Cocaina dal Sudamerica

Primo grande sequestro di cocaina per quest'anno. La Guardia di Finanza Di Napoli ha sequestrato a Vado Ligure 250 chili della sostanza stupefacente nascosta dentro i fusti (opportunamente svuotati) di grandi piante tropicali che si fingeva fossero il vero oggetto del trasporto dal Sudamerica. Il valore sul mercato della merce sarebbe di circa 165 milioni di Euro.

A capo del gruppo camorrista che gestiva il traffico sarebbe stato Arturo Luglietto, 50 anni, figlio di Giovanni Luglietto noto per aver ospitato nella sua residenza in Paraguay il boss latitante Mario Fabbrocinio. Il figlio avrebbe mantenuto le amicizie paterne e, oltre ad essere a capo di una cosca vicina ai Fabbrocinio, avrebbe anche solidi rapporti con la delinquenza sudamericana, cosa che gli avrebbe permesso di stabilire una fruttuosa collaborazione con un cartello colombiano interessato a trovare un referente unico per l'esportazione di cocaina in Italia.

Per la movimentazione delle piante alla cocaina veniva utilizzata una società individuale (Vincenza Iovino, 77 anni, madre del Luglietto) paravento che dichiarava di occuparsi di import-export botanico.

Raffaele Iacomino, 51 anni, spedizioniere doganale, avrebbe fatto in modo di evitare controlli alle piante.

Hernando Nani Solis Ortiz, paraguayano, e Claudio Fabian Astorga, erano i referenti sudamericani del commercio.

Per il carico di questa volta, essendo necessaria una certa competenza in materia di movimentazione piante, il Luglietto aveva reclutato Francesco Longobardi, 32 anni, che con la sua azienda si sarebbe occupato della logistica per la modica cifra di un milione.

Arrestato anche Davide Luglietto, 18 anni.

Fonte: rainews24

Faida Scalisi - Santangelo Taccuni

Carmelo Chiaramonte, a capo degli Scalisi di Adrano, vicini ai Laudani, voleva utilizzare un'autobomba per eliminare Alfio Santangelo, capo dei Santangelo Taccuni vicini ai Santapaola.

L'operazione di polizia Terra Bruciata ha però bloccato l'iniziativa sul nascere, per mezzo di 27 ordini di cattura, di cui 2 ancora da eseguire.

I contrasti tra i due gruppi criminali sono nati in seguito alla rottura degli equilibri preesistenti che vedevano dividersi tra di loro il commercio della droga e il racket delle estorsioni.

L'inchiesta ha fatto luce anche su precedenti fatti di sangue tra le due cosche.

Fonte: agi, rainews24

Operazione Principe

Doppio colpo al clan dei casalesi. L'Operazione Principe ha colpito nuovamente la fazione dei Bidognetti-Setola con l'arresto del corrente reggente del clan, Michele Bidognetti, e col sequestro di beni per un valore stimato superiore a 5 milioni di Euro.

Michele Bidognetti é il fratello di Francesco cicciotto 'e mezzanotte Bidognetti, capo storico del clan, diventato leader dopo l'arresto di Giuseppe Setola, noto per essere considerato il mandante della strage di Castelvolturno.

Tra i beni sequestrati anche una villa intestata ad Assunta D'Agostino, convivente di Domenico bruttaccione Bidognetti, cugino di Francesco, dal 2007 collaboratore di giustizia, che il Setola aveva costretto a cedere ad un decimo del suo valore, in quanto non era tollerabile che restasse nelle mani di chi avesse tradito il clan.

Il video di La7 sull'operazione di polizia:


Un'altra operazione ha determinato l'emissione di tre ordinanze di custodia cautelare all'indirizzo di:
Luigi 'o 'ndrink Guida, 53 anni, all'epoca reggente dei Bidognetti, già detenuto
Luigi Grassia, 36 anni, già detenuto
Giuseppe Giusti, 37 anni, arrestato all'alba nella sua abitazione

I tre sono accusati di aver ucciso nel 2002 Nicola a vicchiarella D'Alessandro, all'interno di una faida tra le fazioni dei casalesi dei Tavoletta e dei Bidognetti.

Fonti: corriere, mattino, unità

Operazione Fox

Colpito il clan Cassotta, considerata quasi una 'ndrina della 'ndrangheta attiva nel nord della Basilicata, dall'Operazione Fox che ha portato alla notifica di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per:
  • Adriano Cacalano, 34 anni;
  • Alessandro Cassotta, 22 anni;
  • Alessandro D’Amato, 38 anni, che avrebbe abbandonato nel frattempo il clan, avendo tradito Marco Ugo Cassotta;
  • Giovanni Plastino, 31 anni;
  • Massimo Aldo Cassotta, 37 anni;
  • Riccardo Martucci, 59 anni, unico non ancora detenuto del gruppo.
Il clan Cassotta é impegnato in una guerra di mafia con i Delli Gatti, che ha portato ad una serie di omicidi nei due campi avversi. Qui viene documentato da sky l'ultimo episodio, l'omicidio di Bruno Cassotta, avvenuto l'ottobre scorso.

Fonti: Polizia di Stato, giornale lucano

Cosa nostra a Milano

Colpita un'organizzazione legata a cosa nostra attiva a Milano, scopo di essere di questo gruppo criminale era principalmente il commercio di droga da piazze estere a Palermo, a cui veniva abbinata una attività estorsiva.

Pare che sia uno schema standard per cosa nostra: i lavori su Milano vengono gestiti dalla delinquenza locale che hanno con la famiglia siciliana di riferimento solo un legame d'affari e, semmai, di indirizzo.

Il Pubblico Ministero Ilda Bocassini ha spiccato un ordinanza di custodia cautelare per:
  • Tommaso Lo Presti, detto il lungo, 45 anni reggente del mandamento di Porta Nuova a Palermo
  • Pietro D'Amico, 57 anni, noto alle cronache come boss della mala milanese attivo nel traffico di droga; e sul figlio Nicolò, 35 anni, a cui spettava la gestione degli acquisti di droga dalla Spagna
  • Luigi Bonanno, 66 anni, referente dei Lo Piccolo in Lombardia, responsabile per i traffici di droga dall'Olanda; e suo figlio Carlo, 42 anni, che pare si dedicasse con profitto alle estorsioni
  • Salvatore Cangelosi, 71 anni
  • Nicola Di Palo, 42 anni
  • Giovanni Di Salvo, 38 anni
  • Daniele Formisano, 35 anni
  • Filippo Mansueto, 47 anni
  • Marco Donato Paolino, 36 anni
  • Fabio Pispicia, 37 anni; e suo fratello Salvatore di 43 anni
  • Omar Ribaldo, 33 anni
  • Luciano Salzillo, 39 anni
  • Domenico Torbolino, 33 anni
Fonti: Polizia di Stato, agi

Strage di viale Lazio - sentenza

Giunge finalmente al termine la lunga vicenda processuale della strage di viale Lazio a Palermo, uno dei più sanguinosi episodi della prima guerra di mafia risalente agli anni 60.

Condannati all'ergastolo Totò 'u curtu Riina, mandante, e Bernardo zu Binnu Provenzano, esecutore, che per l'efferatezza dimostrata nell'occasione assunse anche il soprannome di Binnu 'u tratturi. Tutti gli altri responsabili dell'atto criminale sono nel frattempo morti.

Essenziale per giungere alla definizione delle responsabilità il contributo dei collaboratori di giustizia Gaetano Grado e Antonino Calderone, che hanno vicendevolmente confermato le rispettive deposizioni.

Il 10 dicembre 1969 il gruppo di fuoco creato per l'occasione fece irruzione negli uffici dell'impresa edile Moncada, con l'obiettivo di uccidere Michele Cavataio, detto il cobra, boss dell'Acquasanta, considerato colpevole di non rispettare i limiti imposti dalla cupola mafiosa.

Fu Provenzano a finire il Cavataio. Avendolo tirato per i piedi da sotto un tavolo dove era andato a finire dopo la sparatoria, si accorse che era ancora vivo, fece per sparagli con la sua mitraglietta che però si inceppò. Al tempo stesso il Cavataio fece atto di sparargli, ma aveva finito le pallottole. Il Provenzano lo colpì con l'arma e a calci in testa, nel tentativo di stordirlo, infine estrasse una pistola e lo finì con quella.

Altre vittime furono Giovanni Domé, custode degli uffici, Francesco Tumminello, Salvatore Bevilacqua, e Calogero Bagarella, parte del gruppo di fuoco, fratello del boss corleonese Leoluca Luchino e cognato del Riina.

Fonte: ansa

Operazione Hermes - sviluppi

Ulteriori dettagli sull'Operazione Hermes.

Renato Grasso sarebbe la figura chiave del giro di affari illegali legati al gioco legalizzato: videopoker, bingo, scommesse sportive erano utilizzate dalla camorra napoletana, dai casalesi e da catanesi Madonia per riciclare denaro sporco.

La struttura che legava la parte legale a quella malavitosa sarebbe stata pensata dal Grasso in concorso con Mario Iovine, dei casalesi. Luigi Vaccaro, anch'egli attivo nel business del gioco d'azzardo legalizzato, si sarebbe unito all'affare. Pare confermata la parte di Antonio Padovani quale referente dei Madonia.

