonte: SOS Impresa

Hermes: Vincenzo Pellegrino

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: La figura di Vincenzo Pellegrino.

Secondo gli investigatori la figura di Vincenzo Pellegrino spicca per i suoi collegamenti al clan dei casalesi e per i suoi interessi nel gioco d'azzardo e delle scommesse clandestine da più di 15 anni.

Coinvolto nel processo Spartacus 2 dalle dichiarazioni di Dario De Simone che lo aveva indicato come organico ai camorristi, vicino a Giuseppe Peppe 'o padrino Russo, al vertice della fazione comandata da Francesco Sandokan Schiavone con delega alla gestione di bische clandestine e delle scommesse illegali all'ippodromo di Aversa.

Anche Giuseppe Pagano diceva di conoscere Vincenzo Pellegrino, con l'alias di 'o mister, in quanto operante nel mondo del gioco d'azzardo. Sosteneva di offrirgli protezione gratuita in quanto nipote di Armando Puoti, affiliato alla cosca. "Ogni tanto, quando mi serviva, mi dava qualche milioncino ma senza che ci fosse nulla di prestabilito". Lo avrebbe aiutato a penetrare a Frignano Maggiore, mettendolo in contatto con Gennaro Di Chiara, capozona locale. Il Pellegrino gli avrebbe detto che sarebbe stato vicino a Walter Schiavone, Giuseppe Peppinotto Caterino e Dario De Simone. Avrebbe gestito il toto nero avendo come referente Mario 'e botte Caterino.

Anche Luigi 'o manuale Diana, per lungo tempo vicino a Francesco Bidognetti, conferma, seppur con termini più vaghi, le circostanze, riferendo nel 2005 che Vincenzo 'o mister Pellegrino si sarebbe occupato del gioco d'azzardo e sarebbe stato legato a Giuseppe Russo.

Paolo Di Grazia, già a capo dei Di Grazia di Carinaro nel 2006 racconta che un giorno, nel 1999, venne a casa sua Michele Sannino, uno zio di Carmine Carminiello 'o sbirro Di Girolamo per stabilire un contatto tra lui e il mister per conto di Francesco 'o biondino Biondino (capo dei Biondino e tra i vertici dei casalesi). Preso contatto, lui e il Pellegrino parlarono di opportunità comuni nella sfera del gioco d'azzardo.

Mario Toller, allibratore clandestino, vicino al Pellegrino a causa di interessi comuni fino al marzo 2008, ne conferma la contiguità con i casalesi. Secondo il Toller il Pellegrino frequentava spesso l'ippodromo di Aversa, dove si relazionava ad Angelo Angioletto della biada Simonelli e all'usuraio Gennaro setacciaro. Il Pellegrino riciclerebbe i soldi dei casalesi nelle sale bingo e bische clandestine, circostanze che il Toller saprebbe perché raccontategli direttamente da 'o mister in un incontro a cui partecipò anche Carmine 'o Ninnillo Musella.

Infine Luigi Mosca, del clan dei Cesa retto da Nicola Caterino, dichiarò nel 2008 di conoscere Vincenzo 'o mister Pellegrino in quanto titolare di un bingo.

Numerosi controlli sul territorio hanno inoltre verificato, secondo gli investigatori, la contiguità del Pellegrino con personaggi come Giuseppe Fabozzo, cugino di Amedeo 'o barone Fabozzo dei casalesi, Luigi Di Grazia e Mario Cantone.

Fonte: SOS Impresa

Hermes: Mario Iovine

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: La figura di Mario Iovine.

Gli investigatori hanno studiato la situazione reddituale della famiglia di Mario Rififì Iovine, per evidenziare la discrepanza tra i redditi percepiti e quelli dichiarati.

Mario Iovine risulta residente assieme alla zia, Teresa De Luca, ad Acilia, una frazione di Roma. Però risulta anche residente a San Cipriano di Aversa, nel casertano, con la moglie Teresa Martinelli e i figli Domenico, Vitantonio e una bambina nata nel 1995. Fino al 2001 l'unica fonte di sostentamento della famiglia sarebbe stato il reddito dello Iovine, che sarebbe stato un commesso presso il Caseificio Zi Teresa di proprietà, per l'appunto, di sua zia Teresa De Luca.

Eppure nel 2003 lo Iovine compra un appartamento ad Acilia con un valore dichiarato di 76.000 € e nel 2006 la moglie compra dalla zia di Iovine la case di Acilia dove lo Iovine risulta residente per 450.000 € (il valore dell'immobile viene stimato di 750.000 €). Inoltre lo Iovine usa una Porsche intestata a Roberto Sanges (un romano ultrasettantenne che non pare ragionevole pensare abbia comprato la macchina per suo uso personale).

