Operazione Speranza 2008

L'operazione della Guardia di Finanza di Verona ha colpito una banda basata in Veneto, operante tra Verona, Padova e Vicenza, contigua alla 'ndrina dei Vrenna. Nove gli arresti per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro.

La 'ndrina crotonese dei Vrenna, organizzata nelle tre famiglie dei Vrenna, Bonaventura e Corigliano, si occupava di fare arrivare la droga dal Marocco, in accordo con narcotrafficanti locali, transitando dalla Spagna, per giungere quindi in Calabria e poi distribuirla sul mercato del Nord Italia, usando una rete si spacciatori diffusa tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna.

I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare:
  • Nicola Tornicchio, 49 anni, ritenuto a capo dell'organizzazione
  • Paolo Benedetti, 44 anni
  • Massimo Baberini, 40 anni
  • Giuseppe Sinopoli, 44 anni
  • Giorgio Lonardi, 56, ha ricevuto l'ordinanza in carcere
  • Igor De Boni, 32 anni, considerato il cassiere della banda
  • Maurizio Mao Marini, 55 anni, già coinvolto nelle operazioni Arena 1 e 2
  • Gianni Albrigoni, 35 anni
  • Jalal Kao Kao, 33 anni, che sarebbe fatto da corriere tra Padova e Bergamo
Fonti: corriere, l'arena, tgverona, gazzettino

Operazione Five - processo

In dirittura d'arrivo il processo per associazione mafiosa dedita al traffico di stupefacenti a Eugenio 'u gnur / 'u nonn Palermiti e ad 16 presunti affiliati al suo clan, scaturito in base alle risultanze dell'operazione Five, scattata nell'ottobre del 2007.

Palermiti avrebbe cercato di sostituire con il suo clan l'organizzazione di Savino Savinuccio Parisi. Il Palermiti avrebbe originariamente fatto parte del clan del Parisi, ma sarebbe riuscito a staccarsene per farne uno proprio, approfittando della carcerazione di quello che sarebbe stato il suo capo clan, riuscendo a diventare quasi egemone alla Japigia e nei comuni della periferia sud barese.

Tra le richieste di condanna fatte dal Pubblico Ministero spiccano quelle a:
  • 6 anni e 8 mesi per Eugenio Palermiti, 55 anni
  • 8 anni e 5 mesi per suo figlio, Giovanni Gianni Palermiti, 33 anni
  • 10 anni e 8 mesi per Antonio 'u sorgh Amodeo, 35 anni
  • 10 anni per Vincenzo 'u gress Barbetta, 41 anni
  • 10 anni per Alessandro De Fronzo, 30 anni
  • 10 anni per Domenico Pagone
  • 10 anni per Francesco Vessio, 33 anni
Sono state chieste assoluzioni per:
  • Silvio Sidella, 41 anni
  • Giuseppe Vidoc Amodeo, 39 anni
Fonti: ansa, gazzetta del mezzogiorno, quotidiano di puglia

Operazione Tyson

Antonio Tyson Biasi, ritenuto killer della Sacra Corona Unita, decise di lasciare la Puglia e se ne andò a Messina. Qui conobbe Fortunato e Pasquale Pietropaolo ai quali si aggregò, passando così dalla SCU a cosa nostra.

Nel dicembre 2006 il Biasi venne arrestato assieme a Pasquale Pietropaolo, e dal carcere decise di collaborare con la giustizia.

Da questa sua collaborazione é nata questa operazione che ha portato all'emissione di un mandato di custodia cautelare in carcere per undici appartenenti ad un gruppo criminale che avrebbe gestito un traffico di droga tra Reggio Calabria, dove gli stupefacenti pare venissero comprati, e Messina, Barcellona di Gotto e Taormina, dove avveniva lo spaccio.

Al momento risultano colpiti dal provvedimento giudiziario:
  • Fortunato Pietropaolo, 31 anni, ritenuto a capo dell'organizzazione
  • Carmelo Donato, 24 anni
  • Carmelo Fazio, 30 anni
  • Mario Longo, 24 anni
  • Salvatore Spadaro, 44 anni
  • Pasquale Pietropaolo, 42 anni
  • Cosimo Idotta, 25 anni
  • Alfredo Tinaglia, 28 anni
  • Giuseppe Carrozza, 36 anni, ristretto ai domiciliari
  • Umberto Alessi, 23 anni, che si sarebbe costituito poco dopo essere sfuggito alla cattura
Fonti: ansa, asca, tempostretto, omniapress

Operazione Extra Time

Un'operazione congiunta tra nucleo investigativo dei carabinieri e la squadra mobile della questura di Ragusa ha portato all'arresto di 7 persone per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

L'operazione Extra Time é basata sui risultati dell'operazione Tsunami, che si concluse con l'arresto di 77 trafficanti di droga organizzati nella famiglia Piscopo, riconducibile a cosa nostra, e nel clan stiddaro dei Dominante.

Extra Time avrebbe colpito un altro gruppo malavitoso, associato a cosa nostra, e personaggi indipendenti che avrebbero avuto il compito di rifornire il gruppo di sostanze stupefacenti. La base operativa sarebbe stata in Vittoria, ma con riferimenti nelle province di Catania, Padova, Bergamo e Napoli.

I destinatari delle ordinanze:
  • Ugo La Rocca, 34 anni
  • Emanuele Attardi, 34 anni
  • Rosario Battaglia, 40 anni
  • Valentino Di Bona, 24 anni
  • Carmelo Lena, 32 anni
  • Luciano Quattrocchi, 28 anni
  • Giovanni Tutino, 31 anni
Il La Rocca e l'Attardi sarebbero stati a capo del sodalizio criminale.