Secondo Giuseppe Missi, già capo del clan dei Misso e poi collaboratore di giustizia, il Grasso avrebbe la copertura, oltre che dei clan camorristi per Napoli e dintorni (i Misso alla Sanità, i Mazzarella a Forcella, i Vollaro a Portici, i Cavalcanti nella zona flegrea, ...), anche della 'ndrangheta per la gestione dei suoi affari in Calabria.

I ventinove destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare sono:
  • Antonio Antonello Luciano, 44 anni; commercialista di società riconducibili a Vincenzo Maresca; azionista (con una quota simbolica) in Betting 2000, società sequestrata nel corso dell'operazione;
  • Antonio Ambrosanio, 54 anni; stroncato da un malore al momento della notifica dell'ordinanza cautelare;
  • Armando Esposito, 53 anni;
  • Carmine Vaccaro, 57 anni;
  • Carmine Grosso, 43 anni;
  • Ciro Rigillo, 51 anni; scampato lo scorso anno ad un grave attentato camorristico, considerato appartentente al clan Sorrentino-Sorprendente;
  • Francesco Ciotola, 30 anni;
  • Germano Acunzo, 42 anni;
  • Gianfranco 'o russo Maddalena, 39 anni; legato agli Iovine;
  • Giovanni Penniello, 55 anni; associato al clan Misso;
  • Giuseppe Capretti, 38 anni;
  • Giuseppe Melfi, 47 anni;
  • Luigi Cocozza, 48 anni; carabiniere, avrebbe fatto da talpa a vantaggio di Carmine Zagaria, fratello del superlatitante Michele;
  • Luigi Di Serio, 44 anni; carabiniere, avrebbe chiuso un occhio nei riguardi dei camorristi Nicola Schiavone e Sebastiano Ferraro;
  • Luigi Ferraro, 45 anni; fratello del consigliere regionale Udeur Nicola Ferraro;
  • Luigi Vaccaro, 56 anni; suo figlio Enzo, 32 anni; suo fratello Antonio, 44 anni;
  • Marco Carra Vibri, 27 anni;
  • Mario Rififì Iovine, 59 anni; nipote del Mario Iovine, boss dei Casalesi, ucciso in Portogallo 18 anni fa;
  • Massimiliano Brusciano, 42 anni;
  • Pietro Bruno, 44 anni; maresciallo, si sarebbe introdotto abusivamente nel server del Ros per acquisire informazioni a favore del Grasso;
  • Rosario Di Sarno, 33 anni;
  • Salvatore Caso, 44 anni;
  • Salvatore Iovine, 43 anni;
  • Salvatore Sposato, 50 anni;
  • Salvatore Vendemini, 50 anni;
  • Vincenzo Maresca, 52 anni; considerato il responsabile per i casalesi della gestione del gioco d'azzardo;
  • Vincenzo Pellegrino, 47 anni.
Fonti: repubblica, corriere, interno18

Operazione Gusto

Colpito duramente il clan camorristico di Antonio 'o savariello Giuliano, attivo a Poggiomarino, Terzigno, Trecase e a Scafati, dall'Operazione Gusto.

Diciassette ordini di custodia cautelare hanno colpito gli appartenenti del clan, tra cui il Giuliano stesso, un tempo considerato molto vicino a Mario 'o gravunaro Fabbrocino.

Le indagini sono partite nel 2005 quando l'assessore ai lavori pubblici di Poggiomarino subì un sequestro lampo da parte degli uomini del Giuliano, che lo portarono presso il loro boss al fine di piegarlo alle logiche camorriste.

Tra gli arrestati si segnala la figura di Gaetano Caruso, sergente maggiore dell'Esercito, che avrebbe partecipato a rapine in quanto affiliato al clan.

Sequestrati beni per un valore superiore ai 10 milioni di Euro.

Fonti: Repubblica, Mattino

Chi ha ucciso Michelangelo Stramaglia

Non é ancora chiaro chi abbia effettivamente sparato a Michelangelo Stramaglia ma le indagini di polizia stanno procedendo alacremente.

Sin dall'inizio gli inquirenti si mostravano dubbiosi sulla possibilità che si trattasse di un agguato mafioso da parte di una banda avversa al boss degli Stramaglia di Valenzano, a causa delle modalità non canoniche: un singolo colpo di pistola sparato a distanza ravvicinata.

Sarebbe stato invece un affiliato allo stesso clan mafioso, che avrebbe sparato al suo capo in seguito ad un diverbio tra i due.

Luigi Cannone, 51 anni, é stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento personale. Avrebbe infatti dichiarato di non essere stato presente al fatto, mentre sarebbe stato al fianco dello Stramaglia quando l'assassino ha colpito.

Fonte: repubblica

Operazione Atlantide-Mercurio

L'Operazione Atlantide-Mercurio, scattata nel gennaio scorso, ha positivamente influenzato le successive operazioni di polizia, come la Hermes e la Gheppio, rivelando inoltre dei retroscena che hanno chiarito la funzione dei Madonia all'interno degli equilibri mafiosi.

Gli indagati sono stati accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza mediante violenza e minaccia. Sono stati inoltre disposti sequestri preventivi per un valore di oltre quattro milioni di Euro.

Emersa in questa operazione la figura di Antonio Padovani a cui in questo caso é stata contestata la sua attività per conto dei Madonia presso i Monopoli di Stato, al fine di ottenere autorizzazioni per l'esercizio di attività nel settore delle scommesse sportive.

Gli arrestati:
Giovanna Santoro, 60 anni, moglie di Giuseppe Piddu Madonia
Maria Stella Madonia, 73 anni, sorella di Giuseppe Piddu Madonia
Carmelo Barberi, 49 anni, reggente dei Madonia a Gela
Ivan Angelo Barberi, 33 anni
Massimo Carmelo Billizzi, 33 anni
Nicola Casciana, 54 anni
Salvatore Rapisarda, 20 anni
Gaetano Palermo, 38 anni
Claudio Domicoli, 37 anni
Marco Alessandro Barbieri, 32 anni
Gianfranco Sanzone, 35 anni
Carmelo Vella, 45 anni
Settimo Montesanto, 47 anni
Paolo Palmeri, 42 anni
Pasquala Cappello, 53 anni
Carmelo Fiorisi, 48 anni
Giuseppe Lombardo, 74 anni
Giuseppe Palermo, 42 anni
Antonio Ruzza, 43 anni
Giuseppe Padovani, 56 anni
Alfonso Dario Renzo Caravotta, 37 anni
Nicola Liardo, 35 anni

Fonti: repubblica, la sicilia

Operazione Hermes

Sequestrati beni per un valore approssimativo di 150 milioni di Euro, 100 indagati, 29 arresti (tra cui 3 carabinieri) per reati come l'associazione per delinquere di tipo mafioso, l'estorsione, la truffa ai danni dello Stato, il riciclaggio di denaro sporco, la corruzione di pubblici ufficiali. Questi i primi risultati della Operazione Hermes che ha identificato una organizzazione criminale che controllava imprese nel settore dei giochi pubblici.

I principali gruppi mafiosi coinvolti sembrano al momento i camorristi casalesi, Misso e Mazzarella, e la famiglia mafiosa dei Madonia.

Sequestrate sale per il gioco d'azzardo in tutta Italia (Cassino, Milano, Cernusco sul Naviglio, Lucca, Padova, Brescia, Cologno Monzese, Cremona, Teverola, Frosinone) e anche Betting 2000, società che opera a livello nazionale nel settore delle scommesse sportive.

Le indagini sono partite dalla figura di Renato Grasso, noto per i suoi rapporti con i casalesi. I carabinieri arrestati avrebbero violato il segreto d'ufficio per favorire, tra l'altro, il Grasso e Nicola Schiavone, figlio del capo dei casalesi, Francesco Sandokan Schiavone, correntemente al 41bis. Altro nome emerso é quello di Antonio Padovani, referente dei Madonia, e già arrestato alcune settimane fa.

Fonte: corriere

Omicidio di Giuliano Cortese

Agguato a fucilate, poco fuori da Chiaravalle Centrale, contro la vettura di Giuliano Cortese, 48 anni, su cui viaggiava anche la convivente Inna Abramovia, 35 anni. I due avevano appena lasciato loro figlio all'asilo. La Abramovia é morta sul colpo, il Cortese poco dopo il ricovero in ospedale.

Il Cortese, che aveva precedenti per estorsione, spaccio di droga e detenzione abusiva di armi, sarebbe stato eliminato per contrasti tra bande rivali nel soveratese.

Fonte: ansa

Regolamento di conti nel casertano

Agguato di camorra a San Nicola La Strada, nel casertano, a restare colpito da tre colpi di pistola é stato Franco Cortese, 22 anni, figlio del pregiudicato Alfonso Cortese e nipote di Antonio "Tonino Carosone" Bruno dei Belforte.

Si pensa perciò che si tratti di un regolamento di conti tra bande rivali. Nella zona c'é una situazione piuttosto fluida, con i Belforte di Marcianise contrapposti ai Mazzacane e ai Piccolo Quaqquaroni, con i casalesi pronti ad approfittare delle contrapposizioni.

Fonti: adnkronos, eco di caserta

Milano capitale della mafia

Buon documento prodotto da la sette per il programma exit sugli affari della mafia in generale, e della 'ndrangheta in particolare, nel nord Italia.