Si é notato che lo Iovine usava per i suoi contatti telefonici utenze intestate ad altri, e le cambiava frequentemente.

Gli inquirenti affermano di avere elementi che consentirebbero di affermare che lo Iovine utilizzerebbe come prestanome:
  • Teresa De Luca, zia del medesimo, intestataria di mobili e immobili, del Caseificio Zi Teresa e della Domi Costruzione srl, con il figlio di Mario, Domenico;
  • Cristiano Ludovisi, residente a Nettuno, amministratore del bar Aurora e socio della Colubra;
  • Annunziata Letizia, amministratore unico e socio della Acilia Net Service srl, attiva nel settore delle scommesse sportive;
  • Gabriele Vicari, titolare della Viggi Giochi;
  • Daniele Muratore, amministratore unico della The World Slot srl;
  • Marcel Cosmin Ene;
  • Antonio Nunzio De Luca, amministratore de La Piramide Costruzioni srl;
  • Consiglia Colella;
Si riporta ad esempio una telefonata tra lo Iovine e il Vicari che mostra, secondo gli inquirenti, come il Vicari sia un uomo di paglia, in quanto viene convocato per concludere un contratto considerato importante dallo Iovine e di cui il Vicari non sa nemmeno cosa sia. Si noti anche che lo Iovine viene chiamato dal vicari con l'altro suo alias, Mister.

M : Gabriele?
G : eh! buongiorno mister
M : ciao, senti un po' ma a parte il fatto di tuo padre che non mi hai fatto sapere niente e sono, sono veramente incazzato per questo fatto, eh?
G : ah,
M : eh! che dianime, me lo potevi fare sapere
G : lo so mister, però ho avuto tremila cose nella capoccia
M : mannaggia la miseria, va bè
G : è un periodaccio proprio per me
M : va bè, poi ci vediamo da vicino. Senti, io ho dato appuntamento con Salvatore Avallone, ...e mi viene a mezzogiorno
G : [...] Salvatore, Mario
M : ah?
G : per che cosa?
M : un appuntamento con Salvatore Avallone!.....Gabriele mi senti?
G : sì, sì, la senti, ti sento
M : eh, ho fatto appuntamento con Salvatore
G : eh, ma per che cosa Mario? .... mi ricordi che devo fare?
M : ah! riguarda il fatto di quel contratto che dobbiamo stipulare bene
G : ah, sì, sì, ho capito
M : quella è una cosa importantissima!
G : si
M : eh, vedi un po' se per mezzogiorno ce la fai a venire
G . faccio, ...sì, penso di sì, penso di starci
M : eh, è importante! capito? io già sto da due settimane a fare questo appuntamento
G : no, no, va bene. Non si preoccupi, faccio il modo di essere lì a mezzogiorno
M : eh, va bene dai. Ci vediamo qua jà
G : ok.


Fonte: SOS Impresa

La latitanza di Renato Grasso

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: La prosecuzione delle attività, anche in area milanese, durante la latitanza di Renato Grasso.

Pur essendo destinatario di una ordinanza giudiziaria, e quindi latitante, Renato Grasso continuava, secondo gli investigatori, "ad impartire indicazioni ed a porre ultimatum". Il che dimostrerebbe la solidità e organizzazione della struttura creata dal Grasso.

Intercettazioni del maggio 2008 rivelerebbero problemi con Marco Carravieri e Salvatore Vendemini, una situazione di crisi economica della Best Game, e la posizione di reggenza assunta da Antonello Luciano, Ciro Rigillo e Giuseppe Melfi.

In una intercettazione al numero registrato a nome della polacca Michaela Htsik si sente Giuseppe Peppe Melfi parlare con Ciro Rigillo:

Ciro: Senti, ti sto mandando un attimino Antonio che sta lì da te per quella imbasciata di ieri per quanto riguarda quello appuntamento, l'ho preso tutto a posto solo ci vuole tre giorni questo bordello però è tutto a posto, un'altra cosa ti volevo dire mi ha chiamato la verità Marco (Carravieri) e Salvatore (Vendemini) da Milano no..
Peppe: Sì
Ciro: E senza che giriamo l' ostacolo tengono certe scadenze giorno trenta io già glielo detto che abbiamo spostato abbiamo fatto abbiamo detto un mare di bordello
Peppe: Uhm!...
Ciro: Stanno sempre un poco incasinati come sempre se ci riusciamo una decina di giorni a spostare quelli a giorno trenta che fosse domani facciamo una cosa buona, se non ci riusciamo non fa niente però loro stanno assai, assai in difficoltà perché poi noi quando saliremo sopra ci dobbiamo andare a parlare anche del fatto di Lottomatica ho parlato con il Presidente ieri
Peppe: Uhm!...Uhm!...Uhm!...
Ciro: Ieri e quindi dobbiamo chiudere come meglio possiamo sempre a nostro favore insomma poi vedi tu io ti sto dicendo un fatto come meglio..
Peppe: Ciro io adesso non ci sto nemmeno sopra però tu lo sai ci sono una serie di problemi no
Ciro: Lo so..già lo so lo so perciò ti sto dicendo vedi se ci riesci a fare qualcosa che ben venga, eh!...Chi eehh!...diciamo chi perché sono stato sopra la settimana scorsa e secondo me stanno un poco, poco troppo rovinati quindi non ci dobbiamo ottenere un buon risultato questo voglio dire iha!..senza che la prendiamo a lungo


