Padre Pio non protegge gli scissionisti

Altro colpo agli Amato-Pagano (noti anche come scissionisti).

Sette gli arresti, di cui cinque incensurati, nel corso di una brillante operazione di polizia condotta dai carabinieri del comando operativo di Napoli.

Sequestrati circa 400 chili di varie sostanze stupefacenti, per un valore stimato di 15 milioni, e qualcosa come 250.000 Euro in contanti, gli incassi di due giorni di spaccio in quella piazza.

Scoperto un appartamento a Mugnano dove presumibilmente si coltivava cocaina - evidentemente un tentativo di rompere il monopolio dei narcos sudamericani.

Sequestrate anche numerose armi che erano state occultate sotto la statua di Padre Pio nella piazzetta del lotto G di Scampia.

Evidenziato uno schema per vendere panetti di cocaina "taroccati", che venivano fatti passare per originali puri sudamericani, mentre sarebbero stati tagliati al 50%. Uno tra i trucchi usati per ingannare gli acquirenti era quello di mettere un etto di cocaina pura all'estremità del panetto, la parte utilizzata per prendere gli "assaggi".

Qui a seguire il servizio di sky sulla vicenda:


Altre fonti: corriere, repubblica

Arresto di Paolo Rosario De Stefano

Paolo Rosario De Stefano, latitante dal 2005, inserito nell'elenco dei trenta a massima pericolosità, é stato arrestato il 17 agosto 2009.

A tradirlo é stata la scelta di passare le vacanze a Taormina con la moglie e le tre figlie. Era l’ultimo latitante di spicco dei De Stefano, noti per la guerra di mafia negli anni '80 che li ha visti assieme ai Libri contrapposti agli Imerti-Condello. La guerra sarebbe stata scatenata dalla pretesa di Nino Nano feroce Imerti di assumere il controllo di Reggio Calabria.

Paolo Rosario era reggente dei De Stefano dal dicembre scorso, quando era stato arrestato suo cugino Giuseppe De Stefano. Tra l'altro ha assunto il cognome De Stefano solo dal 2002, prima era Caponera, in seguito al riconoscimento della paternità da parte di Giorgio De Stefano, una delle vittime della sanguinosa guerra di mafia di cui sopra, come pure il fratello Paolo che ne fu la prima vittima. I due erano considerati i capi storici della famiglia.

Da notare che il De Stefano aveva una carta d'identità falsa rilasciatagli da un Comune del reggino.

Fonti: la stampa, rainews24, secolo XIX, repubblica

Old Bridge: Salvatore Emanuele Di Maggio

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sulla posizione di Salvatore Emanuele Di Maggio.

Secondo Francesco Scrima della famiglia di Porta Nuova facevano parte del mandamento di Boccadifalco anche Giuseppe Di Maggio, uno dei quattro fratelli di Rosario Sariddu Di Maggio, padre di Salvatore Emanuele e pure "i figli di Rosario Di Maggio, che so essere tutti uomini d’onore. Pur non avendoli mai conosciuti personalmente so che uno di loro è medico". Il Salvatore Emanuele é, per l'appunto, figlio di Rosario e medico.

Anche Francesco Di Carlo, della famiglia di Altofonte dichiarava che: "Io conosco tre figli di Rosario: uno che fa il medico... faceva il medico, che è cosa nostra; l'altro che è cosa nostra e l'ultimo che era un ragazzo un po', mi sembra... non vorrei dire la frase handicappato, non so, almeno così mi sembrava. Il padre me l'ha presentato pure come cosa nostra"

Angelo Siino, parlando di Salvatore Emanuele Di Maggio, figlio di Sariddu, ha dichiarato: "Il Di Maggio ha costituito, in quanto medico, un importante riferimento per i problemi sanitari. Io l'ho conosciuto all’interno della fattoria di Bellolampo intorno alla fine degli anni '70. ... L'ho rivisto insieme ad un Di Maggio detto -'u figghiu da za' lena- che mi venne indicato come capo della famiglia di Torretta."

Giovanni Mazzola, della famiglia di Montelepre, dichiarava: "da Torretta poi conosco io, il dott.Totò Di Maggio, che sarebbe il figlio del... del vecchio patriarca, ma non era di Torretta però suo... cioè loro sono di Torretta, però suo padre a quanto pare era reggente... era un capo mandamento comunque, -Sariddu- Di Maggio ... Il figlio, dunque tutti e tre figli di -Sariddu- Di Maggio, sono tutti e tre uomini d’onore, ritualmente presentatimi, cioè Totò il Medico, il Cardiologo, Calogero E Santino mi pare che l’altro si chiama, tutti e tre, sono tutti e tre uomini d’onore, poi c'era il cognato pure, ma questo è morto, -'u Varbazza- il vecchio..."

Dalla lettura dei pizzini scambiati tra Provenzano e Lo Piccolo si legge di "Totuccio il dottore figlio di Sariddu di Maggio", che viene citato in maniera da risultare di pari livello a Giovanni Marcianò, capofamiglia di Boccadifalco, e a cui viene affidato un incarico di assoluta responsabilità.

Del Totuccio dottore parla anche Vincenzo Brusca, qui intercettato in un colloquio con Luigi Davì.

BRUSCA: Totuccio il dottore o Totuccio Lo Piccolo?
DAVÌ: Totuccio Lo Piccolo!


Da cui si deduce che il ruolo del Totuccio dottore era tale da poterlo confondere con il Lo Piccolo.

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Giovanni Inzerillo al vecchio mulino

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sulla posizione di Giovanni Inzerillo.

Giovanni Inzerillo é figlio di Salvatore Totuccio, che era capo mandamento della famiglia di Passo di Rigano-Boccadifalco e componente della commissione quando venne ucciso nell'81 durante la guerra di mafia.