Fonti: Polizia di Stato, mediterraneo news, scicli news, corriere di ragusa

Arresto di Salvatore Montalto

Era sfuggito al blitz di fine aprile delle forze dell'ordine che, nell'ambito dell'operazione Terra Bruciata, aveva portato all'arresto di esponenti delle due famiglie contrapposte degli Scalisi e dei Santangelo Taccuni che operano ad Adrano.

Dal momento dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, emessa in base all'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione ed altro, Salvatore Montalto, 40 anni, considerato appartenente ai Santangelo Taccuni, s'era reso irreperibile, allontanandosi sia da Adrano sia da Castiglione Torinese, dove aveva un’attività commerciale.

Il Montalto é stato arrestato a Gassino Torinese, seguendo le tracce di familiari che erano venuti a trovarlo dalla Sicilia. E' stato trovato a casa di un individuo di nazionalità moldava che é stato a sua volta denunciato per favoreggiamento personale.

Fonti: videopiemonte, informatore di Sicilia

Operazione Rilancio

Colpita una organizzazione criminale che importava finte scarpe di marca dal Vietnam da una operazione dei ROS di Roma in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia. La banda sarebbe collegata alla 'ndrangheta, dodici gli indagati.

Si tratterebbe di una banda internazionale con basi in Italia, Cechia e Vietnam specializzata nell'importazione di capi di abbigliamento con marchi contraffatti dall'estremo oriente in Europa, da cui l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in Europa di merce contraffatta.

A capo dell'organizzazione sarebbe stato identificato Salvatore Lania, gestore del ristorante romano "La rotonda".

La merce, prodotta in Cina e Vietnam, arrivava nel porto di Gioia Tauro, dove é stata sequestrata una società di import-export e rilevata la collusione con un funzionario doganale che é stato colpito dal provvedimento di custodia, e da lì veniva mandata in un magazzino nella provincia romana, per poi essere smistata alle varie destinazioni nel nostro continente. Dato che nel solo periodo tra agosto e ottobre scorsi sono state sequestrate all'organizzazione novantamila scarpe Nike falsificate, in interventi di riscontro del ROS in collaborazione con l'agenzia delle dogane di Gioia Tauro, ci si può immaginare quale fosse il giro di affari complessivo.

Alla cellula ceca sarebbe stata demandata l'opera di falsificazione della documentazione di accompagnamento della merce.

Fonti: corriere, newz

Arresto di Antonio Salzillo

I carabinieri della compagnia di Casal di Principe hanno arrestato Antonio Salzillo, 26 anni, in flagranza del reato per detenzione di armi da fuoco clandestine ed di armi da guerra.

Sono stati infatti ritrovati nella casa del Salzillo una pistola Cougar 8000 F con 11 proiettili, un Kalashnikov, un Winchester Defender e un Remington.

Il padre di Antonio Salzillo è Mario Salzillo, arrestato nel 2006 per aver appoggiato la latitanza di Antonio Diana della fazione dei casalesi che fanno riferimento agli Schiavone.

Fonti: ansa, apcom

Operazione Giudizio Finale

I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Caserta e la Guardia di Finanza di Marcianise hanno eseguito nel corso dell'operazione 5 ordinanze di custodia cautelare, una quarantina di persone sono indagate per riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, il valore dei beni sequestrati viene stimato in 50 milioni di Euro.

Ad essere colpito é il clan Belforte mazzacane, che controllerebbe Marcianise, San Nicola la Strada, Capodrise e Caserta in contrapposizione ai casalesi, e l'attività di smaltimento illecito di rifiuti speciali, tossici e pericolosi, avvenuta tra il 1998 e il 2004 in cave abbandonate del casertano e nell'area flegrea, o addirittura riutilizzati in materiale edile. Segnalato anche il caso di una azienda che sarebbe stata collegata ai Belforte che sarebbe stata incaricata di eseguire bonifiche dei terreni precedentemente inquinati dalla stessa organizzazione malavitosa.

Tra i destinatari delle ordinanze ci sarebbero i fratelli Salvatore e Domenico Belforte, considerati capi clan, che avrebbero operato come manager del business dei rifiuti clandestini. I reati contestati sono di associazione a delinquere di tipo camorristico, traffico illecito di rifiuti, falsificazioni di documenti di trasporto dei rifiuti, riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, e reati contro la persona e il patrimonio.

Il legame tra mafie e rifiuti non é certo una novità, ma é la prima volta che si collega esplicitamente un processo per traffico di rifiuti in una inchiesta su un clan camorrista.


Il servizio di sky sull'operazione in questo video:


Altre fonti: Carabinieri, ansa, corriere,

Condanna di Franco Cacciatore

E' giunto all'epilogo il processo a Franco Cacciatore, 50 anni, che si ritiene fosse il reggente della famiglia mafiosa di Agrigento, per l'omicidio di Giovanni Poni e per il duplice tentato omicidio dei fratelli Luigi e Salvatore Grassonelli, indicati come appartenenti alla stidda di Porto Empedocle, fatti risalenti tra il 1985 e il 1986.

La corte d'assise di Agrigento ha ritenuto colpevole l'imputato e lo ha condannato all'ergastolo.

E' stata dunque confermata la tesi accusatoria di Rosario Livatino che ai suoi tempi aveva rinviato a giudizio il Cacciatore ritenendo il suo alibi inconsistente. Vent'anni fa il giudice istruttore di Agrigento ritenne di prosciogliere l'accusato ma oggi, grazie anche a testimonianze di collaboratori di giustizia, si é arrivati a determinare la sua colpevolezza.