Antonio Antonello Luciano usava un numero di telefono intestato al ghanese Mosi Hamurkn quando é stata intercettata questa sua chiamata a Giuseppe Melfi:

A: Peppe!
G: Uhe!..Carissimo
A: Come stai innanzitutto, non vieni qua? Ti devo fare un imbasciata o te lo dico al volo?
G: Me lo dici al volo perché vengo più tardi
A: Allora senti un pò di..di incassati quelli assegni che tiene Milano
G: Sii!...
A: Allora se non ci sono problemi dovresti fare così, scagionarli in questo modo uno versare
domani, quelli mi pare che sono di vari importo
G: Si
A: Ho ricordo male?
G: Eh!..Giusto
A: Allora se te lo ricordi uno lo versi domani
G: Eh!..
A: Uno lunedì però mi pare che lunedì è festa quindi fai martedì
G: Eh!..
A: Passi due giorni, giovedì e venerdì


Fonte: SOS Impresa

Hermes: i fratelli Grasso

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes: La posizione dei fratelli Grasso.

Questa operazione é lo sviluppo dell'ordinanza di custodia cautelare n. 287/08, portando ad una migliore identificazione degli indagati, in particolare Renato e Francesco Grasso, Gianfranco Maddalena, Mario Iovine.

Si é inoltre allargato lo spettro d'attività, toccanto tutta la camorra, gruppi appartenenti a cosa nostra per lambire anche la 'ndrangheta.

Nell'ordinanza da cui é partita l'indagine si ipotizza l'esistenza di un'associazione camorrista capeggiata da Antonio 'o ninno Iovine e Michele Zagaria, attiva nel casertano, soprattutto a Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa, a cui avrebbero partecipato, tra gli altri, Francesco e Renato Grasso, Mario Iovine e Gianfranco Maddalena, che sarebbero stati delegati alla gestione dei videogiochi.

Lo Iovine, per mezzo di Enrico Martinelli, avrebbe imposto a tutti i gestori gli stessi macchinari che sarebbero stati forniti dai Grasso e da Maddalena.

Renato Grasso sarebbe stato collaterale se non addirittura organico ai clan camorristi, ottenendo in cambio una posizione di monopolio commerciale. Originariamente legato ai Lago di Pianura, sarebbe stato capace di gestire collegamenti con tutti i gruppi criminali camorristici. Il fratello Francesco viene indicato come "meno brillante", in posizioni di supporto.

Si rimarca come il Grasso sia stato condannato nel 91 per l'appartenenza al clan Vollaro di Portici e per estorsione aggravata, e nel 93 per fatti analoghi, in riferimento al clan di Giacomo Cavalcanti, quartiere Soccavo.

Si cita l'interrogatorio a Pietro Lago nel 94, in cui ebbe a dichiarare: "Chi si interessava dei biliardi, come imprenditore, era Renato Grasso e con lui io avevo un ottimo rapporto." ... "Aveva amicizie con poliziotti, carabinieri e altri organi istituzionali. Mio cognato, Carlo Tommaselli, era quello che aveva contatti con Renato Grasso e con carabinieri." ... "Io chiedevo informazioni a Renato Grasso, come quando Bidognetti era detenuto a Carinola e mi fece sapere che avevano messo i microfoni per intercettarlo" ... "quando ero latitante lui mi informava che la catturandi mi cercava e anche la zona dove pensavano che io fossi" ... "Si offrì anche di fare per me qualche azione di sangue, ma non l'ha mai fatta"