Contatti tra Giovanni, suo cugino Giuseppe, ed esponenti mafiosi sono già stati evidenziati dai procedimenti penali Grande Mandamento e Gotha. Inoltre Giovanni era in affari con il cugino Alessandro Mannino, arrestato nell'operazione Gotha in quanto appartenente alla famiglia di Passo di Rigano.

Viene considerato un elemento di prova per l'associazione mafiosa di Giovanni Inzerillo la sua partecipazione alla riunione di esponenti di cosa nostra tenuta l'11 agosto 2003 nella pizzeria Al vecchio mulino, in località Torretta, in un giorno di chiusura al pubblico.

Venivano identificati tra i partecipanti i seguenti appartenenti alla famiglia di Carini: Vincenzo Pipitone, Antonio Pipitone, Angelo Conigliaro, Giuseppe Lo Duca, Giuseppe Passalacqua, Gaspare Pulizzi e Antonino Di Maggio.

Si sottolinea che il Pulizzi é stato poi arrestato nel novembre 2007 insieme a Salvatore Lo Piccolo, Sandro Lo Piccolo e Andrea Adamo.

Tra gli altri partecipanti identificati si indicano:
  • Salvatore Plauzio, noto per precendenti di danneggiamento e reati contro la persona;
  • Matteo Inzerillo, indicato da Gaspare Mutolo come affiliato alla famiglia di Passo di Rigano. Arrestato nel 1988 durante operazione Iron Tower in quanto gravemente indiziato di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti;
  • Alessandro Mannino: indicato come uomo d'onore della famiglia di Passo di Rigano;
  • Giovanni Mannino, fratello di Alessandro, ha precedenti per traffico di sostanze stupefacenti;
  • Antonino Lombardo, indicato come uomo d'onore della famiglia di Montelepre, ha precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso ed omicidio. Coinvolto nell'operazione Acquario 2, condannato a sei anni e sei mesi di reclusione, è stato scarcerato nel luglio 2002.
  • Antonino Pipitone, figlio di Angelo Pipitone, noto mafioso di Carini, oltre ad essere nipote di Giovan Battista e di Vincenzo Pipitone, e anche di Antonino Di Maggio;
  • Filippo Di Maggio, più volte notato in compagnia di noti mafiosi, è nipote di Mattea Mannino, cugina diretta di Salvatore Lo Piccolo;
  • Giacomo Raccuglia, fratello di Rosario, non è certa la sua presenza alla riunione, risulta vicino a Giovanni Angelo Mannino che é stato arresto nell'operazione Iron Tower;
  • Francesco Franco 'u nivuru Inzerillo, più volte indagato e condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e pe affiliazione a cosa nostra, cugino di Salvatore Totuccio Inzerillo, ritenuto uomo d'onore della famiglia di Passo di Rigano;
  • Ferdinando Gallina, allevatore.
E' ritenuta inoltre probabile la presenza di Giuseppe Inzerillo, figlio di Santo, ucciso nella guerra di mafia; Calogero Caruso; Calogero Emanuele Mannino e il padre Giovanni Angelo Mannino che é zio di Giovanni e Giuseppe Inzerillo.

Oggetto della riunione é stato la pace imposta da Salvatore Lo Piccolo a riguardo di screzi tra le famiglie di Carini e Torretta, nati da furti di bestiame e una disputa tra i Pipitone e i Gallina. La presenza di elementi della famiglia di Passo di Rigano é dovuta al fatto che la famiglia di Torretta é parte di quel mandamento e che Vincenzo Brusca é personalmente legato a Francesco Inzerillo, essendone il compare. Non é stata chiarita la ragione della presenza di elementi della famiglia di Montelepre, se non per gli ottimi rapporti con la famiglia di Carini.

É chiaro comunque che tutte le famiglie presenti sono vicine al Lo Piccolo che:
  • era reggente del mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale, a cui appartiene anche la famiglia di Carini;
  • é originario di Torretta, e manterrebbe rapporti profondi con la locale famiglia;
  • si era appoggiato per un periodo nel 1999 alla famiglia di Passo di Rigano per la sua latitanza.
Pare dunque che il motivo comune a tutti i partecipanti fosse l'appartenenza al mandamento di San Lorenzo o un legame nei confronti del Lo Piccolo.

Dunque la presenza di Giovanni Inzerillo viene assunta dagli investigatori come prova della sua associazione a cosa nostra e della sua vicinanza al Lo Piccolo.

Il Rotolo non é molto contento di questa situazione e infatti viene intercettato mentre parla di questo avvicinamento degli Inzerillo ai Lo Piccolo in modo piuttosto preoccupato: "noialtri non è che possiamo dormire a sonno pieno perché nel momento che noi ci addormentiamo a sonno pieno può essere pure che non ci risvegliamo più"

Rotolo non gradisce molto neanche che Vincenzo Marcianò, capomandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, non sia sulle sue posizioni, ma deve accettare il suo comportamento in quanto appartenente ad una famiglia influente: "se questo non fosse stato un Marcianò il discorso sarebbe stato diverso [...] io lo considero scemo, non gliene posso... perché se lo considero scaltro ..."

Giuseppe Sansone lamenta che sono stati proprio loro a proporlo come capomandamento: "Noi altri abbiamo deciso questa cosa perché pensavamo che era.. quanto di meglio, diciamo, in quella piazza c’era, mi sono spiegato? Però non pensando che purtroppo è uscita fuori quella vena truffaldina che purtroppo ha dentro, lui è un truffaldino."

Il Rotolo esprimeva le sue preoccupazioni nei confronti degli Inzerillo anche ad altri, come ad esempio nel corso di una conversazione con Michele Olivieri di Pagliarelli, intercettata nel settembre 2005: "...perché, Michè, non è che ci possiamo scordare... perché se questi prendono campo ci scippano le teste a tutti"

In particolare il Rotolo mostrava di temere Giuseppe Inzerillo, unico figlio maschio del Santo Inzerillo morto per lupara bianca nell'81, che in effetti era stato segnalato per le sue frequentazioni di elementi della famiglia di Passo di Rigano, come Alessandro Mannino, Giovanni Sirchia, e Tommaso Cipriano. Altre volte era stato notato in compagnia di Matteo La Barbera, nipote di Michelangelo La Barbera; ed era stato anche segnalato insieme a Giovanni Sirchia, Giuseppe Spatola e Giovanni Massa.