Il presunto alibi era un biglietto ferroviario per la Germania, che avrebbe dovuto dimostrare che il Cacciatore non fosse presente sul luogo al momento dell'omicidio del Poni. In seguito il Cacciatori si vantò con diversi suoi sodali dell'uso del falso alibi per scagionarsi dai fatti, con Maurizio Di Gati, ai tempi capomafia di Agrigento e con Luigi Putrone, ai tempi capofamiglia di Porto Empedocle, ora entrambi collaboratori di giustizia.

Il Cacciatore é già stato condannato in seguito al processo scaturito dall'operazione Ombra che ha permesso di ricostruire l'assetto del clan agrigentino al 2002. Tra gli arrestati in quell'occasione si ricordano Gerlando Messina e i suoi fratelli Valentino e Fabrizio, e Luigi Putrone. A quei tempi gli investigatori indicarono il Cacciatore come capo della cosca di Agrigento.

Fonti: agi, repubblica

Arresto di Massimo Russo - dettagli

Informazioni aggiuntive sull'arresto di Massimo paperino Russo, 35 anni, di cui si é già parlato qui.

Il Russo, ritenuto affiliato ai casalesi, fratello di Giuseppe Peppe o' padrino considerato elemento di spicco della stessa organizzazione malavitosa, era ricercato dal 2000 per estorsione e associazione a delinquere di tipo camorristico. Sarebbe inoltre accusato anche di concorso negli omicidi avvenuti nel 2001 di Nicola Villano e Nicola Della Volpe. Al momento dell'arresto sarebbe risultato in possesso di una pistola calibro 9x21, con matricola abrasa e 15 cartucce.

La cattura é stata effettuata in via Einaudi a Casal di Principe, e oltre al latitante ricercato, sono stati arrestati Giuseppina Capoluongo, 31 anni, che sarebbe la proprietaria della casa, e Michele Ciervo, 32 anni, accusati di favoreggiamento personale aggravato dal metodo mafioso.

L'operazione sarebbe stata eseguita dai carabinieri con il supporto logistico dei militari del battaglione Veneto e dai bersaglieri della brigata Garibaldi di Caserta.

I tre stavano cenando e pare che vicino alla televisione i carabinieri abbiano trovato un dvd con il film per la tv dedicato alla vicenda di Totò Riina.


Fonti: ansa, corriere, repubblica

Operazione Biancaneve

Operazione congiunta di polizia e carabinieri, che é sfociata nell'arresto di sessantaquattro presunti appartenenti al clan Sarno e altri clan minori per associazione mafiosa, estorsioni, usura e traffico di droga.

Pare che il nome dell'operazione nasca da un episodio raccapricciante: Vincenzo Sarno avrebbe commissionato l'omicidio di Vincenzo banana a Nunzio Boccia, chiedendogli di portargli il dito indice della mano destra come macabro trofeo della avvenuta esecuzione, quasi a ricordare la fiaba di Biancaneve.

Il cartello controllava la zona orientale di Napoli e parte dei comuni vesuviani fino a Nola. L'importanza dei Sarno e associati in questa zona viene paragonata a quella dei casalesi nella provincia di Caserta. Secondo il GIP che ha firmato il provvedimento giudiziario i Sarno cercherebbero di replicare "gli schemi dei Casalesi a loro volta ispirati dalle mafie calabresi e siciliane".

Tra i destinatari delle misure cautelari del clan Sarno, basato nel rione De Gasperi a Ponticelli, si é fatto il nome di quelli che ne sarebbero a capo, i fratelli Vincenzo e Giuseppe Sarno.

Tra i componenti degli Orefice e Arlistico-Terracciano, che sarebbero dal 2005 federati in un unico gruppo basato a Pollena Trocchia e Somma Vesuviana sono stati arrestati i fratelli Raffaele ed Enrico Orefice e Luisa Terracciano, 48 anni, considerata dagli inquirenti la reggente dell'organizzazione camorristica.

In una lettere del boss Giuseppe Orefice, recluso in regime 41bis sarebbe stato espresso il suo desiderio che il figlio Giovanni, 22 anni, prendesse il suo posto come suo successore.

Colpito anche un gruppo criminale che sarebbe direttamente collegato ai Sarno, attivo a Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio, che avrebbe come capi Ciro Mancuso, cognato di Vincenzo Sarno, e Vincenzo Terracciano, già membro dei Fusco-Ponticelli di Cercola.

Fonti: Polizia di Stato, apcom, virgilio, corriere, adnkronos

Stidda - secondo semestre 2008

E' stata pubblicata la relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia per il secondo semestre 2008.

Queste alcune delle considerazioni incluse nel testo a proposito della cosa nostra siciliana per quel periodo.

In provincia di Caltanissetta l'infiltrazione mafiosa ha conseguito livelli allarmanti. Si cita come esempio il presidente di una cooperativa agricola, noto sui media per la sua posizione anti-racket, che da un lato denunciava estorsioni dall'altro riciclava denaro sporco per conto della stidda gelese e destinava ingenti capitali pubblici a favore di aziende riconducibili a cosa nostra.

Questo caso dimostra anche l'esistenza di una tregua stabile e consolidata tra le fazioni criminali gelesi, come pure l'indagine Tsunami (ottobre) che ha colpito i Dominante di Vittoria, stiddari, e un gruppo riconducibile alla cosa nostra gelese.

In provincia di Ragusa gli stiddari Dominante e i Piscopo collaborano nel traffico di droga e si spartiscono il mercato locale.

Arresto di Massimo Russo

E' stato arrestato Massimo paperino Russo, 35 anni, latitante dallo scorso settembre per accuse relative ad associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsioni, fratello di Giuseppe Peppe 'o padrino Russo considerato vicino al leader dei casalesi Francesco Sandokan Schiavone.