Alcune dei punti salienti toccati:
A Genova le mafie sono presenti e attive, anche se non in modo riconosciuto, da decenni. "La mafia? A noi non risulta" si sente dire, da genovesi.
Ma "nella Maddalena il pizzo lo pagano" dicono se interrogati in anonimo.
Nei lavori cittadini i subappalti sarebbero ormai in mano alle organizzazioni mafiose.
Un commerciante, in anonimo, dichiara che gran parte delle attività commerciali sono in mano alle mafie. "Hanno quello che vogliono."

"Dall'89 in poi la 'ndragheta ha preso possesso di Milano e della Lombardia." dice un collaboratore di giustizia.
A Quarto Oggiaro il controllo del territorio é capillarmente in mano alla mafia. Mario Carvelli dei Carvelli di Cutro, arrestato l'estate scorsa era considerato il reggente della sua 'ndrina per Quarto Oggiaro.
Locali di 'ndrangheta (ovvero gruppi che hanno la capacità logistica di controllare il territorio) sono stabilite a Saronno, Buccinasco, Corsico, Giussano, ...
L'Ortomercato di Milano é un centro di riferimento per le mafie milanesi, dominano lì i Piromalli, i Morabito.
I profitti sono stati investiti, tra l'altro, in ristoranti, pizzerie, bar, luoghi ottimali per controllare il territorio.
Le mafie in Lombardia "Non sono più mafie in trasferta ... praticamente sono di casa."
Le indagini nei confronti di Giuseppe Pepè Onorato, hanno mostrato come 'ndrangheta e cosa nostra lavorino di comune accordo.
Giovanni Nicchi, 'u picciutteddu, vicino a Nino Rotolo, capomafia di Pagliarelli e considerato nemico dei Lo Piccolo, é stato certamente a Milano.
Ma anche nomi della Milano bene, come l'avvocato Paolo Sciumè, sono stati fatti in relazione alle mafie. Lo Sciumè avrebbe agevolato il trasferimento alle Bahamas di milioni di Euro provenienti dalle mafie.
Venti miliardi di Euro sono stati stanziati per gli appalti dell'Expò. Le organizzazioni mafiosi si stanno ristrutturando per approfittare della situazione.
Alla Confindustria lombarda tutto ciò non risulta.
Estate 2006 Seregno, operazione di polizia contro i Mancuso. Sequestrato l'arsenale.
Rocco Cristello, considerato affiliato ai Mancuso, eliminato 27 marzo l'anno scorso a Verano Brianza con 26 colpi di armi da fuoco.
Carmelo Novella ucciso a San Vittore Olona, nello scorso luglio.
San Giorgio su Legnano Cataldo Aloisio dei Farao, parente alla lontana del Novella, ucciso poco dopo.
Faide di 'ndrangheta combattute anche in Lombardia.
Infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni: "Il politico di turno ha bisogno di voti, é lui stesso che cerca l'uomo di rispetto, il mafioso"
A Buccinasco s'é riscontrata una vicinanza tra amministratori locali e mafiosi (Barbaro, Papalia). Si sono raccolti indizi di una mega tangente alla 'ndrangheta, un milione di euro, su lavori pubblici.
Ma "Buccinasco é una città dove si vive bene", dice il sindaco di Buccinasco.
"L'esistenza in Lombardia di un sistema centralizzato per la spartizione degli appalti pubblici tra cosche calabresi, una regia unica nei rapporti tra 'ndragheta e mondo imprenditoriale"
L'infiltrazione mafiosa é ormai sistema. "Io della mafia non ho mai sentito nulla", dichiara una signora lodigiana.
Intimidazioni con minacce di morte a un attore che ha fatto uno spettacolo satirico sulla mafia.

Operazione Ghibli

L'Operazione Ghibli é nata per interpretare la faida tra gli Arena e i Nicoscia. Le indagini sono partite nel 2004, in seguito all'omicidio del capobastone Carmine Arena, che venne finito a colpi di kalashnikov dopo che la sua auto blindata fu fatta saltare con un bazooka, e alle relative risposte degli Arena, che uccisero Pasquale Nicoscia Isola Capo Rizzuto e spararono in faccia a Domenico toro seduto Bevilacqua, capo di una banda di nomadi attiva a Catanzaro - che sopravvisse all'attentato ma accantonò le sue velleità di costituire un gruppo criminale slegato dal controllo delle 'ndrine dominanti.

Le indagini hanno raccolto prove considerate sufficienti per spiccare una ventina di ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi, estorsioni e riciclaggio.

Sono stati sequestrati inoltre beni per un valore stimato superiore ai 30 milioni di Euro, tra cui l'Hotel Corsaro di Isola Capo Rizzuto, recentemente ristrutturato usando 750.000 Euro provenienti dai fondi stanziati per la legge 488 (sostegno alle aree depresse).

Si é verificato come gli Arena abbiano pesantemente investito i proventi della loro attività delinquenziali in beni mobili e immobili in tutta Italia, particolarmente in Emilia Romagna - considerata dagli inquirenti il tradizionale terreno di espansione dei crotonesi - e a Milano

I destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare:
Fabrizio Arena, 29 anni
Giuseppe Arena, 47 anni
Giuseppe Arena, 43 anni
Nicola Arena, 27 anni
Pasquale Arena, 52 anni
Salvatore Arena, 50 anni
Luigi Francesco Colacchio, 46 anni
Saverio Friio, 42 anni
Luigi Gareri, 51 anni
Fiore Gentile, 48 anni
Francesco Gentile, 50 anni
Tommaso Gentile, 29 anni
Nicolino Gioffrè, 34 anni
Maurizio Greco, 29 anni
Nicola Lentini, 22 anni
Paolo Lentini, 45 anni
Giuseppe Lequoque 65 anni
Antonio Morelli, 58 anni
Luigi Morelli, 36 anni
Domenico Tolone, 49 anni

Fonte: ansa, sole24ore

Omicidio di Ciro Fontanarosa

Sembra sia stata un'esecuzione di stampo camorrista a chiudere la breve esistenza di Ciro Fontanarosa, stava infatti salendo in auto quando é stato avvicinato da due killer, giunti sul posto a bordo di uno scooter, che lo hanno abbattuto con numerosi colpi di pistola.

Il padre, Antonio Fontanarosa, legato ai Licciardi, era morto nel gennaio del 1999 nel corso di una tentata rapina all'ufficio postale di Secondigliano.

Fonte: repubblica

Omicidio di Michelangelo Stramaglia

Dovrebbe essere un episodio della faida tra i clan della Sacra Corona Unita Stramaglia - Di Cosola l'omicidio di Michelangelo Stramaglia, capo degli Stramaglia di Valenzano, anche se le forze di polizia mostrano i propri dubbi derivanti dalle modalità dell'esecuzione. Infatti a colpire é stato un singolo killer, munito di pistola, che ha freddato lo Stramaglia con un colpo all'addome.

D'altra parte non si può dimenticare che i Di Cosola hanno un conto aperto con gli Stramaglia, ai quali contendono il controllo del sud-est barese. Ricordiamo che a gennaio dell'anno scorso sono caduti a Valenzano Michele Buscemi, nipote dello Stramaglia, e Daniele Di Mussi. Per il fatto venne considerato responsabile Luigi Spinelli, che si costituì; e che in agosto venne ucciso Martino Salatino e ferito Domenico De Sisto, degli Stramaglia, da Antonio Foggetti e Giulio Marino, dei Di Cosola.

Lo Stramaglia era considerato vicino a Savino Savinuccio Parisi, boss del rione barese Japigia e considerato uno degli elementi di riferimento della malavita barese.

Fonte: ansa

Operazione Gheppio

Maurizio Saverio La Rosa, 40 anni, reggente della famiglia Emmanuello di Gela, e Maurizio Trubia, 41 anni sono stati arrestati nel corso dell'Operazione Gheppio, basata anche sulle rivelazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Barbieri, che ha rivelato che La Rosa aveva ricevuto l'ordine dal carcere da Crocifisso Smorta e Massimo Carmelo Billizzi di dare un esempio a chi si oppone alla mafia a Gela, uccidendo un qualche imprenditore tra quelli che hanno deciso di non pagare il pizzo, e magari anche il sindaco della città, Rosario Crocetta, sia per il suo essere simbolo di una coscienza anti-mafia sia, più concretamente, per il suo osatcolare le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, ed erano ormai pronti a colpire.

Carmelo 'u prufissuri Barbieri, sposato con la figlia del boss Carlo Domicoli, era considerato il reggente dei Madonia, fino al suo arresto nel gennaio scorso in seguito all'Operazione Atlantide-Mercurio. Ha dichiarato che la decisione di commettere quegli omicidi sarebbe stata presa sia per ricordare agli imprenditori quanto sia necessario pagare il pizzo sia per ristabilire la supremazia della cosca sul territorio.

Per ricostituire il potere degli Emmanuello a Gela, il La Rosa contava sugli aiuti degli esponenti mafiosi gelesi trasferitesi al Nord, tra Milano e Varese, in particolare il centro di riferimento degli Emmanuello al Nord sarebbe Busto Arsizio.

Gli Emmanuello lombardi dovevano mantenere la pressione sulle aziende siciliane che lavoravano al Nord, affinché pagassero il pizzo anche sui lavori fatti lì, e sarebbero stati richiesti di intervenire anche con un gruppo di fuoco per mettere in atto i piani omicidi a Gela.