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Chi ha ucciso gli Inzerillo

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sugli omicidi di Pietro e Antonino Inzerillo.

L'11 gennaio 2005 si preparava l'arrivo di Rosario Sarino Inzerillo in Italia. Francesco Franco Bonura, Vincenzo Enzo Marcianò e Calogero Caluzzu Mannino sono intercettati mentre parlano di questo fatto e della possibile prossima scarcerazione di Masino, ovvero Tommaso Inzerillo, sottocapo della famiglia di Uditore, cugino di primo grado di Totuccio Inzerillo, di Sarino e di Franco 'u truttaturi, fratello di Francesco, Franco 'u nivuru, in effetti, che venne in effetti scarcerato da Pagliarelli il 5 ottobre 2005.

Il Bonura dice: "Masino ora me lo metto a fianco, attenzione, te lo dico io il perché, l’abbiamo garantito, ci siamo stati vicini, se lui... se io me lo metto accanto... ma accanto in che senso, gli leviamo un po’ di spazio... perché questo è servito per una causa giusta..."

Il Mannino gli fa notare che Nino Rotolo si sarebbe opposto, ma Bonura dice che "no, Nino per lui non può dire no, come nessuno ..." perchè "il discorso resta in famiglia". Inoltre Masino "ha fatto un azione che solo lui l'ha potuta fare".

Dunque Masino, pur essendo un Inzerillo era da considerarsi vicino ai corleonesi per qualcosa che aveva compiuto ai tempi della guerra di mafia. Nino Rotolo, nonostante ciò, diffidava di lui.

I tre vengono nuovamente intercettati il 26 maggio successivo e Mannino sottolinea nuovamente che "Nino ce l’ha con Masino".

Il 30 agosto vengono interecettati Antonino Nino Rotolo e Antonino Cinà. Si parla di Masino, e Rotolo dice "Gli fece la base al fratello di Totuccio, per salvarsi lui, perciò vedi che uomo, ah", "in America... gli hanno fatto fare il cambio" ovvero, é passato dalla parte dei corleonesi. Rotolo accenna a Pietro Inzerillo e Cinà chiosa: "quello che hanno trovato nel bagagliaio".

Il 21 aprile 2006 in una conversazione con Giuseppe Sansone il Rotolo dice: "Avantieri è venuto Franco Bonura e mi ha detto che per Natale doveva scendere Francuzzu, io sono saltato in aria e gli ho detto: 'minchia è una camurria!' [...] Gli ho detto 'Franco ma che dobbiamo fare? Deve andare a finire che gli devo far tirare una revolverata e la finiamo?' [... ] nell’occasione ha preso e mi ha infilato il discorso di Masino. Dice 'lo sai ora deve uscire Masino [...]' 'Da me!? Perché tu non lo sai cosa si deve fare con Masino? A Masino [...] Dice 'no [...] perché ce ne andiamo tutti in galera!' 'Perché ce ne dobbiamo andare tutti in galera? E poi, vedi che preferisco andarmene in galera e non nella cassa! Poi, se tu te ne vuoi andare nella cassa io non sono d’accordo con te!' [...] Gli ho detto: 's'è venduto il suo sangue e a noi... e tu pensi che ha riguardi per noi? Questo, gli ho detto, è un cane!'"; e poi chiarisce ancor meglio: "poi c’è un’altra cosa: ma a questo ce ne possiamo avere fiducia? Ha preso il fratello di suo padre, glielo ha portato e glielo ha fatto affogare e a suo cugino gli ha sparato lui... fiducia ne possiamo avere?"

Il 9 agosto 2005 si parla tra il Rotolo e il Bonura della posizione di Filippo Casamento. Il Bonura dice che "Il Casamento so che è a posto [...] perché ha fatto una cornutiata [...]", "per poi mangiarcelo però", controbatte il Rotolo. Ovvero il Casamento sarebbe da considerare passato ai corleonesi in quanto avrebbe fatto un servizio a loro, ma Rotolo dice che il fatto non sarebbe bastato a "ripulirlo" e andava eliminato lo stesso. "Totò Riina", continua il Rotolo, "in camera caritatis si diceva proprio questo: 'dove deve andare? Appena viene ce lo mangiamo, con la mattinata facciamo colazione, chi ci deve avere fiducia a questo?"
Il Bonura insiste sul fatto che il Casamento avrebbe pagato consegnando altri ai corleonesi: "Ma si è salvato perché gli ha portato il mangi... in pasto ai porci", ma Rotolo ribadisce: "E allora cosa sto dicendo... allora cosa sto dicendo? Si è salvato a condizione che o tu o io!!" Dunque comunque non sarebbe affidabile.

L'attendibilità delle dichiarazioni intercettate sul ruolo del Casamento e di Masino Inzerillo sarebbero proporzionali al calibro di chi le fa. Rotolo e Bonura sono considerati esponenti di primo piano dei corleonesi.

In particolare, il Bonura era, insieme al cognato Salvatore Buscemi uno degli affiliati al mandamento di Boccadifalco – Passo di Rigano, a capo del quale era Salvatore Inzerillo, che passarono ai corleonesi tradendo i Bontate-Inzerillo e vennero premiati da Riina, il Buscemi diventando capomandamento al posto di Salvatore Inzerillo, e il Bonura diventando capofamiglia di Uditore al posto di Giuseppe Inzerillo. Questo spiega forse perchè per il Bonura il tradimento di Casamento andasse considerato come prova di fedeltà ai corleonesi.