Fonte: mattino

Arresto di Vittorio Casillo

E' ancora in corso una operazione di polizia rivolta contro la fazione dei Casillo del clan camorrista dei Fabbrocino. Diciotto i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, di cui quattro in carcere. Uno di questi sarebbe morto, tre mancano ancora all'appello.

Il gruppo, che sarebbe stato diretto dai fratelli Sabato e Vittorio Casillo, e in cui Giuseppe Caliendo avrebbe tenuto i rapporti con i Fabbrocino, avrebbe dominato il racket delle estorsioni a San Giuseppe Vesuviano, e i reati contestati al clan variano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle estorsioni e allo spaccio al traffico di stupefacenti.

Da notare la creatività utilizzata nelle estorsioni, a volte si richiedeva denaro, altre volte si richiedeva di pagare il pizzo in natura: tessuti pregiati o manodopera per trasformare i tessuti in abiti che venivano poi venduti in nero in negozi gestiti direttamente dal clan; richieste di "offerte" per le feste comandate; imposizione di acquisti di pacchi di accendini per cifre mirabolanti.

Raffaele Casillo, 38 anni, uno dei destinatari dell'ordinanza, é in attesa di giudizio accusato dell'omicidio di Donato Piccolo, avvenuto nel negozio della moglie, Katiuscia Casillo.

Dall'inchiesta, che é nata nel 2006 indagando dal clan camorrista opposto ai Casillo che sarebbe diretto da Antonio Cutolo, é emerso anche un filone di indagine relativo ai rapporti tra camorra e politica, ancora in fase di completamento. Ci sarebbero stati infatti incontri nelle abitazioni degli indagati a cui avrebbero preso parte anche candidati poi eletti.

I Fabbrocino, appartenenti alla Nuova Famiglia, e quindi in contrasto con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, sarebbero correntemente diretti da Mario Maruzzo Fabbrocino, cugino e omonimo del capo storico Mario 'o gravunaro Fabbrocino, arrestato nel 2005.

Fonti: reuters, corriere, repubblica, virgilio

Arresto di Antonio Bastone

Nuovo problema per gli Amato-Pagano, noti anche come gli scissionisti di Scampia. Dopo l'arresto di Raffaele Amato e gli arresti e sequestri in seguito all'operazione C3, tocca ora ad Antonio Bastone, 30 anni, considerato tra i cento latitanti più pericolosi d'Italia e che si pensa fosse ai vertici della cosca. Arrestato anche un pregiudicato accusato di averne favorito la latitanza.

Si ritiene che il Bastone fosse responsabile, assieme ai fratelli Ciro e Giuseppe, degli approvvigionamenti di droga dal sudamerica. Secondo il generale dei Carabinieri Gaetano Maruccia "l'importanza di Bastone nell'ala scissionista del clan Di Lauro era accresciuta dopo l'operazione della scorsa settimana. Bastone era il punto di riferimento con alcuni cartelli sudamericani nella gestione del narcotraffico per l'approvvigionamento nella rotta che passava dalla Spagna."

Il personaggio di spicco degli Amato-Pagano ancora latitante, e che quindi dovrebbe essere ora a capo del gruppo, é Cesare Pagano.

Fonti: repubblica, reuters, primapress

Omicidio di Franco Crisafulli

Sarebbe già noto agli investigatori il nome del killer che ha ucciso Franco Crisafulli, 57 anni, componente della nota famiglia criminale basata nel milanese, fratello di Biagio Dentino Crisafulli (presunto capo della famiglia, sta scontando 30 anni di carcere) e di Alessandro (ergastolo).

Secondo Franco Messina, della Squadra Mobile milanese, l'azione "non sembra sia direttamente riconducibile alla criminalità organizzata, ma a una rivalità tra i due: un'azione eclatante, un po' all'antica".

Fonti: ansa, corriere, repubblica

Cosa nostra - secondo semestre 2008

E' stata pubblicata la relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia per il secondo semestre 2008.

Queste alcune delle considerazioni incluse nel testo a proposito della cosa nostra siciliana per quel periodo.

Pare accertato che sia cresciuta l'importanza degli investimenti dei mafiosi nella grande distribuzione, al fine di riciclare in attività paralegali i fondi acquisiti con traffici illeciti. Viene ritenuta significativa a questo proposito l’inchiesta, sfociata nell’arresto di Giuseppe Grigoli ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro e nel sequestro di un patrimonio di oltre 700 milioni di Euro.

Si nota inoltre che questi investimenti vengono fatti a livello isolano, sottointendendo un probabile accordo di cartello tra i vertici di cosa nostra, ai tempi identificati in Lo Piccolo, Messina Denaro, Santapaola, e Falsone.

Ma non solo, monitorando i mercati ortofrutticoli del centro sud si evidenziano sempre più stretti legami tra cosa nostra (soprattutto trapanese), 'ndrangheta, e camorra.

Cosa nostra palermitana invece sembrerebbe più interessata al gioco d'azzardo legalizzato, mirando al controllo di attività come sale bingo o punti SNAI.

Si segnalano le operazioni Addio Pizzo 3 e 4 che hanno colpito l'attività estorsiva della famiglia dei Lo Piccolo, e l'operazione dei Carabinieri che nel novembre scorso hanno colpito l'attività estorsiva nella zona di Carini, controllata dai Pipitone, Passalacqua, Conigliaro.

La provincia di Palermo

La riorganizzazione di cosa nostra palermitana ha seguito un duro colpo di arresto in seguito all'operazione Perseo (16 dicembre).