Fonti: ansa, adnkronos, la stampa, repubblica

Domenico Condello

Con l'arresto di Pasquale 'u supremu Condello, nel febbraio dell'anno scorso, la guida della potente 'ndrina é passata sotto il controllo di Domenico Mico 'u pacciu Condello.

Nato il 4 novembre del 1956, è ricercato dal 1993 per omicidio, associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, rapina, armi, ed altro.

Deve espiare la pena dell' ergastolo.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Problemi della latitanza: Ha avuto due figli da Margherita Tegano, 41 anni, a cui non risulta ufficialmente sposato. Per evitare a lei una possibile imputazione di favoreggiamento, i figli sono stati riconosciuti dal nonno, Francesco Condello, di 78 anni.

Operazione Bilico - postilla

Un nuovo provvedimento delle forze dell'ordine a un anno e mezzo dallo svolgimento dell'Operazione Bilico. Beni per un valore approssimativo di un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati allo stiddaro Gaetano Morteo, 58 anni, e alla sua famiglia. Il Morteo, pregiudicato per associazione mafiosa, é noto per essere fratello di Francesco, considerato uno dei reggenti della stidda gelese.

L'Operazione Bilico portò nell'ottobre del 2007 all'arresto, oltre che del Morteo, di Michele Giuseppe Valenti, 52 anni, ai tempi incensurato, Nicolò Bartolotta, 54 anni, con precedenti per furto, estorsione, stupefacenti e associazione a delinquere, e alla notifica in carcere per Orazio Cosenza, 45 anni, pregiudicato per associazione a delinquere di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti, emissione di assegni a vuoto.

I quattro avevano utilizzato metodi mafiosi per ottenere per le loro ditte il monopolio di fatto del trasporto ortofrutticolo nel gelese. I fondi necessari per l'attività furono anche ottenuti grazie ai proventi del traffico di droga. Da notare che venne chiesto l'assenso a cosa nostra per l'operazione.

Fonte: agi

Operazione Star Wars - la sentenza

Il tribunale di Monza ha accolto le richieste di patteggiamento per:
Fortunato Stellitano, 4 anni
Giovanni Stellitano, 3 anni e 6 mesi
Giulio Bralla, 1 anno e 6 mesi

Rito abbreviato invece per Ivan Tenca, 10 anni.

I due personaggi di spicco della cellula malavitosa identificata dall'Operazione Star Wars, e considerata parte della 'ndrina Iamonte, sono Fortunato Stellitano e Ivan Tenca (noto per il fallito tentativo di omicidio ai danni di Domenico Quartuccio, esponente di una banda rivale) che hanno utilizzato aziende a loro riconducibili e l'appoggio di altri indagati (Ciccio Vasile e Fulvio Colombini) per spargere rifiuti altamente inquinanti nella zona.

Gli Iamonte hanno una lunga storia di infiltrazione nel territorio brianzolo. Il capobastone storico, Natale Iamonte, fu infatti mandato al soggiorno obbligato a Desio, dove replicò la struttura della 'ndrina originaria. Arrestato nel 93, ha passato il comando ai figli Giuseppe (arrestato nel 2005) e Vincenzo (tuttora latitante).

Fonti: Polizia Provinciale di Milano, Comune di Seregno

Operazione Bad boys - tutti gli arrestati

La lista completa degli arrestati nel corso dell'Operazione Bad Boys che ha smantellato una organizzazione mafiosa radicata tra il basso varesotto e l'alto milanese, di cui si é già parlato qui.

La cerchia interna, accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso:

Vincenzo Rispoli, nato nel 1962, capo del locale, nipote del capobastone Giuseppe Farao
Emanuele De Castro, nato nel 1968, responsabile della bacinella
Nicodemo Filippelli, nato nel 1971, responsabile del territorio
Mario Filippelli, nato nel 1973, capo della cerchia esterna
Luigi Mancuso, nato nel 1977, responsabile dei rapporti con la Calabria
Antonio Esposito, nato nel 1967
Antonio Benevento, nato nel 1974
Santino Longobucco, nato nel 1970
Pasquale Rienzi, nato nel 1968
Ernestino Rocca, nato nel 1974
Fabio Zocchi, nato nel 1962

La cerchia esterna, manovalanza per le azioni criminali, accusati di associazione per delinquere semplice e diversi reati tra cui rapina, estorsione, usura, riciclaggio, ricettazione, incendio, detenzione e porto abusivo di armi:

Carlo Avallone, nato nel 1955
Giulio Baracchi, nato nel 1966
Rosario Bonvissuto, nato nel 1973
Cataldo Casoppero, nato nel 1951
Mauro Castellotti, nato nel 1966
Nicola Ciancio, nato nel 1967
Fabrizio Cusinati, nato nel 1947
Agostino Dati, nato nel 1967
Daniele D’Apote, nato nel 1962
Savina De Masi, nata nel 1968
Moris Di Giulio, nato nel 1980
Orazio Donato, nato nel 1973
Domenico Filippelli, nato nel 1977
Pietro Filippelli, nato nel 1962
Stefano Giordano, nato nel 1967
Michele Lento, nato nel 1983
Antonella Leto Russo, nata nel 1977
Olindo Lettieri, nato nel 1969
Roberto Lomuscio, nato nel 1968
Michele Malena, nato nel 1980
Carmine Marino, nato nel 1943
Angelo Martines, nato nel 1976
Giovanni Molfese, nato nel 1975
Giovanni Battista Nardo, nato nel 1973
Rocco Palamara, nato nel 1958
Mario Pecora, nato nel 1938
Giuseppe Silvestre, nato nel 1986
Giuseppe Sozzo, nato nel 1975

Fonte: Varesenews

Operazione Bad boys

Smantellata una organizzazione di stampo mafioso attiva tra il basso varesotto e l'alto milanese, collegata alla 'ndrina Farao-Marincola, nota anche come il locale di Cirò, dal nome del paese di origine nel crotonese.

Diversamente da altre organizzazioni criminali colpite da recenti operazioni di polizia, questa mostra la caratteristica di essere un "ritorno al passato" come dice Manlio Minale, procuratore capo di Milano. Invece di puntare all'inquinamento della società civile, creando società all'apparenza legali ma guidate da logiche mafiose, il "locale di Legnano - Lonate Pozzolo", faceva rifermento ai paradigmi fondanti della 'ndrangheta: chiusura, rapporti parentali, estorsioni.

Centro delle attività era Lonate Pozzolo e l'operazione dei carabinieri s'é svolta soprattutto nella zona, con arresti anche a Busto Arsizio, Gallarate, alla Malpensa, a Legnano, nel Novarese, e anche fuori dalla zona di influenza del locale, nel Forlivese, a Roma, nel Casertano, nel Potentino e nel Crotonese.




Il locale era strutturata su due livelli: il cuore dell'organizzazione era costituito da elementi effettivamente collegati alla 'ndrangheta, che avevano specificatamente compiti direttivi. Al secondo livello, composto tipicamente da non affiliati, erano lasciato il lavoro sporco. Per questo motivo solo ai primi é stata imputata l'associazione a delinquere di tipo mafioso, i secondi dovranno rispondere invece di associazione a delinquere semplice.

Il razionale di questa divisione era il tentativo di diminuire i rischi di coinvolgimento in operazioni di polizia per i primi, e la necessità di reclutare manovalanza non considerata affidabile, vista l'espansione del mercato, tenendola però fuori dai circuiti decisionali.

Da notare che tra gli arrestati viene segnalato anche un operatore del 118, a dimostrare le capacità di infiltrazione di questa organizzazione mafiosa.

A capo del locale sarebbe stato identificato Vincenzo Rispoli, ristoratore di 47 anni, nipote del capobastone Giuseppe Farao.
La cerchia più interna sarebbe stata costituita da:
Nicodemo Filippelli, 37 anni, che avrebbe avuto la funzione di responsabile del territorio
Luigi Mancuso, 32 anni, responsabile dei rapporti con la Calabria
Emanuele De Castro, 41 anni, responsabile della bacinella (raccolta fondi per i detenuti).
Mario Filippelli, 36 anni, capo della cerchia esterna e del gruppo di fuoco.

Filippelli ha ricevuto l'ordinanza in prigione, essendo già stato arrestato per tentato omicidio insieme a Pasquale Rienzi, 41 anni, e Antonio Esposito, 31 anni.

Altri appartenenti alla cerchia interna sarebbero stati:
Antonio Benvenuto, 35 anni
Ernestino Rocca, 35 anni
Santino Longobucco, 38 anni
Fabio Zocchi, 47 anni, arrestato insieme a Mancuso a Saint-Vincent.

Le accuse variano dal tentato omicidio, rapine, usura, incendi, traffico di armi ed esplosivi e riciclaggio.

Fonti: adnkronos, corriere, repubblica

Arresto di Vincenzo Gallo

Sarebbe stato chiarito il retroscena che ha portato all'eliminazione di Davide Niniello De Simone dei Quaglia Quaglia, avvenuta nel gennaio dello scorso anno. Il De Simone venne ucciso in un agguato a quello che era il "Circolo dei pescatori" di Torre Annunziata, dove nel 1984 vennero uccisi 7 appartenenti ai Gionta in quelle che é ricordata come la strage di Sant'Alessandro.