Il tutto poi si incastra bene con le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, come questa di Gaspare Mutolo, resa nel 1992:

"Cosa nostra di Palermo ha sempre avuto un ruolo centrale e sovraordinato rispetto a tutte le altre provincie della Sicilia ed anche rispetto a cosa nostra americana.
[...] dopo l'omicidio di Stefano Bontate e di Totuccio Inzerillo, gli esponenti di cosa costra americana si preoccuparono di chiedere a cosa nostra di Palermo delle direttive a cui attenersi.
[...] Dopo l'omicidio di Inzerillo, John Gambino venne a Palermo e, accompagnato da Rosario Naimo, uomo d’onore della famiglia di Cardillo che però viveva negli USA, si presentò a Rosario Riccobono [...].
Il Gambino riferì, appunto, di essere stato inviato da Paul Castellano, allora capo della sua famiglia, perché il Castellano era preoccupato e desiderava delle direttive.
Allora il Riccobono, accompagnato da me personalmente, si recò alla Favarella per riferire questa richiesta a Michele Greco.
Questi disse a Saro di attendere un giorno e di ritornare l'indomani. Nel frattempo, poiché Gambino aveva chiesto al Riccobono se si poteva fare qualcosa almeno per salvare la vita al vecchio padre di Totuccio Inzerillo, Giuseppe, il Riccobono prese l'iniziativa di telefonare negli USA allo stesso Giuseppe Inzerillo, utilizzando un numero datogli dal Gambino.
[...] A Giuseppe Inzerillo il Riccobono chiese notizie su Tommaso Buscetta [...]. Il senso della richiesta era che, se Giuseppe Inzerillo avesse fornito queste informazioni, agevolando così la ricerca di Masino, avrebbe dimostrato buona volontà ed avrebbe potuto salvare se stesso ed i suoi figli.
Nel corso di questa telefonata, Giuseppe Inzerillo confermò che si incontrava talvolta con Masino, ma soggiunse che negli ultimi tempi quest'ultimo era diventato guardingo e non si faceva più vedere.
L'indomani sera, il Riccobono e Totuccio Micalizzi ritornarono alla Favarella e lì ebbero le direttive da trasmettere a John Gambino. L'ordine era di uccidere tutti gli 'scappati', cioè tutti coloro che si erano rifugiati negli USA, essendo già seguaci di Bontate e di Inzerillo.
Questa direttiva fu rispettata anche negli USA, tant'è che furono lì uccisi Pietro Inzerillo, fratello di Totuccio, ed inoltre uno zio o un cugino di quest'ultimo, che era lì capo-decina, oltre ad altre persone colà residenti
"

Questa invece é parte di una dichiarazione resa da Calogero Ganci nel luglio 1996:

"... quando un uomo d’onore decide di emigrare - lo stesso si fornisce di una 'lettera di passaggio', cioè una vera e propria lettera di presentazione, scritta, che viene inviata dal capo famiglia siciliano a quello americano. Tra gli uomini d’onore americani ricordo di avere conosciuto tale Saro Naimo, che venne nel 1982-83 in Sicilia. Ricordo che vi fu un incontro in contrada Inserra [...]. Il Naimo ci informò che i parenti dell'Inzerillo - dopo che questi era stato ucciso - si erano trasferiti in America, e ci chiese cosa doveva fare nei loro riguardi. In quel caso erano presenti Salvatore Riina, Giacomo Giuseppe Gambino, Antonino Madonia, Gaetano Carollo, mio padre Raffaele Ganci, Giuseppe Buffa, Mariano Tullio Troia, ed io stesso. La decisione fu di chiedere agli americani di sopprimere i parenti dell'Inzerillo."

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Gli omicidi degli Inzerillo

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa al pregresso sugli omicidi di Pietro e Antonino Inzerillo.

Intercettazioni ambientali di Antonino Rotolo e Francesco Bonura accertebbero la responsabilità di Tommaso Inzerillo e Filippo Casamento per gli omicidi di Pietro e Antonino Inzerillo, avvenuti nel 1981 negli USA.

Il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè descrive in modo considerato attendibile la guerra di mafia che é sullo sfondo di questo episodio.

Alla fine degli anni '70, Stefano Bontate e Totò Inzerillo monopolizzavano il traffico di droga e gestivano gli affari più lucrosi di cosa nostra. Ma "inizia un'avanzata da parte di Corleone, in modo particolare di Liggio, Riina e di Bernardo Provenzano", oltre a Giuseppe Liggio "che per un periodo di tempo degli anni Ottanta ha rivestito un ruolo importante". I corleonesi si sviluppano, oltre che nel palermitano, "a Catania [...] anche a Caltanissetta e anche a Trapani".

Necessariamente si crea un contrasto tra i due schieramenti:

"un periodo di contrasti molto fondati e molto importanti tra [...] il gruppo di Stefano Bontade [...] e il gruppo dei corleonesi. Sottopongono questo gruppo degli Inzerillo e dei Bonta a continui logorii [...] il tutto mirante appositamente a mettersi nelle mani tutto quello che il gruppo avverso ai corleonesi hanno nelle mani e come ho detto in modo particolar dal traffico degli stupefacenti".

Si notano due modi diversi di intendere la mafia, i corleonesi van più per le spicce:

"i corleonesi fanno fatti [...] lo Stefano Bontà si limita a delle minacce verbali. Non capiscono che le chiacchiere non servono e quelle vengono da un periodo che hanno fatto e portato avanti sempre [...] Quando cercano di reagire ormai è troppo tardi".

La reazione sarebbe un incontro fissato da Inzerillo e Bontate per Totò Riina, che avrebbe dovuto essere in realtà una trappola. Il fatto viene documentato da diverse fonti, oltre al Giuffré si indicano Giovanni Brusca e Salvatore Cancemi. Riina non si presenta, e i suoi emissari hanno modo di capire che "era un appuntamento appositamente creato per uccidere Salvatore Riina e Pippo Calò". Il Calò avrà modo di riferirsi a questo scampato attentato dicendo a Giuffré: "Io sono vivo per miracolo".

