E' stata pubblicata la relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia per il secondo semestre 2008.
Queste alcune delle considerazioni incluse nel testo a proposito della cosa nostra siciliana per quel periodo.
Pare accertato che sia cresciuta l'importanza degli investimenti dei mafiosi nella grande distribuzione, al fine di riciclare in attività paralegali i fondi acquisiti con traffici illeciti. Viene ritenuta significativa a questo proposito l’inchiesta, sfociata nell’arresto di Giuseppe Grigoli ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro e nel sequestro di un patrimonio di oltre 700 milioni di Euro.
Si nota inoltre che questi investimenti vengono fatti a livello isolano, sottointendendo un probabile accordo di cartello tra i vertici di cosa nostra, ai tempi identificati in Lo Piccolo, Messina Denaro, Santapaola, e Falsone.
Ma non solo, monitorando i mercati ortofrutticoli del centro sud si evidenziano sempre più stretti legami tra cosa nostra (soprattutto trapanese), 'ndrangheta, e camorra.
Cosa nostra palermitana invece sembrerebbe più interessata al gioco d'azzardo legalizzato, mirando al controllo di attività come sale bingo o punti SNAI.
Si segnalano le operazioni Addio Pizzo 3 e 4 che hanno colpito l'attività estorsiva della famiglia dei Lo Piccolo, e l'operazione dei Carabinieri che nel novembre scorso hanno colpito l'attività estorsiva nella zona di Carini, controllata dai Pipitone, Passalacqua, Conigliaro.
La provincia di PalermoLa riorganizzazione di cosa nostra palermitana ha seguito un duro colpo di arresto in seguito all'operazione Perseo (16 dicembre).
A capo della commissione provinciale sembra avesse voluto insediarsi Benedetto Capizzi, ma era prevista una dura opposizione da parte di alcuni capo famiglia, in particolare da Gaetano Lo Presti, considerato capo del mandamento di Porta Nuova. Inoltre era e resta aperto, il discorso del coinvolgimento di Matteo Messina Denaro, trapanese, negli equilibri palermitani.
Le indagini hanno anche chiarito la funzione di Bernardo Provenzano che avrebbe avuto una funzione di baricentro e non di vertice di cosa nostra.
L'organigramma di cosa nostra palermitana emerso dall'operazione Perseo sarebbe il seguente:
- Bagheria/Villabate: Giuseppe Scaduto
- S.Giuseppe Jato: Gregorio Agrigento
- Corleone: Rosario Lo Bue
- Belmonte Mezzagno: Antonino Spera
- S.Mauro Castelverde: Francesco Bonomo
- Partinico: non indicato
Il mandamento di
Brancaccio sarebbe organizzato in queste famiglie: Brancaccio, Ciaculli, Corso dei Mille, Roccella. Capo:
Ludovico Sansone (precendente: Giuseppe Lucchese)
La Noce: La Noce, Malaspina - Cruillas (che sarebbe stata soppressa).
Luigi Cravello (Raffaele Ganci)
Pagliarelli: Borgo Molara, Corso Calatafimi, Pagliarelli, Rocca - Mezzo Monreale.
Giovanni Nicchi (Antonino Rotolo)
Passo di Rigano - Boccadifalco: Altarello, Passo di Rigano - Boccadifalco, Torretta, Uditore.
Non indicato (Salvatore Buscemi)
Porta Nuova: Borgo Vecchio, Palermo Centro, Porta Nuova.
Gaetano Lo Presti (Giuseppe Calò)
Resuttana: Acquasanta - Arenella, Resuttana.
Gaetano Fidanzati (Antonino Madonia)
San Lorenzo: Capaci, Carini, Cinisi, Partanna - Mondello, San Lorenzo, Terrasini, Tommaso Natale - Sferracavallo.
Non indicato (Salvatore Lo Piccolo)
Santa Maria Del Gesù: Santa Maria Del Gesù, Villagrazia di Palermo.
Sandro Capizzi (Pietro Aglieri)
Tra le situazioni critiche si segnala quella del mandamento di Partinico, dove si contrappongono il gruppo legato al vecchio reggente, braccio destro di Antonio
Nenè Geraci morto nel 2007, e il gruppo degli emergenti, legati ai Vitale
Fardazza.
Inoltre anche Domenico Raccuglia, ritenuto essere un corleonese legato a Leoluca Bagarella, sarebbe interessato a Partinico. In questo senso viene letto il ferimento di Nicolò Salto, che sarebbe legato al Raccuglia, avvenuto a Borgetto nell'ottobre del 2008.