A capo della commissione provinciale sembra avesse voluto insediarsi Benedetto Capizzi, ma era prevista una dura opposizione da parte di alcuni capo famiglia, in particolare da Gaetano Lo Presti, considerato capo del mandamento di Porta Nuova. Inoltre era e resta aperto, il discorso del coinvolgimento di Matteo Messina Denaro, trapanese, negli equilibri palermitani.

Le indagini hanno anche chiarito la funzione di Bernardo Provenzano che avrebbe avuto una funzione di baricentro e non di vertice di cosa nostra.

L'organigramma di cosa nostra palermitana emerso dall'operazione Perseo sarebbe il seguente:
  • Bagheria/Villabate: Giuseppe Scaduto
  • S.Giuseppe Jato: Gregorio Agrigento
  • Corleone: Rosario Lo Bue
  • Belmonte Mezzagno: Antonino Spera
  • S.Mauro Castelverde: Francesco Bonomo
  • Partinico: non indicato
Il mandamento di Brancaccio sarebbe organizzato in queste famiglie: Brancaccio, Ciaculli, Corso dei Mille, Roccella. Capo: Ludovico Sansone (precendente: Giuseppe Lucchese)

La Noce: La Noce, Malaspina - Cruillas (che sarebbe stata soppressa). Luigi Cravello (Raffaele Ganci)

Pagliarelli: Borgo Molara, Corso Calatafimi, Pagliarelli, Rocca - Mezzo Monreale. Giovanni Nicchi (Antonino Rotolo)

Passo di Rigano - Boccadifalco: Altarello, Passo di Rigano - Boccadifalco, Torretta, Uditore. Non indicato (Salvatore Buscemi)

Porta Nuova: Borgo Vecchio, Palermo Centro, Porta Nuova. Gaetano Lo Presti (Giuseppe Calò)

Resuttana: Acquasanta - Arenella, Resuttana. Gaetano Fidanzati (Antonino Madonia)

San Lorenzo: Capaci, Carini, Cinisi, Partanna - Mondello, San Lorenzo, Terrasini, Tommaso Natale - Sferracavallo. Non indicato (Salvatore Lo Piccolo)

Santa Maria Del Gesù: Santa Maria Del Gesù, Villagrazia di Palermo. Sandro Capizzi (Pietro Aglieri)

Tra le situazioni critiche si segnala quella del mandamento di Partinico, dove si contrappongono il gruppo legato al vecchio reggente, braccio destro di Antonio Nenè Geraci morto nel 2007, e il gruppo degli emergenti, legati ai Vitale Fardazza.

Inoltre anche Domenico Raccuglia, ritenuto essere un corleonese legato a Leoluca Bagarella, sarebbe interessato a Partinico. In questo senso viene letto il ferimento di Nicolò Salto, che sarebbe legato al Raccuglia, avvenuto a Borgetto nell'ottobre del 2008.

Anche a Bagheria e a Belmonte Mezzagno ci sarebbero tensioni tra diversi schieramenti e in quest'ultimo mandamento si ipotizza la possibilità di un conflitto tra gli Spera e i Pastoia.

Tra le attività illegali della mafia palermitana continua a rivestire importanza predominante il traffico di stupefacenti. Si segnala come l'operazione Royal Music (ottobre) abbia mostrato nuovamente i legami tra cosa nostra e la camorra in questo campo.

Provincia di Agrigento

Si segnala l'operazione Matto (luglio) che ha colpito la famiglia mafiosa di Burgio, portando all'arresto anche di Giovanni Derelitto capo della famiglia locale ed elemento di spicco a livello provinciale.

Mandamenti e famiglie di Agrigento:

  • Porto Empedocle: Porto Empedocle, Realmonte, Siculiana, Giardina Gallotti, Agrigento/Villaseta, Ioppolo Giancaxio
  • Campobello di Licata: Canicattì, Favara, Camastra, Campobello di Licata, Castrofilippo, Grotte (che include Comitini), Licata, Naro, Racalmuto, Ravanusa
  • Cianciana: Cianciana, Alessandria della Rocca, Bivona, Cammarata, San Giovanni Gemini, Santo Stefano di Quisquina
  • Ribera: Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Ribera, Villafranca Sicula, Montallegro
  • Sambuca di Sicilia: Sambuca di Sicilia, Caltabellotta, Menfi, Montevago, Santa Margherita Belice, Sciacca
  • Casteltermini: Casteltermini, Aragona, Raffadali, Sant’Angelo Muxaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta
  • Famiglia di Lampedusa/Linosa
  • Famiglia di Palma di Montechiaro
Il rappresentante provinciale sarebbe Giuseppe Falsone che sarebbe ora affiancato da Gerlandino Messina.

Provincia di Trapani

Il territorio sarebbe diviso nei quattro mandamenti di Alcamo, Castelvetrano, Mazara del Vallo e Trapani che raggrupperebbero diciassette famiglie. Matteo Messina Denaro sarebbe a capo del mandamento di Castelvetrano, e sarebbe anche il rappresentante provinciale di cosa nostra.

Provincia di Messina

Il territorio sarebbe diviso in tre aree: le zone costiere sarebbero controllate rispettivamente da cosa nostra palermitana e catanese, Messina città sarebbe invece suddivisa tra catanesi, palermitani e la 'ndrangheta calabrese.

L'operazione Zaera (settembre) ha fatto conoscere la famiglia Vadalà, operante nel centro-sud di Messina.
L'operazione Case Basse (luglio) ha colpito la cosca dei Barbera-D'Arrigo-Santovito, operante nei quartieri di Giostra e Santa Lucia sopra Contesse.
L'operazione Figaro (luglio) ha colpito un gruppo mafioso operante a Tortorici e contiguo ai Bontempo Scavo.

Si conferma l'esistenza di accordi tra la famiglia catanese dei Santapaola e le organizzazioni locali per la spartizione degli affari illeciti.