Immediato contrattacco di Riina che inizia "la vera e propria caccia a tutti gli avversari dei corleonesi". La prima vittima é Giuseppe Piddu Panno, capo mandamento di Bagheria/Casteldaccia:

"Non a caso cioè era stato eliminato perché ritenuto una delle persone più pericolose e [...] vicino a Stefano Bontade. Nel più profondo silenzio è stata tramata questa strategia di eliminazione a partire appositamente da Pannu Giuseppe, perché appositamente ritenuta una delle persone più importanti della zona dentro cosa nostra".

Vengono poi eliminati Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo; quindi Gigino Pizzuto, capo del mandamento di Castronovo di Sicilia in quanto molto vicino al Bontate.

Carmelo Colletti, rappresentante di Agrigento che non aveva gradito il cambio di capo della Commissione regionale da Michele Greco a Salvatore Riina, viene ucciso e sostituito da Giuseppe Di Caro; Catania passa da Giuseppe Calderone, che viene eliminato, a Nitto Santapaola; A Caltanissetta si uccide Giuseppe Di Cristina per lasciare spazio a Piddu Madonia.

In questo quadro di eliminazione dei personaggi visti dai corleonesi come pericolosi o lontani da loro va vista l'eliminazione dei due Inzerillo in America. Vediamo una comunicazione delle autorità statunitensi:

"... rinvenimento del cadavere di Pietro Inzerillo jr., nato il 07/12/1949 a Palermo, ritrovato il 15.1.1982 in un portabagagli di una macchina.
Il 14.01.1982 un funzionario di Polizia del New Jersey, è stato inviato all'hotel Hilton di Mount Laurel a seguito di una telefonata anonima di una persona dell’età di 40 – 50 anni con accento straniero, che ha riferito che in una macchina di colore parcheggiata nell’area di parcheggio dell’albergo, era stata messa una bomba.
Il funzionario di Polizia ha localizzato una macchina rossiccia [...] registrata a nome del ristorante Joe Pizza [...]. Questo ristorante è gestito da Erasmo Gambino [...] Il funzionario di Polizia si è messo in contatto telefonico con il proprietario del ristorante Joe Pizza ed ha parlato con Ernesto Sicilia, noto anche come Bruno Sicilia [...]
Il 15.1.1982, Sicilia, accompagnato da Mario D’Alfonso, assistente dell’avvocato Avena, ha ricevuto il permesso dalla Polizia di impossessarsi dell’autovettura Mercury sopra citata.
[... ]Dopo aver aperto l’autovettura, Sicilia ha trovato una pistola sotto il pianale dell’autovettura, sul sedile anteriore al fianco del guidatore. Il Sicilia si è allarmato di questo rinvenimento ed ha ispezionato il portabagagli dove ha scoperto il cadavere congelato di Pietro Inzerillo jr.

Descrizione della vittima:
  • Nome: Pietro Inzerillo
  • Razza: Bianca
  • Sesso: Maschile
  • Altezza: 170 cm. circa
  • Peso: 75 kg. Circa
  • Capelli: Neri
  • Occhi: Castani
  • Data di nascita: 07/12/1949
  • Luogo di nascita: Palermo (Sicilia) Italia
  • Moglie: Urso Giacoma
  • Residenza: 4, Logan Drive, Cherry Hill, New Jersey.
Interessi d’affari:
  1. A.W. Aspin Construction Company Inc., 5425 Marlon Pike, Pennsauken, New Jersey.
  2. Commonwealth Contractors and Evelopers Inc., 5425 Marlon Pike Pennsauken, New Jersey.
  3. Genova Pizzeria, 132 Cuthbert Road, Audubon, New Jersey.
Soci in affari:
  1. Giuseppe Gambino, nato il 9.1.1946 a Palermo.
  2. Rosario Gambino, nato il 1.12.1942 a Palermo.
  3. Erasmo Gambino, nato il 26.4.1926 a Palermo.
  4. Giovanni Gambino, nato il 22.8.1929 a Palermo.
  5. Antonio Inzerillo, nato il 8.10.1929 a Palermo.
  6. Francesco Badalamenti, nato il 18.8.1957.
  7. Salvatore Mannino, nato il 29.10.1945 a Palermo
Il corpo era completamente coperto, con le mani ammanettate dietro, polso con polso con la parte della chiave in su.
Il corpo era congelato ed era duro come una roccia, eccetto per le parti dove presentava le ferite.
L'autopsia preliminare indicava che la vittima era stata colpita sei volte probabilmente con una pistola calibro 9 mm, due colpi al collo, uno al centro della gola, uno sul labbro, parte destra, un colpo sulla parte destra della testa all’altezza della tempia ed uno al centro della testa sulla parte frontale.
Una banconota di 5 dollari è stata trovata nella bocca della vittima e due banconote da un dollaro sotto il bacino.
[...]Il loro domicilio è situato nelle vicinanze dell'abitazione di Giuseppe Rosario ed Erasmo Gambino, che sono sospettati di essere trafficanti di eroina come lo era la vittima.[...]
... il giorno 2.2.1982, Anna Gambino in Inzerillo, nata il 7.12.1939 a Palermo, ha denunciato la scomparsa del marito Antonio, nato l’8.10.1929 a Palermo [...] l'ultima volta che ha visto Antonio (il marito) era il 19.10.1981 quando egli ha lasciato l'abitazione [...] Antonio è lo zio della vittima Pietro Inzerillo ed è considerato come una persona molto potente.
Non è chiaro il motivo dell’uccisione dell'Inzerillo Pietro Jr., anche se egli era coinvolto con il traffico di eroina a livello internazionale

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Il rientro degli Inzerillo

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sui contrasti in cosa nostra sul rientro degli Inzerillo.