Giuseppe Peppe a' Masseria Contino, dichiara nel 99: "a Renato Grasso ...ho iniziato ad avere rapporti con lui sin dalla fine del 1986; all'epoca io militavo nel clan Lago ed unitamente a Giuseppe Varriale e a Antonio Vespa, installammo dei videopoker di nostra proprietà all’interno di tutti i bar di Pianura. All'epoca i fornitori di videopoker agli esercizi pubblici erano Renato Grasso, un tale Mulè socio di paparella e un tale Minopoli. Noi, trattandosi di un'attività molto lucrativa, tentammo di costituire una società per la gestione dell'affare insieme al Mulè e con Renato Grasso. Avendo ottenuto un diniego per la costituzione
della società decidemmo di richiedere una somma a titolo di estorsione che fu concordata in lire 5 milioni a settimana per Renato Grasso e 4 milioni a settimana per il Mulè." ... "Quando sono uscito dal carcere nel 1993 sono venuto a sapere che il Mulè era diventato un componente del clan Lago, ciò in quanto mi fu riferito da Peppe Lamberti che ... pur lavorando insieme a me aveva ottimi rapporti coi Lago e mi forniva notizie. Per quanto mi risulta anche Emilio Mostardini lavorava per conto di Renato Grasso nella gestione dei videopoker." ... "il Grasso ... mi ha fatto solo sapere che la mia casa era controllata mediante l’installazione di telecamere." ... "quando i miei rapporti con i Lago sono diventati di belligeranza, il Renato Grasso tolse tutti i videogiochi da Pianura a seguito di minacce avute da Giuseppe Lamberti; io andai a minacciare personalmente il Mulè che pure chiuse l’attività di videogiochi" ... "Non so come il Grasso abbia acquisito delle informazioni, ma è una persona potente con molte amicizie."


Luigi Pesce, interrogato nel 2005, dichiara: "In tutta la zona l'unico fornitore delle macchinette da gioco ai bar era Renato Grasso, il quale era detenuto. Si interessava dell’attività, pertanto, suo fratello Francesco Grasso. Quest'ultimo versava una quota mensile ai clan di Bagnoli e di Fuorigrotta, ma ad un certo punto fu bloccato dal clan di Bruno Rossi, nemico del clan D'Ausilio. Massimiliano Esposito, dal carcere, tramite la moglie, propose di dividere al 50% con il clan Rossi la quota dovuta dal Grasso."... "Proprio io rappresentai la proposta a Francesco Grasso, nel corso di un incontro a casa mia, a cui parteciparono anche Francesco Esposito, Vitale Perfetto e Carmine Pesce. Successivamente Francesco Grasso riferì a Antonio Venosa e Ciro Scognamiglio, persone che facevano capo a Bruno Rossi, ed ottenne il loro consenso. Fu così che i due clan di Bagnoli, pur rimanendo nemici, per ragioni di interesse economico si dividevano a metà la quota mensile versata da Francesco Grasso" ... "Francesco Grasso ha portato, mensilmente, i soldi nelle mie mani fino all’agosto 2001, quando è stato scarcerato Giovanni Russolillo e pertanto il Francesco Grasso ha iniziato a portare i soldi a quest’ultimo. Poi, nel 2002, il Russolillo è stato nuovamente arrestato ed il Francesco Grasso ha ripreso a portare i soldi a me e ciò fino all’8 aprile 2003, data del mio arresto." ... "noi gli garantivamo il monopolio della gestione dei biliardi e dei videopoker nella zona di competenza del clan e lo stesso ricompensava detto nostro interessamento versandoci la somma sopra indicata. Sono a conoscenza che i Grasso, sempre per le stesse motivazioni, versavano i soldi anche ai clan di Fuorigrotta e precisamente a Bruno Rossi, Antonio Venosa e Ciro Scognamiglio."

Raffaele Bavero interrogato nel 2004: i Grasso "corrispondono al clan MARFELLA la somma di lire 25.000.000 al mese." ... "pagano alla criminalità organizzata di Ponticelli, e precisamente a Ciro Sarno, ... di Bagnoli e precisamente a Massimiliano Esposito, ... di Soccavo e precisamente alla famiglia Grimaldi, ... di Cercola ... "i Grasso ogni qualvolta volevano mettere i video giochi in una determinata zona facevano un accordo con il clan territorialmente competente, nel senso che al fine di ricevere protezione lo stesso pagava somme di denaro quantificate o a percentuale o come fisso mensile."

Mario Perrella, già boss del Rione Traiano, in un interrogatorio del 95: "era, per cosi dire, un portatore di soldi, nel senso che pur non avendo un proprio gruppo criminale che fosse militarmente operativo, era in contatto con tutte le organizzazioni della zona Flegrea, e mi riferisco a Fuorigrotta, Soccavo, Rione Traiano e Bagnoli" ... "A fronte di questa protezione di cui godeva, e che di fatto impediva a chiunque di comportarsi in maniera differente, il Grasso versava una parte dei proventi delle sue attività alle singole organizzazioni criminali" ... "era anche titolare di una televisione privata, Teleflegrea, e con lo stesso sistema egli raccoglieva, sempre tramite i vari gruppi operanti nelle singole zone, la pubblicità" ... "il Grasso ha parlato di questi argomenti direttamente con me e che io ho mandato a svolgere questa funzione _promozionale_ i soliti Alfonso Palmentieri, Amedeo Rey, Vaccarella e tale Mario Esca, che anzi fu quello che più volte si interessò della questione."