E' stato infatti arrestato Vincenzo mezza pallina Gallo, 49 anni, reggente della cosca dei Gallo-Cavaliere, e cugino del boss Pasquale 'o bellillo Gallo, correntemente sottoposto alla vigilanza speciale e quindi impedito nelle sue funzioni di capoclan.

Avrebbe ordinato l'agguato che costò la vita al De Simone anche per per punirlo dello sgarro fatto da un suo parente che non aveva riconosciuto la bambina nata da una relazione sentimentale con una donna dei Gallo-Cavaliere.

Ma ci dovrebbero essere anche motivi di potere nella vicenda. I Quaglia Quaglia, infatti, sono un clan indipendente, considerato equidistante tra i Gallo-Cavaliere e i Gionta, in continua lotta per la supremazia a Torre Annunziata. Fino all'omicidio di Niniello, i Quaglia Quaglia avrebbero sfruttato la loro posizione per assumere un ruolo sempre più importante in termini economici e di influenza.

A margine della vicenda é stato pure spiccato pure un ordine di custodia in carcere per il già detenuto nipote di mezza pallina, Raffaele Gallo, 32 anni, per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Fonte: agi

Usura nel basso Pontino

Smantellata una piccola organizzazione criminale dedita all'usura, estorsione e riciclaggio nel basso Pontino.

E' stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a:
Alfonso 'o pagliarone Valentino, 49 anni, noto per la sua vicinanza ai casalesi
Michele Gargiulo, 50 anni, già in carcere
Grazia Castaldi, 43 anni, moglie del Gargiulo
Giuseppe Corbo, 33 anni

Sono stati posti agli arresti domiciliari:
Luigi Stravino, 37 anni
Antonio Di Francesco, 48 anni
Antonio Liberti, 44 anni

Sono stati inoltre sottoposti a sequestro preventivo due immobili, 6 autovetture, tra cui una Ferrari modello "F131" e conti correnti degli indagati, per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro.

Fonte: Questura di Latina

Operazione Artemisia

Il comune di Seminara, nel reggino, é stato il punto di partenza per l'Operazione Artemisia, volta a contrastare l'attività di alcune 'ndrine originarie del paese soprattutto i Gioffrè 'ndoli e i Caia-Laganà-Gioffré 'ingrisi (divisisi poi tra Caia-Gioffré e Laganà).

L'operazione si é sviluppata coinvolgendo anche le provincie di Asti, Brescia, Varese e Vercelli.




Questi i destinatari delle ordinanze di arresto:
Rocco Antonio 'ndolo Gioffrè, 73 anni, capobastone, già agli arresti
Antonino Bongo Gioffrè, 40 anni,
Vincenzo Gioffrè, 31 anni
Domenico Fantozzi Gioffrè, 29 anni
Saverio Bracco Laganà, 39 anni
Carmelo Caia, 36 anni
Vincenzo Mongolo Tripodi, 30 anni
Antonino Bonvespero Tripodi, 25 anni
Pietro Purcejaro Lombardo, 25 anni
Giuseppe Rosso Gioffrè, 25 anni
Concetta 'ngrisa Romeo, 55 anni
Domenico Mutareju Gioffrè, 30 anni
Vincenzo James Emma, 27 anni
Antonio Pittu Ditto, 26 anni
Pietro Mumù Santo Garzo, 50 anni
Donatella Garzo, 38 anni
Carmelo 'ncuzzato Romeo, 30 anni
Rocco Peppino-Bracco Laganà, 39 anni
Domenico Popò-Bracco Laganà, 38 anni
Domenica Mimma Caia, 32 anni
Giuseppina Pina 'a rizza Miceli Sopo, 28 anni
Giovanni Ursula Gioffrè, 45 anni
Domenico Cubuletta Ditto, 38 anni
Concetta Laganà, 44 anni
Michele Scimecco Scicchitano, 42 anni
Rocco Siberiano Gioffrè, 26 anni
Giuseppe Siberia Vincenzo Gioffrè, 61 anni
Fabio Giuseppe Gioffrè, 30 anni
Fortunato Garzo, 48 anni
Carmine Demetrio Santaiti, 55 anni
Carmelo Santaiti, 27 anni
Saverio Rocco Santaiti, 49 anni
Maria Teresa Teresa 'a bracca Schipilliti, 64 anni
Antonino Nuccio Schiavone, 61 anni

Fonte: sole24ore

Operazione Abisso 2

Due famiglie catanesi, storicamente rivali, si erano federate per gestire meglio il commercio e lo spaccio di droga (cocaina, hashish e marijuana) per una valore settimanale alla vendita sui centomila euro alla settimana. L'Operazione Abisso 2 le ha colpite con ordinanze di custodia cautelare in carcere a 35 tra i loro affiliati.

I Laudani mussi i ficurinnia e i Mazzei carcagnusi, gestivano congiuntamente l'affare, che prevedeva l'acquisto di droga da gruppi camorristici di Torre Annunziata e la sua rivendita a Catania, nella fascia ionica, e nel siracusano.

Destinatari delle ordinanze:
Sebastiano D'Antona, 27 anni, reggente dei Mazzei
Domenico Agosta, 32 anni
Paolo Aloisio, 21 anni, già agli arresti
Nazareno Anselmi, 32 anni
Giovanni Daniele Bonaventura, 26 anni, già agli arresti
Vincenzo Buccheri, 37 anni
Alberto Giammarco Angelo Caruso, 29 anni
Saverio Francesco Cristaldi, 40 anni
Sebastiano D'Antona, di 27 anni
Mario Di Mauro, 29 anni
Vincenzo Esposito, 25 anni
Giovanni Giuffrida, 66 anni
Andrea Grasso, 22 anni
Marco Judica, 26 anni
Ottavio Judica, 28 anni
Francesco Nicotra, 30 anni
Antonio Pappalardo, 31 anni
Gianluigi Antonino Partini, 22 anni
Alessandro Giuseppe Raimondo, 36 anni
Carmelo Riso, 39 anni
Santo Santonocito, 24 anni
Carmelo Massimo Tomasello, 38 anni

In Campania sono stati arrestati:
Vincenzo Esposito, 25 anni
Maria Marino, 40 anni
Nicola Percuoco, 52 anni

Sono stati disposti gli arresti domiciliari per:
Giuseppe Laudani, 26 anni, reggente dei Laudani, già detenuto per altra causa
Alfio Castorina, 47 anni
Giuseppe Di Blasi, 33 anni, detenuto per altra causa
Antonino Fosco, 27 anni, detenuto per altra causa
Maurizio Tomaselli, 40 anni, detenuto per altra causa
Salvatore Rinaudo, 27 anni
Natale Sciuto, 31 anni

Fonte: agi

Operazione Red Moon - Luna Rossa

Cinque gruppi camorristi si erano alleati per gestire meglio l'importazione e lo spaccio di droga (eroina, cocaina, marijuana e hashish):

Il gruppo che faceva riferimento a Luigi Giggino 'o luongo Aliberti, prima vittima della faida di Secondigliano, che controllava la zona 167 di Scampia.

Il gruppo che era controllato da Fulvio Fulvietto Montanino, a cui é attribuito l'omicidio dell'Aliberti e che era considerato molto vicino a Cosimo Di Lauro e che, probabilmente proprio per questi motivi, cadde sotto i colpi degli scissionisti, attivo in via Bakù, zona 'a campa, sempre a Scampia.

Il gruppo che aveva come referenti Vincenzo Bocchetti, Vincenzo Sacco e Gaetano Manzo, attivo a San Pietro a Patierno e a Casoria.

Il gruppo di Vincenzo Mattera, attivo in Fuorigrotta e Agnano.

Il gruppo che era diretto da Gennaro Catalano, vicino ai Contini, ucciso nel febbraio 2007, attivo ai Ponti Rossi.



Il tutto é cominciato con indagini sull'attività di Tommaso Boccia e Carmine Dentano, che risultò tenessero i contatti tra diverse organizzazioni criminali italiane e straniere. Da questi si sono individuati un numero di consumatori/spacciatori di sostanze stupefacenti, come Vincenzo e Antonio Rinardi (padre e figlio), Carlo Panebianco e Antonio Napoli.

In seguito sono emersi rapporti tra questi ed esponenti del clan Di Lauro, del clan Licciardi e dell'alleanza di Secondigliano, che hanno portato ad identificare i gruppi dediti al commercio di stupefacenti, sopra indicati.

fonte: virgilio

Operazione Viola - parte seconda

Seconda raffica di arresti all'interno dell'Operazione Viola che aveva già colpito nel gennaio scorso.

Ad essere colpiti sono i clan nigeriani della cosiddetta "camorra nera" installata a Castel Volturno, nel casertano. 62 gli indagati per reati che variano dall'associazione finalizzata alla tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù, lo sfruttamento della prostituzione, al traffico internazionale di stupefacenti.

Le indagini hanno dimostrato le capacità di sviluppare connessioni internazionali di questa nuova camorra, che ha mostrato ramificazioni in Italia e all'estero. Tra l'altro s'é verificato come queste cosche abbiano contatti diretti con i narcos colombiani.

In collaborazione con la Polizia olandese s'é fatto luce un traffico di donne che arrivavano ad Amsterdam per via aerea e venivano poi instradate nel mercato della prostituzione in Italia, Francia e Spagna. Il traffico di donne veniva abbinato a quello di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina ed eroina.