Anche a Bagheria e a Belmonte Mezzagno ci sarebbero tensioni tra diversi schieramenti e in quest'ultimo mandamento si ipotizza la possibilità di un conflitto tra gli Spera e i Pastoia.
Tra le attività illegali della mafia palermitana continua a rivestire importanza predominante il traffico di stupefacenti. Si segnala come l'operazione Royal Music (ottobre) abbia mostrato nuovamente i legami tra cosa nostra e la camorra in questo campo.
Provincia di AgrigentoSi segnala l'operazione Matto (luglio) che ha colpito la famiglia mafiosa di Burgio, portando all'arresto anche di Giovanni Derelitto capo della famiglia locale ed elemento di spicco a livello provinciale.
Mandamenti e famiglie di Agrigento:
- Porto Empedocle: Porto Empedocle, Realmonte, Siculiana, Giardina Gallotti, Agrigento/Villaseta, Ioppolo Giancaxio
- Campobello di Licata: Canicattì, Favara, Camastra, Campobello di Licata, Castrofilippo, Grotte (che include Comitini), Licata, Naro, Racalmuto, Ravanusa
- Cianciana: Cianciana, Alessandria della Rocca, Bivona, Cammarata, San Giovanni Gemini, Santo Stefano di Quisquina
- Ribera: Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Ribera, Villafranca Sicula, Montallegro
- Sambuca di Sicilia: Sambuca di Sicilia, Caltabellotta, Menfi, Montevago, Santa Margherita Belice, Sciacca
- Casteltermini: Casteltermini, Aragona, Raffadali, Sant’Angelo Muxaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta
- Famiglia di Lampedusa/Linosa
- Famiglia di Palma di Montechiaro
Il rappresentante provinciale sarebbe Giuseppe Falsone che sarebbe ora affiancato da Gerlandino Messina.
Provincia di TrapaniIl territorio sarebbe diviso nei quattro mandamenti di Alcamo, Castelvetrano, Mazara del Vallo e Trapani che raggrupperebbero diciassette famiglie. Matteo Messina Denaro sarebbe a capo del mandamento di Castelvetrano, e sarebbe anche il rappresentante provinciale di cosa nostra.
Provincia di MessinaIl territorio sarebbe diviso in tre aree: le zone costiere sarebbero controllate rispettivamente da cosa nostra palermitana e catanese, Messina città sarebbe invece suddivisa tra catanesi, palermitani e la 'ndrangheta calabrese.
L'operazione Zaera (settembre) ha fatto conoscere la famiglia Vadalà, operante nel centro-sud di Messina.
L'operazione Case Basse (luglio) ha colpito la cosca dei Barbera-D'Arrigo-Santovito, operante nei quartieri di Giostra e Santa Lucia sopra Contesse.
L'operazione Figaro (luglio) ha colpito un gruppo mafioso operante a Tortorici e contiguo ai Bontempo Scavo.
Si conferma l'esistenza di accordi tra la famiglia catanese dei Santapaola e le organizzazioni locali per la spartizione degli affari illeciti.
Provincia di CaltanissettaL'organizzazione mafiosa locale sarebbe sotto controllo di Giuseppe
Piddu Madonia.
Provincia di EnnaIl territorio sarebbe controllato dalla mafia nissena e catanese.
Provincia di CataniaLe famiglie dominanti sarebbero quelle dei Santapaola, Mazzei e La Rocca, che avrebbero una visione più strategica del crimine organizzato.
Le famiglie dei Laudani, Pillera, Sciuto
Tigna e altri, avrebbero un ruolo subalterno, meno evoluto, ma comunque in grado di controllare il territorio.
Due omicidi che hanno colpito membri degli Sciuto
Tigna, lasciano pensare che sia possibile una ripresa delle ostilità di questa famiglia contro i Laudani, anche se non si escludono altre ragioni, come un possibile regolamento di conti interno alla famiglia.
Si segnala una operazione dei Carabinieri che a luglio ha colpito la mafia dei Nebrodi, organizzazione malavitosa operante tra Bronte, Maletto e Maniace e collegata ai Mazzei
carcagnusi.
Provincia di SiracusaI gruppi criminali locali, Nardo, Aparo-Trigila, Bottaro, sarebbero subalterni a cosa nostra catanese.
Provincia di RagusaForti gli influssi da parte di gruppi mafiosi di Caltanissetta e soprattutto Gela. Due le famiglie contrapposte che si contenderebbero la piazza: gli stiddari Dominante e i Piscopo.