Provincia di Caltanissetta

L'organizzazione mafiosa locale sarebbe sotto controllo di Giuseppe Piddu Madonia.

Provincia di Enna

Il territorio sarebbe controllato dalla mafia nissena e catanese.

Provincia di Catania

Le famiglie dominanti sarebbero quelle dei Santapaola, Mazzei e La Rocca, che avrebbero una visione più strategica del crimine organizzato.
Le famiglie dei Laudani, Pillera, Sciuto Tigna e altri, avrebbero un ruolo subalterno, meno evoluto, ma comunque in grado di controllare il territorio.

Due omicidi che hanno colpito membri degli Sciuto Tigna, lasciano pensare che sia possibile una ripresa delle ostilità di questa famiglia contro i Laudani, anche se non si escludono altre ragioni, come un possibile regolamento di conti interno alla famiglia.

Si segnala una operazione dei Carabinieri che a luglio ha colpito la mafia dei Nebrodi, organizzazione malavitosa operante tra Bronte, Maletto e Maniace e collegata ai Mazzei carcagnusi.

Provincia di Siracusa

I gruppi criminali locali, Nardo, Aparo-Trigila, Bottaro, sarebbero subalterni a cosa nostra catanese.

Provincia di Ragusa

Forti gli influssi da parte di gruppi mafiosi di Caltanissetta e soprattutto Gela. Due le famiglie contrapposte che si contenderebbero la piazza: gli stiddari Dominante e i Piscopo.

Gaetano Fidanzati

Nato a Palermo il 6 settembre del 1935, è ricercato dal 2008 per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione ed altro.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Gaetano Tanino Fidanzati, boss dell'Arenella - Acquasanta, considerato vicino a Gerlando Alberti, da sempre ai vertici dello schieramento dei corleonesi in cosa nostra, tra i primi a capire l'importanza di colonizzare l'Italia settentrionale e soprattutto Milano, protagonista della triangolazione tra cosa nostra italiana, cosa nostra americana e i narcos colombiani.

Fu arrestato a Castelfranco Veneto, ove si sarebbe recato con l'intenzione di uccidere Giuseppe Sirchia, legato a Michele il cobra Cavataio, vittima designata della strage di viale Lazio, di cui é giunta da poco la sentenza.

Il 17 giugno 1970 in via Romilli, venne fermato ad un posto di blocco: viaggiava con Tommaso Buscetta, Salvatore cicchiteddu Greco, Giuseppe Calderone, Gaetano Badalamenti, Gerlando Alberti. Da ciò si capì per la prima volta di che calibro fosse la sua appartenenza a cosa nostra.

E' latitante in quanto sfuggito alla cattura nel corso dell'Operazione Perseo.

Fonti: corriere, resto del carlino

Aggiornamento: arrestato il 5 dicembre 2009.

Arresto di Fortunato Giorgi

Considerato tra i 100 latitanti più pericolosi di Italia, accusato di associazione mafiosa e traffico internazionale di droga, Fortunato Giorgi, 43 anni, latitante dal 2000, indicato come elemento di spicco della 'ndrina dei Romeo Stacchi, alleati dei Nirta la Maggiore che, con i Pelle e i Vottari Frunzu formano un cartello contrapposto a quello dei Nirta versu - Strangio.

Pendono due condanne definitive sul Giorgi, una di 13 anni (per il suo coinvolgimento nell'operazione Aspromonte) e una di 14 anni (operazione Sorgente).

Il servizio di sky sull'arresto:


Altre fonti: sole24ore, repubblica

Arresto di Giacomo Cavalcanti

Giacomo 'o poeta Cavalcanti, 57 anni, noto per essere stato negli anni ottanta ai vertici della "Nuova Famiglia", organizzazione camorristica che si contrapponeva alla "Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, é stato arrestato in seguito ad un ordinanza di custodia cautelare in carcere derivante dalla condanna in primo grado a 24 anni di reclusione per essere stato riconosciuto essere il mandante dell'omicidio di Alvino Frizziero.

Il Frizziero, cognato di Giovanni Alfano, fu ucciso nell'85 da un gruppo di fuoco composto da Bruno 'o corvo Rossi, poi passato alla collaborazione con la giustizia, e Alfonso Fasano. A chiarire come andarono i fatti hanno contribuito anche le dichiarazioni di altri due collaboratori di giustizia: Rosario Privato e Salvatore Grimaldi.

Il Cavalcanti avrebbe deciso di colpire il Frizziero in seguito all'omicidio di Antonio Porro, per colpire il clan del Vomero, che era guidato dall'Alfano e di cui il Frizziero era capozona per la Torretta.

Il Cavalcanti si era trasferito a Verona, dove aveva fondato una azienda che commercializza schede telefoniche.

Fonti: corriere, virgilio

Omicidio Rostagno

A più di vent'anni dai fatti, sarebbe arrivata la spiegazione dell'omicidio di Mauro Rostagno, assassinato il 26 settembre del 1988.

Vincenzo Virga, che era ai tempi a capo del mandamento trapanese a fianco di Salvatore Riina e Balduccio Di Maggio, ne sarebbe stato il mandante.

Vito Mazzara sarebbe stato l'esecutore materiale, parte del gruppo di fuoco incaricato dal Virga di compiere l'assassinio. Ad inchiodarlo sarebbero state nuove perizie balistiche compiute sui 3 bossoli e su 3 cartucce inesplose rinvenute ai tempi sul luogo dal delitto Rostagno, comparando i risultati di reperti relativi agli omicidi di Rosario Sciacca e Giuseppe Piazza e a quello di Gaetano Pizzardi, tutti omicidi imputati al Mazzara.