Fonte: corriere

Arresto di Ciro Mauriello

Ciro Mauriello, 42 anni, é stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino mentre cercava di imbarcarsi, con un documento falso, su un aereo per Malaga, in Spagna. Con se aveva qualcosa come 5000 Euro in contanti.

Era latitante dal 2006 e deve scontare una condanna a 6 anni e 7 mesi di reclusione per detenzione di armi da fuoco e concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Mauriello appartiene agli Amato-Pagano, prima noti come "scissionisti", considerati i responsabili dell'inizio della sanguinosa guerra di mafia, detta faida di Secondigliano, che iniziò nel settembre 2004.

Fonte: reuters

Operazione Rebus - parte seconda

Nel novembre dello scorso anno, l'Operazione Rebus ha colpito i Madonia. E' stato infatti acclarato che Salvatore Salvo Madonia, capo del mandamento di Resuttana, continuava ad esercitare la sua influenza su Palermo, nonostante fosse al carcere duro del 41 bis.

In carcere finì Mariangela Di Trapani, 40 anni, moglie del Madonia, che approfittava dei colloqui per scambiare col marito pizzini e mezze parole che servivano per mantenere il collegamento con Salvatore Lo Piccolo e altri mafiosi.

Arrestato anche Aldo Madonia, 44 anni, fratello del boss, unico del clan non essere in galera in quanto sembrava slegato alle attività di famiglia. Intercettazioni avrebbero mostrato che, in realtà, le seguiva.

Arrestati anche Michele Di Trapani, 65 anni, zio di Mariangela; Massimiliano Lo Verde, 27 anni; e Vincenzo Sgadari, 46 anni.

Inoltre si sequestrarono anche beni per 15 milioni di Euro.

Le intercettazioni, oltre a chiarire come potesse il Madonia continuare a dialogare con l'esterno, hanno anche fornito elementi su altre indagini.

Sarebbe infatti emerso un retroscena sulla morte di Giovanni Bonanno, reggente per Resuttana fino al 2007, che sarebbe stato eliminato non solo per un motivo prettamente economico (pare facesse la cresta sul pizzo), ma anche per una questione di onore (pare dicesse in giro che l'ultimo figlio del Madonia, nato quando lui era già in carcere, fosse di altri).

Ma gli arresti di novembre non hanno esaurito l'attività di polizia, che si é concretata oggi con altre cinque notifiche di ordinanza di custodia cautelare in carcere all'indirizzo di Giuseppe Piddu Madonia, detenuto per l'omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, Antonino Madonia, detenuto per gli omicidi di Pio La Torre e di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Salvatore Madonia, di suo cognato Nicolò di Trapani e Giuseppe Guastella, entrambi parte del gruppo di fuoco di Leoluca Bagarella.

Si é accertato che fino al giorno della sua morte, nel marzo 2007, fu Francesco Madonia a capo della cosca, nonostante fosse anch'esso al 41 bis. Si é anche tracciata una lista dei reggenti di Resuttana, a partire da Giovanni Bonanno, a cui sono seguiti Diego Di Trapani e Salvatore Genova, tutti designati da Antonino Madonia, in accordo con Salvatore Lo Piccolo.

Si sono raccolti elementi a carico di Mariangela Di Trapani, che avrebbe cercato di convincere un collaboratore di giustizia a ritrattare la sua testimonianza, e che sarebbe stata un elemento forte nella gestione degli interessi del clan.

Fonti: corriere, repubblica

Venti percento

Giovanni Gianni Nicchi, 'u picciutteddu, reggente del mandamento di Pagliarelli, a ventisette anni considerato uno dei boss emergenti di cosa nostra, come già segnalato in questo post, pensava di creare un fondo di sostegno per i detenuti e le loro famiglie.

Il sostegno ai mafiosi detenuti é una delle attività canoniche della mafia, quello che c'é di nuovo nella iniziativa del picciutteddu é che si pensava di creare un fondo condiviso, alimentato dagli introiti di tutte le famiglie con una specie di tassa del 20%.

Repubblica cita una lunga intercettazione del 22 novembre scorso, in cui Ludovico Sansone, 'u zu Ludovico, boss del Brancaccio, arrestato lo scorso marzo, parlava con Giuseppe Scaduto, capomandamento di Bagheria, arrestato lo scorso dicembre nell'ambito dell'Operazione Perseo, parlavano della faccenda.

Sansone sembra più in linea con Nicchi, Scaduto meno, anche se entrambi mostrano la la loro perplessità. "c´è qualche famiglia che ha più bisogno" dice lo Scaduto, "Io gli dovrei dire: Signor Nicchi, io sono in difficoltà ora, datemi aiuto. Vediamo cosa mi rispondono, noi siamo più in difficoltà di te" ribatte il Sansone.

Lo scopo del Nicchi sarebbe quello di imporre la sua guida agli altri boss, che sembrano piuttosto riluttanti ad accettare il ragazzino come capo di tutti i capi, nonostante la situazione non sia rosea "Se non si aggiustano i discorsi qua, Resuttana, San Lorenzo, succede danno".

E poco dopo sarebbe arrivata l'Operazione Perseo a sconvolgere ancora di più le acque con i suoi 95 arresti.

Giustizia lenta

Non sono state ancora depositate le motivazione della sentenza di primo grado del processo. Per questo motivo vengono scarcerati 22 condannati a varie pene detentive in seguito ai risultati della Operazione Eclissi, che aveva colpito duramente lo scorso anno il clan barese degli Strisciuglio.

Gli Strisciuglio hanno la loro roccaforte nel quartiere San Pio di Bari. Nonostante sia in carcere da molti anni, il boss indiscusso sarebbe ancora Domenico Mimmo "la luna" Strisciuglio.

Il processo, celebrato con rito abbreviato, si era concluso il 16 gennaio 2008 con la condanna di quasi tutti i 161 imputati.

Tra i rilasciati si segnalano:
Gianluca Corallo
Luigi Schingaro
Natale Cucumazzo
Raffaele Abbinante
Tommaso De Giglio
Vito Valentino

Fonte: repubblica

Arresto di Sandro Capizzi

Nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Sandro Capizzi, 27 anni, già detenuto in seguito ai risultati dell'Operazione Perseo, del dicembre scorso.

Questa volta sarebbe stata trovata prova della sua partecipazione ad una rapina con conseguente sequestro di persona avvenuta nell'agosto 2000.

Sandro Capizzi é figlio di Benedetto Capizzi, boss di Villagrazia, arrestato anche lui nell'Operazione Perseo, in quanto si crede tentasse di ricostituire la struttura di comando di cosa nostra, vantando l'appoggio dal carcere di Totò Riina.

Il giovane Capizzi é considerato elemento di riferimento tra i giovani mafiosi, e avrebbe già avuto funzioni direttive nel mandamento mafioso di Pagliarelli, oltre al controllo dei lavori pubblici e del pizzo nell'intera città di Palermo.

Fonte: agi

Carmelo Barbaro

Carmelo Barbaro, nato a Reggio Calabria il 23 giugno 1948, è ricercato dal 2001 per associazione di tipo mafioso, omicidio e altro.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

L'anno scorso ha subìto, da parte della DIA, un sequestro di società di costruzione, terreni e edifici a lui riconducibili, per un valore stimato di un milione di euro.

Esponente di spicco dei De Stefano-Tegano, ovvero i vincenti della prima guerra di mafia che sconvolse l'ndrangheta nei primi anni settanta.

I De Stefano sono anche ricordati per la loro vicinanza alla destra eversiva, dato che pare avessero assicurato il loro appoggio a Junio Valerio Borghese per il suo tentativo di golpe.

Aggiornamento (12 settembre 2009): é stato arrestato in un appartamento in centro a Reggio Calabria. Fonti: repubblica, corriere.

Arresto di Salvatore Caramuscio

Arrestato, a inizio Marzo, Salvatore Caramuscio, 40 anni, dalla Squadra Mobile leccese in collaborazione con l'ufficio di Bari e con la Polizia Scientifica.

Era segnalato nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi, ricercato per omicidio, associazione di tipo mafioso, droga e altro.

Era considerato elemento di spicco del clan De Tommasi-Cerfeda-Lezzi.

I De Tommasi hanno come zona di riferimento Campi Salenti, Squinzano e Surbo e sono storicamente avversari dei Presta-Vincenti.

I Cerfeda hanno come riferimento Filippo Cerfeda, storico luogotentente di Gianni De Tomasi, capo riconosciuto dei De Tomasi. L'arresto del Cerfeda in Olanda nel 2003 mostrò quanto questa organizzazione malavitosa fosse cresciuta.

I Lezzi sono operativi in Lecce città, dove detengono il monopolio del traffico di droga, hanno come alleati i Montedoro che, nel basso Salento, contrasterebbero i Padovano-Giannelli-Scarlino, un tempo egemoni.

Fonte: Polizia di Stato

Omicidio di Francesco Crudele

Probabilmente si tratta di un'episodio della guerra tra bande rivali nell'hinterland barese che ha portato alla morte di Francesco Crudele, pregiudicato di 48 anni ritenuto vicino al clan Stramaglia, in guerra con i Di Cosola per la spartizione del locale mercato della droga.

Nell'agosto scorso la Squadra Mobile aveva arrestato Giulio Marino e Antonio Foggetti, dei Di Cosola, ritenuti responsabili dell'omicidio di Martino Salatino e del tentato omicidio di Domenico De Sisto, degli Stramaglia. L'azione sarebbe stata la risposta all'omicidio di Michele Chiapparino.