Salvatore Grimaldi nel '97: "Il Grasso era un nostro affiliato e finanziatore" ... "Ci dava 5 milioni a settimana ed in cambio aveva tranquillità ed il monopolio del settore dei video poker degli esercizi in Soccavo, nonché dei video giochi leciti" ... "attraverso il nostro aiuto si procacciò pubblicità su Video Time Italia" ... "Il suo interesse nella televisione stava unicamente nei 144" ... "In una occasione il Grasso mi chiese di bruciare la macchina di un funzionario di Polizia ... in quanto lo stesso gli dava un particolare fastidio chiudendo i suoi locali. Incaricai della cosa Alfredo Vigilia, il quale incaricò a sua volta Lelluccio 'o pazz che, nell'occasione, bruciò tre o quattro macchine"

Giovanni Di Cicco nel '97: "Lo Scognamiglo diceva che _gli amici di Soccavo_ gradivano che nel bar venisse installata la macchinetta e spiegava le condizioni."

Fonte: SOS Impresa

Hermes: gli indagati

Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP nell'ambito dell'operazione Hermes.

La lista degli indagati:
  • Germano Acunzo, nato a Napoli il 12.01.1967;
  • Antonio Ambrosanio, nato a Napoli il 17.07.1954;
  • Mohamed Salman Yaser Antar, nato in Egitto il 24.06.1974;
  • Filomena Autieri, nata a Torre Annunziata (NA) il 14.02.1954;
  • Ciro Brandi, nato a Napoli il 19.06.1964;
  • Maurizio Brandi, nato a Napoli il 16.11.1965, attualmente detenuto;
  • Pietro Bruno, nato a Bari il 22.10.1964;
  • Massimiliano Brusciano, nato ad Aversa (CE) il 08.03.1967;
  • Marco Carravieri, nato a Milano il 18.11.1981;
  • Armando Caso, nato a Napoli il 06.02.1971;
  • Salvatore Caso, nato a Napoli il 25.11.1964;
  • Francesco Ciotola, nato a Napoli il 10.10.1978;
  • Luigi Cocozza, nato a Napoli il 19.02.1961;
  • Consiglia Colella, nata a Teverola (CE) il 09.10.1951;
  • Giuseppe Crapetti, nato a Napoli l'08.06.1970;
  • Antonio Nunzio De Luca, nato a Caserta il 06.06.1976;
  • Teresa De Luca, nata a San Cipriano d’Aversa (CE) il 26.01.1946;
  • Orazio De Mare, nato a Pomigliano d’Arco (NA) il 10.08.1972;
  • Luciano Di Sarno, nato a Napoli 12.02.1970;
  • Rosario Di Sarno, nato a Napoli 03.03.1976;
  • Luigi Di Serio, nato a Succivo (CE) il 10.03.1965;
  • Matteo Di Tonno, nato a Napoli il 03.02.1981;
  • Tiziana Dominici, nata a Rieti il 29.03.1979;
  • Giuseppe D'ambrosio, nato a Vico Equense (NA) il 14.05.1977;
  • Marcel Cosmin Ene, nato in Romania il 03.08.1977;
  • Armando Esposito, nato a Napoli il 14.12.1955;
  • Paolo Fedrighi, nato a Milano il 27.01.1981;
  • Luigi Ferraro, nato a Casal di Principe (CE) il 19.01.1964;
  • Gennaro Galeota, collaboratore di giustizia
  • Salvatore Giuliano, collaboratore di giustizia
  • Adriana Grasso, nata a Napoli il 12.06.1974;
  • Anna Grasso, nata a Napoli il 15.09.1967;
  • Davide Grasso, nato a Napoli il 12.10.1978;
  • Francesco Grasso, nato a Napoli il 14.09.1965 - latitante;
  • Luciano Grasso, nato a Napoli il 23.05.1976;
  • Maria Grasso, nata a Napoli il 14.12.1958;
  • Massimo Grasso, nato a Napoli il 18.04.1972;
  • Renato Grasso, nato il 09.08.1964 - Latitante;
  • Rita Grasso, nata a Napoli il 19.11.1969;
  • Romualdo Grasso, nato a Napoli il 07.08.1961;
  • Salvatore Grasso, nato a Napoli il 16.09.1957;
  • Silvana Grasso, nata a Napoli il 29.04.1960;