La commissione provinciale aveva sancito negli anni ottanta il divieto di permanenza sul territorio italiano per la famiglia Inzerillo, ma alcuni esponenti di questa famiglia collaborarono coi corleonesi durante la seconda guerra di mafia, permettendo in questo modo l'eliminazione di altri esponenti dello schieramento perdente. Inoltre la misura stessa era interpretata con una certa elasticità, lasciando modo agli Inzerillo di tornare talvolta in Italia, secondo misure determinate caso per caso. A Francesco Franco 'u truttaturi Inzerillo, ad esempio, venne permesso il rientro in quanto espulso dagli Stati Uniti per tre anni, mantenendo una certa flessibilità anche dopo la fine di questo periodo.

Al contrario il rientro di Rosario Sarino Inzerillo a fine 2004 fu più problematico. I suoi tre fratelli, Totuccio, Santo e Pietro, erano stati uccisi nel giro di poco più di sei mesi nella guerra di mafia.

Il timore di vendette associato al riconoscimento delle potenzialità degli Inzerillo, soprattutto del trentenne Giuseppe Inzerillo, figlio di Santo, fece dichiarare l'opposizione al rientro a Antonino Rotolo. D'altra opinione Salvatore Lo Piccolo, Vincenzo Brusca, capo della Torretta, e altri che si sentivano più legati alle famiglie della cosa nostra americana.

Vincenzo Marcianò ha detto a Francesco Bonura che il Brusca aveva scritto direttamente a Provenzano, mentre il Lo Piccolo aveva chiesto a lui chiedendogli di insistere con Bonura e Provenzano per dichiararsi a favore del rientro degli Inzerillo scappati. Lo Piccolo avrebbe detto di non voler perdere la faccia con i suoi contatti americani, lasciando intendere che aveva già speso il suo nome per la vicenda.

Bernardo Provenzano si manteneva su una posizione intermedia, dimostrandosi possibilista ma senza fare in realtà una scelta. Lo scopo del Provenzano sarebbe stato quello di evitare di portare la situazione alla rottura, causando forse una nuova guerra di mafia.

Interessante documento una lettera di Provenzano in cui chiede informazioni sulla vicenda, sembrando possibilista, ma mantenendo un certo distacco.

In una lettere successiva il Provenzano prende atto dell'ostilità del Rotolo (NN.RO.) e invita alla cautela.

Il Lo Piccolo arriva a proporre l'arruolamento degli Inzerillo, con lo scopo di portare nuova linfa nella cosa nostra siciliana, colpita pesantemente dalle indagini di polizia "Siamo arrivati al punto che siamo quasi tutti rovinati, e i pentiti che ci hanno consumato girano indisturbati. Purtroppo ci troviamo in una situazione triste e non sappiamo come nasconderci"

Dopo l'arresto di Provenzano il Lo Piccolo scrive questo pizzino, che ritiene così importante da meritarsi la notazione "da conservare", come promemoria della situazione, rimarcando la posizione negativa di Rotolo e sostenendo che Provenzano fosse dalla sua parte.

I viaggi in America vanno interpretati nell'ottica di una trattativa, dove Nicola Mandalà rappresentava Provenzano, Giovanni Nicchi il Rotolo, nei contatti con Pietro Inzerillo, nipote di Francesco 'u nivuru e Tommaso Inzerillo, e suo cognato Frank Calì dei Gambino. Il Lo Piccolo, vicino alle famiglie di Torretta, di Passo di Rigano e di Carini, risultava naturalmente vicino agli interessi della cosa nostra americana.

La avversione del Rotolo agli Inzerillo é giustificata dal pericolo di uno sbilanciamento degli equilibri a favore dei Lo Piccolo. Inoltre temeva una possibile vendetta, come disse, intercettato, a Michele Oliveri: "Michè, non è che ci possiamo scordare... perché se questi prendono campo ci scippano le teste a tutti".

Gli Inzerillo sentono questa tensione, a cui si somma quella degli organi di polizia, e decidono probabilmente di cambiare le loro strategie. Come disse Francesco 'u truttaturi Inzerillo ai nipoti Gianni e Pino: "qua c'é solo d'andare via.. e basta.. se non fai niente devi pagare, se fai devi pagare per dieci volte", "qua futuro non ce n'é, mi dispiace è una bella terra, futuro non ce n’è", "se tu vuoi un po' di pace, te ne devi andare fuori, non dalla Sicilia, ma dall'Italia, se bastasse solo la Sicilia, te ne andresti al nord, va bene apposto.. appena però tu ti metti in contatto con una telefonata, pure con tua madre o con tua sorella, o con tuo fratello, tua nipote.. già sei sempre sotto controllo, te ne devi andare proprio tu.. non più in Italia, ma da tutta l'Europa... perché ormai è tutta una catena e catinella.. te ne devi andare in sud America.. centro America.. Stati Uniti.. come lo vuoi chiamare centro America.. e basta.." .

Segue un riferimento su quanto la normativa che permette la confisca di bene ai mafiosi sia un provvedimento che funzioni molto bene: "anche se hai ottant'anni, se ti devono confiscare le cose lo fanno... solo perché magari sei amico di.. perché conoscente di... quindi la migliore cosa e quella d'andarsene... basta essere incriminato per l’art.416 bis, automaticamente scatta il sequestro dei beni... cosa più brutta della confisca dei beni non c’è"

Fonte: SOS Impresa

Old Bridge: Viaggi in America

Dai documenti DIA relativi all'indagine Old Bridge, parte relativa alle risultanze emerse sui viaggi del 2003/2004 di esponenti mafiosi in America.

Dalle indagini relative alle operazioni Grande Mandamento e Gotha hanno mostrato l'inspessirsi delle relazioni tra cosa nostra americana, soprattutto per quanto riguarda le famiglie Inzerillo e Gambino, e cosa nostra siciliana, soprattutto le famiglie di Villabate, di Torretta e di Passo di Rigano.