Aggiornamento ansa: arrestato il presunto killer, si tratterebbe di Stefano Raimondi, 31 anni, che avrebbe sparato al Crudele per motivi passionali.

Fonte: repubblica

Arresto di Rosa Petrosino

Arrestata Rosa Rosetta Petrosino, 37 anni, reggente del clan Marrazzo, considerata tra i 100 latitanti più pericolosi d'Italia.

Il clan dei Marrazzo, alleato dei casalesi, ha per boss da Vincenzo Marrazzo, arrestato lo scorso agosto, marito di Rosa, che aveva a quel punto assunto la reggenza del gruppo. E' attivo a Sant'Antimo e Casandrino.

Fonte: repubblica

Vito Badalamenti

Vito Badalamenti, nato a Cinisi il 29 aprile 1954, figlio maggiore di Gaetano don Tano Badalamenti, fa parte dell'elenco dei trenta superricercati italiani o, per meglio dire, dell'elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Dal 1995 é ricercato per associazione mafiosa e dal 2000 lo si ricerca anche all'estero, per ottenerne l'estradizione.

Come detto, é figlio d'arte. Don Tano Badalamenti é stato tra i più potenti boss mafiosi di Cosa Nostra, contrapposto ai Corleonesi di Luciano Leggio (conosciuto come Luciano Lucianeddu Leggio) prima, e di Totò Riina poi.

La pressione fu tale da costringerlo a lasciare la Sicilia, e l'Italia, con tutta la famiglia agli inizi degli anni ottanta, lasciando il potere ai Corleonesi, e meritandosi il soprannome di mafia perdente.

Anche il potere legale colpì duramente i Badalamenti, con l'operazione Pizza Connection, che terminò con la condanna di don Tano a 45 anni di galera negli Stati Uniti, dove morì, in penitenziario, nel 2004.

Anche Vito fu coinvolto in Pizza Connection, ma riuscì ad uscirne assolto. Venne invece condannato ad una pena detentiva minore (6 anni) nel maxi processo palermitano.

Non si hanno praticamente notizie su di lui, si pensa possa essere in Brasile o Australia, ma si sa che ha mantenuto i contatti con la Sicilia, era infatti in contatto con Salvatore Lo Piccolo, il quale si assume abbia accresciuto la sua potenza all'interno della cosa nostra siciliana per mezzo dei suoi amici americani.

Operazione Rinascita - rinvio a giudizio

L'Operazione Rinascita ha superato il vaglio dell'udienza preliminare. Il dibattimento inizierà il 14 di luglio per 22 imputati; per Pietro Condipodero Marchetta e Tindaro Martino, che hanno scelto il rito abbreviato, si parla del 6 luglio. La posizione di Roberto Mazzara che ha chiesto il giudizio immediato sarà riunificata dal Tribunale di Patti.

Scopo dell'operazione é stato quello di bloccare la ricostituzione delle attività delinquenziali della famiglia mafiosa dei Bontempo Scavo di Tortorici, operata in allenza con le famiglia mafiose degli Aglieri-Rinella di Palermo e dei Santapaola di Catania.

Elenco dei rinviati a giudizio:
Cesare Bontempo Scavo, 44 anni, considerato a capo della famiglia, già in carcere al 41 bis

i suoi fratelli
Vincenzo Bontempo Scavo, 49 anni, anche lui già al 41 bis
Sebastiano Bontempo Scavo, 56 anni

i suoi nipoti
Rosario Bontempo Scavo, 38 anni
Carmelo Bontempo Scavo, 34 anni

Alfio Cammareri
Antonino Foraci
Salvatore Giglia
Roberto Marino Gambazza
Calogero Marino Granfazza
Francesco Aliano
Ernesto Pindo
Massimo Rocchetta
Calogero Rocchetta
Giuseppe Sinagra
Michele Siragusano
Tindaro Siragusano
Signorino Conti Taguali
Rina Calogera Costanzo
Vincenzo Salpietro
Rosario Grillo Bellitto
e il collaboratore di giustizia Emanuele Merenda

Fonti: agi

Le origini della camorra

Alfonso Paolella, laureato alla Federico II di Napoli, ha scritto per la Tullio Pironti “Le origini della camorra. L'onorata società tra storia e letteratura”.

Raccolti nel testo scritti di Carlo Del Balzo, Salvatore Di Giacomo, Renato Fucini, Francesco Mastriani, Ferdinando Russo, Ernesto Serao, Matilde Serao, Pasquale Villari, con lo scopo di affrontare i diversi aspetti della camorra, esaminandone forme e rituali dalle origini fino al processo Cutolo.

Nella presentazione del libro a Varese, dove l'autore risiede correntemente, é intervenuto il pubblico ministero Agostino Abate, che ha fatto alcune dichiarazioni in materia:

"La camorra è l’organizzazione più pericolosa, perché a differenza di Cosa nostra non si pone come antistato, ma convive e si arricchisce con il potere. E’ meno grezza della 'ndrangheta, che a sua volta non ha fatto un vero salto di qualità, e si presenta in prima persona in modo inappuntabile, indistinguibile da un bocconiano."

"Quando nel 1984 arrivai a Varese, mi resi conto che qui non c’erano chiavi di lettura del fenomeno. Oggi ci sono sentenze passate in giudicato che dicono che qui c’è la presenza di cosa nostra, camorra, una parte residua della nco, 'ndrangheta e anche degli stiddari. Se togliamo Campania e Lazio, poche altre province hanno questa presenza criminale."

Appello per Panta Rei

La Corte d'appello di Messina ha emesso una sentenza tutto sommato favorevole ai coinvolti nella operazione Panta Rei, che scattò nell'ottobre 2000, sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nell'Università di Messina. Pur confermando l'impianto accusatorio le pene sono state generalmente ridotte.

Condanne confermate per:
Giorgio Mancuso, 5 anni e 6 mesi
Giovanni Costantino, 5 anni e 6 mesi
Francesco Piccolo, 3 anni
Francesco Corso, 2 anni
Giuseppe Longo, 1 anno e 8 mesi
Pasquale Papasidero, 1 anno e 8 mesi
Giuseppe Zoccoli, 6 mesi

Hanno avuto la pena ridotta:
Carmelo Ielo, 12 anni
Giuseppe Strangio, 12 anni
Alessandro Rosaniti, 11 anni
Carmelo Laurendi, 11 anni
Felice Stelitano, 11 anni
Francesco De Maria, 11 anni
Domenico Arena, 5 anni e 6 mesi
Francesco Stelitano, 4 anni e 6 mesi
Pietro Bonaventura Zavattieri, 4 anni e 5 mesi
Domenico Salvatore Rosaniti, 3 anni e 9 mesi
Domenico Attinà, 3 anni e 9 mesi

Sono stati assolti per non aver commesso il fatto i condannati in primo grado:
Antonio Strangio
Antonino Randazzo
Cinzia Pasqua
Maurizio Dattilo
Rossana De Carlo

Confermate anche in secondo grado le assoluzioni di:
Carmelo Patti
Giovanni Morabito
Giuseppe Panzera, genero del boss Giuseppe 'u tiradrittu Morabito di Africo
Rocco Siciliano

Per prescrizione sono state cancellate le condanne in primo grado a:
Maria Luisa Loffreda
Nicola Calabria

E' stato dichiarato il non doversi procedere per precedente giudicato per
Giovanni Vitale

Fonti: espresso, tempostretto

Arresto di Salvatore Altieri

Salvatore Altieri, 24 anni, é stato arrestato in quanto ricercato per l'omicidio dell'avvocato Antonio Metafora, avvenuto nel suo studio in centro a Napoli lo scorso 5 dicembre. Il motivo dell'omicidio é legato al fatto che Metafora stava curando la causa per lo sfratto, che proprio oggi sarà reso esecutivo, da un locale commerciale della madre dell'Altieri.

Salvatore Altieri é genero di Pietro Licciardi, boss dei Licciardi di Secondigliano, correntemente all'ergastolo.

Fonte: Questura di Napoli

Operazione Medusa

Eseguita la seconda parte dell'Operazione Medusa, con la notifica in carcere a cinque elementi della cosca dei Casalesi dell'ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni, rapine, lesioni e reati in materia di armi. Inoltre si é fatta luce su una catena di case da gioco clandestine.

I cinque sono:
Pasquale Brufolone Ciocia, 47 anni, detto anche 'o 'mpirciato
Nicola Nik Nak Nappa, 42 anni
Antonio Pettulone Pettulone Pagano, 41 anni
Antonio Appicciastocchia Noviello, 34 anni
Vincenzo Noviello, 41 anni, fratello di Antonio

Alcuni degli indagati sarebbero vicini a Raffaele Rafilotto Diana e soprattutto a Francesco Sandokan Schiavone, capo dei Casalesi. Un suo figlio sarebbe il responsabile della gestione delle case da gioco clandestine nel modenese e quindi sarebbe a capo della cellula mafiosa identificata in questa operazione.

Fonte: agi

Arresti in casa D'Ausilio

In una operazione di controllo del territorio, per riaffermare la presenza dello Stato in una zona considerata di dominio dei clan dei "D'Ausilio, gli agenti di Polizia hanno arrestato Giuseppe De Simone, 31 anni, per detenzione e porto di arma clandestina (una pistola Beretta).