I risultati delle indagini sono stati corroborati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia quali Giovanni Brusca, che sostenne di aver sentito dire a Totò Riina di essere soddisfatto per l'eliminazione di Rostagno, Angelo Siino, Antonio Patti, e Vincenzo Sinacori che dichiarò che l'omicidio sarebbe stato richiesto da Francesco don Ciccio Messina Denaro (morto per cause naturali dieci anni fa, padre del superlatitante Matteo Messina Denaro) e Francesco mastro Ciccio Messina (morto suicida nel 97) ai "trapanesi".

Fonti: Polizia di Stato, ansa, la stampa, repubblica

Ricordando Giovanni Falcone

Dall'intervista di Mario Cagnetta (corriere canadese) a Giuseppe Di Lello:

"Non c’è dubbio che, prima di Chinnici e Falcone, si aveva l’idea della Mafia come di un qualcosa di impenetrabile. ... Il metodo Falcone ha cambiato tutto. Giovanni aveva capito che i mafiosi lasciavano tracce ovunque: nelle banche, negli aeroporti, negli alberghi. Da qui sono nate le ricerche per ricollegare i vari traffici alle connessioni bancarie internazionali. Si partiva dal contrabbando di tabacchi per arrivare all’importazione di morfina base, per arrivare alla produzione di eroina con transazioni che venivano effettuate in Svizzera. C’era tutto un lavoro di tracciabilità meticoloso che è stato possibile grazie all’affidabilità di cui godeva Falcone a livello internazionale"

"Lo Stato si è sempre svegliato quando sul piano internazionale non poteva fare finta di niente e ignorare quanto stava accadendo. Basti pensare all’omicidio di Pio La Torre, del generale Dalla Chiesa e di Piersanti Mattarella. Dopo quelle morti, nacque una legislazione che ci aiutò molto: pensiamo alla legge sui pentiti e all’appoggio che Paesi come gli Stati Uniti ci diedero per nascondere i pentiti a casa loro."

"... Ai tempi del pool, rimanevamo molto perplessi di fronte a degli annullamenti frutto di formalismi spesso sbagliati. Il ritorno di Carnevale in Cassazione è, non dico una sconfitta per lo Stato, ma il segno che lo Stato si adegua senza mostrare una capacità di decidere da che parte stare."

"La mafia ha combattuto sempre su molti fronti. ... Diciamo che la mafia dall’interno combatteva per vedere chi era il più forte, ma all’esterno era unita per cercare di eliminare i suoi nemici istituzionali. L’omicidio di Lima non era altro che un segnale rivolto ai politici affinché rispettassero i patti in virtù di alleanze fatte precedentemente. Con la morte di Falcone, invece, si voleva eliminare il nemico di sempre"

"La mafia ha sempre prosperato sulla deregulation. E questo rilassamento nei confronti del riciclaggio, dell’abusivismo, delle pubbliche amministrazioni colluse con la mafia e di una parte dell’imprenditoria che preferisce fare affari e accettare mediazioni, non contrasta la lotta."

"Quello di Borsellino è un omicidio anomalo. Mi attengo ai fatti e dico che, come al solito la cassaforte di Dalla Chiesa è stata trovata vuota, l’agenda di Borsellino è scomparsa, il covo di Riina non è stato perquisito. Sono tutti fenomeni che ci danno un’idea che qualche potere esterno non abbia mai voluto andare fino in fondo con la mafia. Forse per evitare collegamenti troppo scottanti. E forse per questo motivo, si proteggono ora e si sono protetti prima."

Operazione Mixer-Centopassi

Inizialmente nata come una indagine sul riciclaggio dei proventi della mafia in attività edilizie, l'operazione Mixer-Centopassi ha finito per rivelare una struttura internazionale di truffe ai danni di banche e dare una conferma a quello che sembra essere il ritorno operativo dei cosiddetti perdenti o scappati di cosa nostra nel gioco mafioso.

L'indagine sulle attività degli imprenditori edili Gandolfo Zafarana e Gaspare Ofria ha portato a identificare una serie di rapporti con i fratelli Antonio e Saverio Maranto, esponenti della famiglia di Polizzi Generosa, parte del mandamento di San Mauro Castelverde. Inoltre lo Zafarana sarebbe stato in relazione con Angelo Schillaci, della famiglia di Campofranco.

L'Ofria é nipote di Gaetano don Tano Badalamenti, da cui una parte del nome dell'operazione, Centopassi, che rievoca il nome del film di Tullio Giordana su Peppino Impastato e la sua lotta contro la mafia e in particolare contro il boss mafioso di Cinisi.

Ofria era in relazione col cugino Leonardo Badalamenti, figlio di Gaetano, e quindi fratello del superlatitante Vito Badalamenti. Sarebbe emerso che Leonardo Badalamenti, residente in Venezuela, sarebbe stato a capo di una organizzazione affaristica che avrebbe congegnato una gigantesca truffa per un importo complessivo stimato nell'ordine del miliardo di dollari americani. Le vittime del raggiro sarebbero state la Hong Kong Shanghai Bank, la Lehman Brothers e una banca d'affari britannica non meglio specificata.

La gestione degli aspetti finanziari sarebbe stata in mano alla componente spagnola del gruppo, che sarebbe stata gestita da Leonardo Badalamenti per mezzo del faccendiere Carmelo Spataro e in concorso con Emanuele Ventura, che avrebbe rappresentato un gruppo di investitori italiani.