Si é raccolta documentazione su viaggi di esponenti mafiosi siciliani in America:
  1. 26 novembre al 7 dicembre 2003, New York: Nicola Mandalà, Villabate, e Giovanni Nicchi, Pagliarelli;
  2. 23 dicembre 2003, New York: Giuseppe Inzerillo e Salvatore Greco;
  3. 22 gennaio 2004, Toronto: Filippo Casamento e Giovanni Inzerillo;
  4. 18 marzo 2004, New York: Nicola Mandalà e Ignazio Ezio Fontana, Villabate.
Le partenze sono state preparate da incontri e contatti telefonici da esponenti mafiosi di varie famiglie, in particolare una tra i vertici di Torretta, Carini e Passo di Rigano.

(1) prima della partenza, Mandalà e Nicchi hanno incontrato più volte Alessandro Sandro Mannino, Franco Inzerillo e Matteo Inzerillo, di Passo di Rigano, Vincenzo Marcianò, di Boccadifalco, e Salvatore Sorrentino, della Roccella. Si stima quindi che lo scopo del viaggio fosse concludere l'acquisto di una grossa partita di droga per conto di più famiglie mafiose. Questo fatto spiegherebbe anche come mai le donne dei due mafiosi, Tiziana Messina e Rossana Addotto, siano partite tre giorni dopo.

Dalle intercettazioni telefoniche si evince che le donne fossero comunque al corrente di quel che stava succedendo. In una telefonata il Mandalà spiega alla Messina per che motivo lui, col Nicchi, debba passare da Milano (per comprare due chili di cocaina), mentre lei sarebbe andata direttamente a Palermo:

Mandalà: Oggi ho perso due chili di coca... micidiale!
...
Mandalà: ... poi ora, la prossima settimana, ci mando qualcuno a prenderla
Messina: E com'era?
Mandalà: Buona! ...era infatti per come era arrivata!
Messina: Pura è? Cioè due tiri e poi non ne hai fatto più?


E le spiega come le spese non lo preoccupino poi tanto, dato che i soldi non sono i loro:

Messina: Sì però io non capisco 'sta cosa, se lui per esempio ha speso di più?
...
Mandalà: Anche perché non sono soldi nostri tanto... per cui non è che domani...
Messina: Sì, ma dico per una prossima volta... è possibile che poi ognuno la prossima volta si mette i soldi in tasca e quelli che deve spendere, spende!
Mandalà: Non sono problemi tuoi, non sono problemi tuoi...
Messina: Ma a me da fastidio che quello deve spendere soldi che possono essere anche tuoi
...
Mandalà: Ma non sono soldi nostri! ... già te lo spiegato dieci volte!
Messina: Quanto hai speso tu per questi?
Mandalà: Non lo so!


(3) la meta finale era New York, dove Filippo Casamento s'é ricongiunto alla sua famiglia, mentre Giovanni Inzerillo ha incontrato suo cugino Giuseppe Inzerillo, con cui é tornato a Palermo. La prima parte del viaggio pare sia servita per avere incontri riservati con mafiosi lì residenti come Michele Modica e Michele Marrese.

(4) stessa struttura del primo viaggio, numerosi incontri preparatori che coinvolgono Mandalà, Fontana e Giovanni Nicchi, Salvatore Sorrentino e Salvatore Alfano, reggente della Noce. Da una intercettazione al Mandalà si evince che il traffico a cui si sono associati i soggetti indagati é di proporzioni notevoli: ("... ora la prossima settimana ne arrivano uno, due chili... ne sono arrivati a loro cinquecento... io me ne faccio prendere altri dieci ... e me la faccio mettere da parte ...")

Rientrato da questo viaggio, il Mandalà si incontrò più volte con Francesco Pastoia, ai tempi boss di Belmonte Mezzagno, e con Giovanni Nicchi. Nicchi e Mandalà il 1° settembre 2004, si recarono presso l’abitazione di Antonino Rotolo.

Il Mandalà era stato incaricato dal Pastoia di gestire i messaggi tra Bernardo Provenzano e i capi famiglia palermitani, usando pizzini o con incontri diretti, come nel caso di Rotolo.

Il Nicchi é molto vicino al Rotolo, al punto che questo lo chiamava "figlioccio".

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Mario Cusimano e Maurizio Di Gati chiariscono lo scenario. Dice Cusimano: "In Venezuela vi era un progetto di Nicola Mandalà e Nino Rotolo per realizzare un grosso carico di cocaina a 5 mila euro al chilo, al quale era interessato anche Ezio Fontana". Mentre il Di Gati ha riferito commenti di Gerlando Messina, il boss latitante di Porto Empedocle, che avrebbe detto che gli Inzerillo "stanno cominciando a camminare... hanno possibilità di grosse quantità di droga" e che avrebbero ottenuto grazie a questa loro capacità la possibilità di rientrare a Palermo.

Durante i loro viaggi americani, tutti i mafiosi siciliani citati hanno avuto contatti con Pietro Inzerillo e Francesco Frank Calì, noto trafficante di droga dei Gambino di New York. Frank Fappiano, collaboratore dell'FBI, ha riferito già nel 1999 il Calì gli era noto come wiseguy (uomo d'onore) e che l'arresto di John e Joe Gambino portò Jackie D'Amico nella struttura di comando dei Gambino, lasciando la posizione di capo decina della 18° strada a Brooklyn al Calì. Nel 2002 Micheal Di Leonardo, che prima di passare a collaborare con l'FBI era stato tra i capi della famiglia Gambino, dichiara di aver discusso degli affari di famiglia col Calì.

Fonte: SOS Impresa

Premesse all'operazione Old Bridge

Seguono le considerazioni della Direzione Distrettuale Antimafia sulle premesse alle indagini compiute nell'ambito dell'operazione Old Bridge.