  • Tullio Grasso, nato a Napoli il 27.07.1973;
  • Carmine 'o Specchiato Grosso, nato a Napoli il 24.6.1965, attualmente detenuto;
  • Domenico Iovine, nato a Marcianise (CE) il 28.04.1988;
  • Mario Rififì Iovine, nato San Cipriano d’Aversa (CE) il 18.9.1949;
  • Salvatore Iovine, nato a San Cipriano d’Aversa (CE) il 19.10.1965;
  • Vincenzo La Ventura, nato il 03.12.1955 a Napoli;
  • Gennaro Lauro, collaboratore di giustizia
  • Annunziata Letizia, nata a Capua (Ce) il 09.12.1981;
  • Stefano Loconte, nato a Roma il 20.06.1956;
  • Antonio Antonello Luciano, nato a Napoli il 19.10.1964;
  • Cristiano Ludovisi, nato il 13.02.1971 a Nettuno (RM);
  • Gianfranco Maddalena, nato a Napoli il 02.12.1969;
  • Vincenzo Maresca, nato a Napoli il 24.02.1957;
  • Teresa Martinelli, nata a San Cipriano d’Aversa (CE) il 10.05.1960;
  • Tatsiana Matuzava, nata a GOMEL (Bielorussia) il 23.02.1979;
  • Michelangelo Mazza, collaboratore di giustizia
  • Francesco Meazzini, nato ad Anzio (RM) il 04.08.1986
  • Giuseppe Melfi, nato a Napoli il 11.12.1961
  • Mariano Mirante, collaboratore di giustizia
  • Giuseppe Missi, collaboratore di giustizia
  • Emiliano Zapata Misso, collaboratore di giustizia
  • Giuseppe Misso, collaboratore di giustizia
  • Anna Maria Mixon, nata a Virginia Beach (USA) il 04.09.1966;
  • Daniele Muratore, nato a Roma il 29.05.1979;
  • Edoardo Orsenigo, nato a Milano il 27.02.1981;
  • Antonio Padovani, nato a Sant’Agata li Battiati (CT) il 18.03.1952;
  • Vincenzo 'o Mister Pellegrino, nato a Villa di Briano (CE) il 12.10.1961;
  • Giovanni Penniello, nato a Napoli, il 26.6.1953, attualmente detenuto.
  • Clementina Piergotti, nata a Nettuno (RM) il 08.03.1973;
  • Francesco Pignatelli, nato a Cimitile (NA) il 25.02.1947;
  • Loriana Polizzi, nata a Catania il 18.11.1978;
  • Ciro Cicciotto Rigillo, nato a Napoli il 03.01.1958;
  • Rossano Rossi, nato a Castelbellino (AN) il 15.01.1943;
  • Giuseppe Sgambati, nato a Pomigliano d’Arco (NA) il 26.11.1962;
  • Salvatore Sposato, nato a Napoli il 01.10.1958;
  • Concetta Terlizzi, nata a Napoli il 07.07.1973;
  • Antonio Vaccaro, fratello di Luigi, nato il 30.09.1964 a Napoli;
  • Luigi 'o Nirone Vaccaro, nato a Napoli il 02.01.1953;
  • Biagio Vaccaro, fratello di Luigi, nato il 02.10.1955 a Napoli;
  • Carmine Vaccaro, fratello di Luigi, nato il 12.07.1951 a Napoli;
  • Enzo Vaccaro, figlio di Luigi, nato a Napoli il 06.06.1976;
  • Maria Arca Vaccaro, nata a Pomigliano d’Arco (NA) il 06.09.1966;
  • Vincenzo Vaccaro, nato a Napoli il 28.04.1977.
  • Salvatore Vendemini, nato a Napoli il 19.08.1958;
  • Gabriele Vicari, nato a Roma in data 05.06.1972.
Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Giovanni Lo Verde e gli Adelfio

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sulla famiglia di Villagrazia.

Secondo la DIA gli Adelfio, responsabili del mandamento di Villagrazia - Santa Maria di Gesù, avrebbero supportato Giovanni Lo Verde, che sarebbe a loro vicino in quanto appartenente alla famiglia di Santa Maria di Gesù, in una vicenda che lo vede in causa come reale gestore di un esercizio commerciale in Corso Calatafimi, in contrapposizione con i vertici del mandamento di Pagliarelli.