I D'Ausilio hanno subìto in questi mesi una notevole serie di arresti e sequestri di armi, si ricordi soprattutto l'operazione a inizio febbraio che ha portato all'arresto di Domenico "Mimì o' sfregiato" D'Ausilio, 58 anni, boss riconosciuto del clan, insieme a Emilia e Michele D'Alterio, cugina e figlio di Salvatore D'Alterio (arrestato nell'ottobre scorso con le armi che custodiva, tra cui una mitraglietta Luger calibro 9 silenziata e una bomba a mano), e al sequestro di numerose armi, tra cui un revolver calibro 357 magnum a canna lunga. In altra occasione sono stati anche sequestrati tre fucili e un kalashnikov.

Fonte: Questura di Napoli

Arresto di Giovanni Strangio

Il 12 marzo é stato arrestato al 59 di via Griend a Diemen, nei sobborghi di Amsterdam, Giovanni Strangio, 40 anni, esponente della 'ndrina degli Strangio che, con i loro alleati Nirta versu, sono impegnati nella sanguinosa faida di San Luca con i Pelle e i Vottari (a cui sono associati anche i Nirta scalzone, 'ndrina nota anche come "La Maggiore").

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Il suo arresto ha fatto seguito all'arresto eccellente, sempre compiuto ad Amsterdam, di Giuseppe Nirta, 36 anni, nel novembre scorso.
Giovanni Strangio era ricercato per essere ritenuto il killer che, il 15 agosto 2007, ha ucciso a Duisburg sei rivali ed é stato arrestato insieme a Francesco Romeo, 42 anni, latitante da 12, su cui pendeva una condanna a 10 anni.

Arresto di Giuseppe Sarno

E' un momentaccio per i Sarno, clan di Ponticelli che ambisce al controllo di Napoli, in contrapposizione ai Mazzarella. Dopo l'arresto di Vincenzo, tocca ora al cinquantunenne Giuseppe 'o mussillo Sarno.

Latitante da gennaio, é stato catturato in un appartamento romano in viale di Trastevere, a cui la polizia é arrivata il 25 marzo grazie ad un opera di pedinamenti di parenti in visita al boss di Ponticelli in occasione del suo compleanno.


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Fonte: espresso

Benzina parmense

Da un episiodio secondario della faida di Papanice che contrappone gli Arena e i Dragone ai Grande Aracri e i Nicoscia, é nata una inchiesta che ha svelato una consistente infitrazione mafiosa in Parma.

La 'ndrina dei Capicchiano, vicina alla 'ndrina dei Nicoscia, ha subìto nel corso della faida anche la perdita di Francesco Capicchiano, ucciso a Isola Capo Rizzuto nel marzo 2008. I fratelli Salvatore e Antonio Capicchiano erano ben decisi a vendicare il cugino ma la squadra mobile di Reggio Emilia é venuta a conoscenza del fatto e ha arrestato i due prima che potessero colpire, con l'accusa di detenzione illecita di arma clandestina.

I due gestivano un traffico di cocaina in Parma che aveva come centrale di spaccio un distributore di benzina gestito da Beniamino Buono. Inoltre gli agenti hanno scoperto che al POS del negozio era stato aggiunto un chip per memorizzare le informazioni dei bancomat usati dai clienti. Centinaia di conti correnti sono stati così alleggeriti di somme sostanziose a vantaggio dei Capicchiano.

Come complici sono stati arrestati Ottavio Lumastro, Nicola Toffanin e Francesco Spagnolo.

Fonte: repubblica

Globalizzazione e criminalità organizzata

Piero Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia dal 2005, ha partecipato al Festival Internazionale del Giornalismo che si sta tenendo a Perugia. Riporto il link a una breve intervista fattagli nell'occasione.

Le mafie si sono globalizzate e modernizzate, comunicano via skype e facebook, investono sui mercati internazionali, collaborano con le organizzazioni di altri Paesi, scambiandosi know how criminale. Totò Riina e Bernardo Provenzano rappresentavano la mafia rurale. Ora il controllo del territorio, le estorsioni, il traffico di droga, sono integrate con un imprenditoria, e una gestione degli investimenti borderline. I confini fra legale e illegale diventano sfumati. L’inchiesta sulla criminalità deve adeguarsi ai tempi, allargare i propri orizzonti, acquisire nuovi strumenti e metodologie di indagine.

Nell'occasione Piero Grasso ha dichiarato:

"Viviamo in un mondo globalizzato ... un'organizzazione verticistica che rimane tale nel suo ambito territoriale non riesce a conquistare i mercati. Oggi c'é bisogno ... di collegamenti a rete piuttosto che di organizzazioni verticistiche. E rete significa un nuovo modo di collegarsi fra più organizzazioni."

Interessante citare, a proposito del tema, un'articolo della tedesca Deutsche Welle del 17 ottobre scorso, nella traduzione italiana di poligl-otto:

"La mafia é oggi una gigantesca rete di commercio, contrabbando e corruzione. In fatto di collaborazione internazionale é nettamente in vantaggio rispetto alle Istituzioni: i contrabbandieri africani collaborano con i narcotrafficanti sudamericani, gli albanesi scambiano in Vicino Oriente armi per droga.

Lo stesso accade in Italia, la terra d'origine della mafia. La ndrangheta collabora strettamente con i suoi "amici" di Albania, Europa Orientale, Turchia e Sudamerica. La camorra ha buone contatti in Cina e lascia nel contempo organizzare ai nigeriani la prostituzione in Italia.
"

Fonti: Festival del Giornalismo, umbrialeft, poligl-otto

Condannato Angelo Monti

Completato il processo per i 6 accusati di compiere azioni di taglieggiamento ai danni negozi e imprese per conto delle cosche mafiose di Porta Nuova e Pagliarelli.

Il pesce grosso é Angelo Monti, cognato di Nicola Ingarao che era capo di Porta Nuova fino alla sua morte nel giugno 2007, avvenuta su ordine di Salvatore Lo Piccolo. Il Monti era indicato come il capo della cosca di Borgo Vecchio e reggente per quella di Porta Nuova.

Le condanne:
Angelo Monti, 13 anni e 4 mesi
Pietro Guccione, 12 anni e 5 mesi
Pino Trinca, 11 anni
Salvatore Bonomolo - latitante, 10 anni e 4 mesi
Francesco Annatelli, di Pagliarelli, 14 anni e 4 mesi (in continuato)

Fonte: agi

Arresto di Vincenzo Sarno

Vincenzo Sarno, 38 anni, capo dell'omonimo clan del quartiere Ponticelli é stato arrestato, da agenti della squadra mobile.

Il clan dei Sarno di Ponticelli é considerato come il più potente di Napoli. Vincenzo ne era a capo da quando il fratello Ciro "'o sindaco" Sarno era stato arrestato.

Fonte: Questura di Napoli

Operazione Joti 2

L'operazione, basata sui risultati della precedente Joti, ha sostanzialmente sfuttato le norme più restrittive del nuovo decreto detto "antistupri" per riportare in carcere indagati che avevano potuto lasciarlo in seguito alle più blande misure precedentemente in vigore. Eccezione fa Coccodrillo Ficara che, a causa del suo coinvolgimento in numerosi procedimenti, già si trovava in cella.

L'Operazione Joti ha identificato un traffico di droga gestito da diverse 'ndrine (tra cui i Ficareddi di Reggio Calabria e gli Alvaro di Sinopoli) operanti sia sul versante jonico sia su quello tirrenico calabrese (da cui il nome "JoTi"), con ramificazioni in Italia (Sicilia, Lombardia, Veneto) e nordafrica (Marocco, Tunisia ed Algeria).

Ecco la lista dei destinatari della misura:
Orazio "Coccodrillo" Ficara, 38 anni
Antonio Ambrogio, 37 anni
Domenico Ecelestino, 36 anni
Maurizio Marino, 36 anni
Vincenzo Macheda, 28 anni
Antonino Anile, 25 anni
Claudio Fedele, 24 anni
Fabio Forgione, 24 anni
Luigi Chillino, 24 anni
Rocco Ficara, 23 anni
Antonio Francesco Maria La Cava, 23 anni
Rocco Fabio Ficara, 23 anni
Rocco Alvaro, 23 anni

Fonte: Questura di Reggio Calabria

Operazione New Deal

Colpita duramente la cellula malavitosa che per un anno ha terrorizzato Ostuni con una serie di atti intimidatori nei confronti di amministratori e imprenditori locali.

La gamma delle intimidazioni variava dalla semplice spedizione di cartucce per posta, a colpi di armi da fuoco, agli incendi dolosi, come pure gli attentati dinamitardi. Non si sono fatti nemmeno mancare, lo scorso aprile, la scenografica consegna a domicilio presso lo studio del vicesindaco di una testa di cavallo.

La banda, che sarebbe collegata a Francesco Prudentino (Ciccio La Busta) considerato tra i principali boss che si occupano di contrabbando sull'Adriatico, é accusata di aver compiuto una trentina di fatti criminali; oltre agli episodi intimidatori si contestano loro anche l'associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni e tentate estorsioni, la detenzione e il traffico d'armi, e furti.

Gli arrestati sono:
Alfredo Capone, 51 anni
Pierluigi Cisaria, 42 anni
Denis Loparco, 38 anni
Giovanni Basile, 32 anni

Fonti: reuters, telenorba