Il fatto che cosa nostra siciliana, in particolare le famiglie della provincia di Palermo, e cosa nostra americana, in particolare i Gambino di New York, siano tornate ad avere importanti rapporti é stata evidenziata da:
  • l'operazione Grande Mandamento, che ha portato tra l'altro al fermo di Angelo Tolentino il 25 gennaio 2005;
  • il procedimento penale n. 13030/03 R.G.N.R. che ha portato l'11 aprile 2006 alla cattura di Bernardo Provenzano;
  • l'operazione Gotha, che ha portato tra l'altro il 20 giugno 2006 al fermo di Antonino Rotolo.
Due i principali filoni di questi rapporti: da un lato cosa nostra palermitana avrebbe cercato contatti con gli Inzerillo–Gambino per stabilire connessioni con cosa nostra americana e migliorare la loro posizione nel traffico internazionale di stupefacenti; d'altro canto si é instaurata una trattativa per consentire ad alcuni appartenenti degli Inzerillo, tra i perdenti della guerra di mafia dei primi anni '80 esiliati negli Stati Uniti (detti anche gli scappati), di ritornare a Palermo.

Le operazioni suddette sono scattate quando le due organizzazioni mafiose non avevano ancora ottenuto risultati definitivi, e hanno causato uno stravolgimento a causa della cattura di Bernardo Provenzano e di gran parte dei vertici palermitano, come Antonino Rotolo, Antonino Cinà e Francesco Bonura, ed esponenti degli Inzerillo, come Tommaso, Francesco (del 1955) e Francesco Inzerillo (del 1956).

Le indagini sugli Inzerillo sono continuate nel Progetto Pantheon (collaborazione con FBI), usando intercettazioni e lettere sequestrate in occasione della cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Le principali famiglie palermitane identificate come interessate alle dinamiche evidenziate sono quelle di Brancaccio, Pagliarelli e Villagrazia di Palermo.

Old Bridge é nata dalla collaborazione con le strutture investigative statunitensi come molte altre importanti operazioni, tra cui:
  • Pizza Connection, sviluppata tra Italia, USA, Svizzera, Francia e Spagna;
  • Iron Tower, sviluppata tra USA (New York, New Jersey, Pennsylvania e Virginia), Santo Domingo e Italia (Mombaruzzo e Palermo);
  • Busico, sviluppata tra USA (New York e New Jersey), e Italia (Bagheria, Taranto, Napoli e Sarno);
  • Lasima, sviluppata tra USA (California e New Jersey), ed Italia (Palermo, Calabria e Campania);
  • Adamita-Romano, sviluppata tra USA (New York), e Italia (Palermo, Napoli e Roma).
New York é considerato il punto focale delle attività criminose su cui si é indagato in queste operazioni. Le famiglie newyorkesi dei Gambino e, in misura minore, dei Bonanno controllavano la maggior parte del mercato dell’eroina della costa orientale. I clan siciliani avevano un'appoggio a New York, in collaborazione con gli americani.

Pizza Connection

L'indagine partì da una intercettazione telefonica nell'aprile 1981, in cui si parlava di un sequestro di persona che avrebbe implicato Vittorio Mangano, legato ai Gambino, ai Fidanzati e ai Bonanno. L'epilogo dell'operazione nel febbraio 1983 mostrò il legame di personaggi come Gerlando Alberti, Tommaso Buscetta, Giuseppe Bono, Michele Zasa e soprattutto Gaetano Badalamenti e numerose società operanti nel nord Italia, soprattutto a Milano.

Per mezzo di Giuseppe Bono vennero identificate anche numerose attività di copertura al traffico di droga negli Stati Uniti.

Iron Tower

Avviata nel 1988 contro gli Inzerillo-Gambino-Mannino, prese spunto dall'indagine italiana Barretta del 1986 che individuò tra Carini e Torretta un canale del traffico di droga fra Italia e Stati Uniti.

Negli Stati Uniti si individuò una struttura mafiosa in Brooklyn diretta dai fratelli Giuseppe e Giovanni Gambino. In Italia venne evidenziata la posizione di rilievo di Francesco Franco 'o nivuro Inzerillo che, pur in soggiorno obbligato a Mombaruzzo (AT), coordinava un traffico di droga in cui l'eroina andava dalla Sicilia agli Stati Uniti, mentre la cocaina viaggiava in senso inverso.

Si scoprì inoltre una base operativa mafiosa nella Repubblica Dominicana dei palermitani Gambino-Inzerillo-Spatola.

Lasima

Indagine sviluppata inizialmente su presunti camorristi insediatisi in California, per focalizzarsi su Alfredo Spavento, risultato vicino ai Gambino-Inzerillo-Spatola di New York. Una ulteriore indagine dell'FBI su Spavento colpì inoltre una rete mista sudamericana-italiana di trafficanti di cocaina.

Lo Spavento non era personaggio di alta caratura ma costituiva il punto di connessione tra diversi traffici mafiosi. Le indagini su di lui portarono pure a sviluppare filoni investigativi sugli Spavento-Fiumara-Bernardo.

Ulteriori elementi di questa indagine andarono a connettersi con le risultanze dell'indagine Miceli-Adamita.

Busico

Sviluppata a Buffalo (stato di New York) e a Bagheria. Ha riguardato la famiglia Vella, di cui Leonardo Greco era a capo della cosca di Bagheria e Salvatore Greco é stato il principale condannato nel processo Pizza Connection. I due erano da tempo residenti negli USA ma avevano mantenuti solidi legami con Bagheria.

Adamita-Romano

Indagine del 1986 riguardante il ruolo dei fratelli Giovanni e Giuseppe Gambino come riferimento e coordinamento del loro gruppo mafioso in USA. In Italia questo portò ad approfondimenti sul ruolo dei fratelli Giovan Battista e Matteo Romano, di Gaetano Fidanzati e di Leonardo Lo Verde. Quest'ultimo i viaggi americani di elementi legati a Matteo Romano, in accordo con mafiosi americani come Salvatore Cracolici della famiglia dei Gambino.

Fonte: SOS Impresa