Antonino Rotolo e Giovanni Nicchi sono stati intercettati più volte mentre parlavano della vicenda:

Rotolo: Vedi che quello deve chiudere la bottega all'ingrosso
Nicchi: Ieri l'ho avuto il discorso
Rotolo: Di nuovo?
Nicchi: Si, con Giannuzzu Lo Verde: voglio i ventimila euro subito, gli ho detto

Rotolo: Senti cosa devi fare, vai da Totuccio MILANO e gli dici: "Totò questo rispetto è portato a te, gli dici, se la prossima settimana non ci portate la notizia che lui sta sbaraccando l'ingrosso gli facciamo danno, gli dici, gli bruciamo tutte cose! Gli dici, questo solo ti posso dire. Gli dici, interessati, la risposta la prossima settimana sennò gli diamo fuoco!"
Nicchi: Va bene

Secondo la DIA Totuccio Milano sarebbe Salvatore Milano, fratello di Nunzio, che sarebbe affiliato alla famiglia di Porta Nuova.

In una discussione con Francesco Bonura il Rotolo parla anche di Benedetto Claudio Lo Verde, figlio di Giovanni.

Il Lo Verde, comunque, non vuole pagare, e entrano in gioco gli Adelfio, come riferisce Nicchi al Rotolo:

Nicchi: ...ieri mi hanno chiamato Giannuzzu Adelfio, Franco Adelfio e c'era pure Salvuccio Adelfio
Rotolo: Eh!
Nicchi: Mi manda a chiamare per un discorso di Giannuzzu Lo Verde, perché avantieri ho avuto un discorso, prima gli ho parlato in un modo invece ultimamente gli ho parlato in un modo più pesante e l’ho fatto correre, gli ho detto: ora li voglio subito! ...

Gli Adelfio erano pronti a intercedere per il Lo Verde ma, ricevuta una adeguata spiegazione dal Nicchi cambiano idea:

Rotolo: Perché lui sarà andato a parlare con Giannuzzu, siccome è truffaldino e lestofante l’aveva convinto!
Nicchi: E Salvuccio, invece, neanche mi ha fatto parlare, io gli ho raccontato solo le cose come erano e Salvuccio poi gli ha pensato a tutte cose lui.

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Il viadotto Corleone

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sulla famiglia di Villagrazia.

A causa della sua posizione, i lavori per il viadotto Corleone nel luglio del 2005 hanno interessato la famiglia di Pagliarelli e quella di Villagrazia, richiedendo la collaborazione tra i vertici delle due famiglie.

La realizzazione delle principali opere é stata assegnata ad aziende vicine alla famiglia di Pagliarelli e in particolare l'edificazione delle strutture portanti e statiche di sostegno all'impresa riconducibile a Carmelo Cancemi, ritenuto molto vicino ad Antonino Rotolo. Ma dato che alcune delle opere erano da condursi nella zona di competenza di Villagrazia era necessaria l'autorizzazione preventiva del vertice di quella famiglia.

E' stata intercettata una discussione tra il Rotolo e il Cancemi su questo punto, dove, vista l'impossibilità di lavorare sul solo territorio di Pagliarelli ci si accorda per chiedere il permesso di usare un accesso da parte di Villagrazia:

Rotolo: Uhm, fai una cosa, ne parli con Salvino e gli dici che hai parlato con me, gli dici: mi ha detto vai a Grazia e vai a parlare con il signor Franco, gli dici che... il discorso di quest’impresa che è un impresa che ci parliamo noi, che c'è ci interessa a noi, gli dici, si devono fare questi lavori, gli dici, e si deve entrare pure di là, dice che ci sono i terreni, eventualmente abbiamo di bisogno di parlare con i proprietari dei terreni, cose, gli dici, glielo facciamo sapere a lei...
Cancemi: In poche parole dal lato di là le dico cos'è, si devono fare i fossi per loro fare poi... per riempire i pilastri...
Rotolo: E basta


Il Franco citato sarebbe Francesco Adelfio, responsabile per le relazioni esterne di Pagliarelli. Salvino sarebbe Salvatore Sorrentino, a cui sarebbe stata demandata la funzione di intermediatore.

Per velocizzare l'autorizzazione i due si accordano poi per usare una via più diretta, ricorrendo ai contatti tra Giovanni Nicchi e Salvatore Adelfio:

Rotolo: ... gli dici a Gianni che va a trovare a Salvuccio, al limite te lo presenta a te e poi...

Il Nicchi si dimostra molto efficente, come dimostra questa intercettazione:

Nicchi: ...ieri mi hanno chiamato Giannuzzu Adelfio, Franco Adelfio e c'era pure Salvuccio Adelfio
Rotolo: Eh!
(...)
Nicchi: Giovanni subito mi fa: "dagli un bacione da parte mia e cose, gli dici che per quanto riguarda l'autostrada, per quanto riguarda l'autostrada, al ponte, dice, va bene tutto il discorso per com'è." Risponde u zu Giannuzzu, il compare diciamo ...
Rotolo: Sì!
Nicchi: Mi fa: "però io ti dico una cosa, dice, onestamente io ho pure parenti che hanno pale, che hanno questo, che hanno quello, dice qualsiasi persona fosse venuta io gli avrei detto digli che non possono fare lavori di pale, di questo e di quello, dice, proprio perché per ora abbiamo tutte cose ferme!
Rotolo: Si, ma i lavori sono tutti da questa parte da noi!
Nicchi: "I miei parenti..." delle cose che mi diceva io lo facevo parlare, poi all'ultimo mi fa: "però siccome questi lavori sono a Pagliarelli, dice, io non voglio sapere niente, dice, sbrigatevi tutte cose voi e tutti gli altri dice, tanto Cancemi si sente dire che lavora dovunque!" (ride) Poi mi fa: "l’unica cortesia che ti chiedo e se mi fai sapere, dice, come siamo combinati? Pure per io dirlo!"


In cambio alla famiglia di Villagrazia andrà un tre per cento sull'importo dei lavori.

Rotolo: Digli a Giannuzzu, gli dici tu: "ci sarà messo da parte per i lavori il tre per cento!"
Nicchi: Ah, va bene!


Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Villagrazia-Santa Maria di Gesù

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sulla posizione degli Adelfio della famiglia di Villagrazia.

Il mandamento di Villagrazia - Santa Maria di Gesù comprende le due famiglie che ne costituiscono il nome, con una sensibile supremazia della famiglia di Santa Maria di Gesù (si veda la sentenza emessa dal GUP di Palermo in data 7 luglio 2006 contro Cosimo Vernengo e altri). Recentemente ci sarebbe stato un mutamento degli equilibri, e al vertice del mandamento sarebbe ora la famiglia di Villagrazia, rappresentata da Giovanni e Francesco Adelfio.

A giustificare questa idea ci sono le intercettazioni di conversazioni di Antonino Rotolo e Francesco Bonura. In particolare risulterebbe come Giovanni Adelfio sia legittimato a parlare per conto del proprio mandamento con i vertici degli altri mandamenti.

Tra le varie conversazioni riportate, c'é questa tra Gaetano Badagliacca, capo famiglia di Rocca Mezzo Monreale, e Antonino Rotolo:

Rotolo: Dimmi una cosa, tu a Giannuzzu Adelfio, a Franco Adelfio lo conosci?
Badagliacca: Si. Ma Giannuzzu Adelfio è capo mandamento di là?
Rotolo: No, regge lui!
Badagliacca: Regge lui, si, lui! E mi ha detto, dice...
...
Rotolo: Fai una cosa, ci vai… io a Giannuzzu gli ho mandato i saluti, però gli faccio parlare sempre a nome del pacchiuni, perché stava andando a finire e sta andando a finire che il mio nome ...
...
Rotolo: Dico, io a Giannuzzu qua non lo faccio venire, però a Franco l’ho fatto venire, ho un altro rapporto con Franco


Da notare che in questa conversazione si cita anche Giovanni pacchiuni Motisi in modo tale da far ritenere che le voci sulla sua morte siano infondate.

Dall'intercettazione di una conversazione tra Giovanni Adelfio e Giuseppe Gambino, si vede come i due parlino da pari a pari, l'Adelfio con rispetto per la lunga detenzione subita dal Gambino e quest'ultimo con una deferenza che pare implichi un maggior grado dell'Adelfio in cosa nostra.

Per spiegare come mai Giovanni Adelfio sia considerato superiore in grado a Francesco, nonostante quest'ultimo abbia avuto una storia mafiosa più importante, é utile questa intercettazione:

Bonura: (...)come siamo combinati in questa famiglia di Villagrazia? Come siamo combinati con loro?
Rotolo: Io questo te lo dico…
Bonura: No, no, tu mi devi dire se gli possiamo dare una mano, io ti posso dire che sono persone a posto!
Rotolo: Io te lo dico perché gli hanno dato... un mese fa, due mesi fa e ancora risposta non ne hanno portata, avevo mandato a chiedere di farsi dire... a quello Giannuzzu
Bonura: Non li conosco, qua ci sono molti (...), io conosco Franco, poi...
Rotolo: Si, si, per me Franco rimane sempre il migliore rimane, con tutti i... diciamo... quello spillo che gli hanno messo addosso allora quando lo hanno arrestato...


Salvatore Adelfio, figlio di Giovanni, terrebbe i contatti con le altre famiglie, in particolare con la confinante Pagliarelli. La sua rilevanza sarebbe dimostrata dalla vicinanza a Giovanni Nicchi, uno degli uomini più vicini a Rotolo.

Documentata é anche la sua vicinanza ad altri elementi di cosa nostra, quali Ignazio Traina e Gaetano D'Ambrogio.

Fonte: SOS Impresa