Sono stati emessi mandati di custodia cautelare in carcere per:
  • Leonardo Badalamenti, 48 anni
  • Antonio Maranto, 45 anni
  • Gaspare Ofria, 44 anni
  • Antonino Pantina, 40 anni
  • Marcello Pantina, 35 anni
  • Santo Pantina, 48 anni
  • Angelo Schillaci, 46 anni
  • Carmelo Spataro, 52 anni
  • Giovanni Torregrossa, 54 anni
  • Antonino Vaccaro, 64 anni
  • Giovanni Vassallo, 52 anni
  • Gandolfo Zafarana, 52 anni
  • Notario Gonzales, 55 anni
Sono stati notificati gli arresti domiciliari a:
  • Fabrizio Michelucci, 55 anni
  • Giuseppe Macaluso, 52 anni
  • Emanuele Ventura, 54 anni
E' stato emesso il divieto di dimora a Viareggio per:
  • Giusy Ofria, 36 anni
Sequestrati beni per un valore stimato di 5 milioni di Euro.

Fonti: Avvenire, corriere, agi, repubblica

Emma Marcegaglia alla Confindustria

Intervento all'assemblea annuale della Confindustria del Presidente Emma Marcegaglia.

Tra i temi trattati ha lasciato anche spazio ad una ripresa del suo appello alla legalità.

"Ribadisco la volontà di Confindustria di stroncare ogni forma di contiguità tra le imprese e le organizzazioni mafiose. Le mafie controllano vaste aree del paese e le inchiodano all'arretratezza. Si genera così un circolo vizioso: il sottosviluppo alimenta la criminalità e questa crea un'economia parallela che offre impiego a vasti strati della popolazione, conquistandone la complicità.

"Occorre spezzare questo cerchio infernale. Lo Stato deve riprendere il pieno controllo di tutto il territorio del paese

"Non pensino i collegi settentrionali che questa questione sia a loro estranea. L'attività mafiosa si sta allargando e infiltrando, attraverso il riciclaggio, anche al Nord.

"Perciò siamo tutti coinvolti in questa lotta, in ogni atto della nostra attività di imprenditori. Lo sono soprattutto le imprese meridionali sane. Queste imprese e i loro lavoratori sono le teste di ponte della civiltà e dello sviluppo in quelle zone. Hanno tutto il nostro sostegno."

Fonti: agi, ansa, tg3, sole24ore

Antonio Pelle

Nato a San Luca il 1 marzo del 1932, è ricercato dal 2000 per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico Internazionale di armi, sostanze stupefacenti ed altro.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Soprannominato Ntoni Gambazza, si assume sia il capobastone della 'ndrina dei Pelle di San Luca, che costituiscono con i Vottari e i Nirta un locale stimato tra i più potenti della 'ndrangheta, e pare sia tra i capi del mandamento ionico-reggino.

Aggiornamento: arrestato il 12-6-2009

Francesco Matrone

Nato a Scafati il 15 luglio del 1947, ricercato dal 2007 per omicidio e altro.

Era nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Considerato a capo del clan camorrista dei Loreto-Matrone, assieme a Pasquale Loreto. Il clan é considerato in declino, soprattutto rispetto agli ultimi decenni del secolo scorso, quando era predominante in Scafati e dintorni. Ora pare che mantenga una certa influenza grazie agli appoggi degli Aquino-Annunziata di Boscoreale e dei Cesarano-Federico di Pompei.

E' stato arrestato il 17 agosto 2012.

Operazione Nemesi - sviluppi

Nel luglio dello scorso anno, l'operazione Nemesi colpì duramente la famiglia Trigila, operante nel siracusano e parte del cartello Aparo - Nardo - Trigila legato alla cosa nostra catanese, con 61 arresti.

Tre nuove ordinanze di custodia cautelare sono state ora emesse in riferimento alla stessa operazione, due di queste sono state eseguite mentre la terza é ancora pendente.

I due arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti sono:
  • Antonino Marco "Marco 'u russu" Caruso, 36 anni
  • Corrado Scala, 29 anni
Fonte: siracusanews

Sentenza Over Time Bis

Scaturito da un fatto secondario - la ricettazione di una targa automobilistica - il processo Over Time Bis ha ricostruito le vicende legate alla lunga latitanza di Giuseppe tiradritto Morabito, capo-bastone dei Bruzzaniti-Morabito-Palamara, considerato il capo dei capi della 'ndrangheta e ha portato alla condanna di un numero di persone che hanno favorito la latitanza del Morabito e del suo genero Giuseppe Pansera.

Le condanne:
  • Giuseppe tiradritto Morabito, 74 anni: 3 anni e 6 mesi
  • Bruno palitta Modafferi, 60 anni: 4 anni e 8 mesi
  • Andrea Totò Pansera, 48 anni: 3 anni, fratello di Giuseppe Pansera
  • Antonio Gennaro Paviglianiti, 41 anni: 4 anni e 5 mesi
  • Antonino Nino Paviglianiti, 44 anni: 4 anni e 8 mesi
  • Demetrio Tripepi, 47 anni: 2 anni
  • Vincenzo Ciecio Vadalà, 60 anni: 4 anni e 8 mesi
Stralciata la posizione di Sebastiano Vadalà, per un difetto tecnico.

Fonti: melitoonline, antimafiaduemila

Arresti per omicidio Tartaglione

Sembrerebbe che si siano chiarite le circostanze che hanno determinato l'omicidio di Giovanbattista Tartaglione, dei Piccolo Quaqquaroni di Marcianise, avvenuto nel settembre del 1996, grazie alla collaborazione di Giuseppe Marino, esponente dei Natale-Marino, e di Antonio Gerardi e Michele Froncillo, dei Belforte Mazzacane.

L'assassinio sarebbe da inquadrarsi nella faida tra i Piccolo Quaqquaroni e i Belforte Mazzacane, e sono state notificate in carcere le ordinanze di custodia cautelare a:
  • Salvatore Belforte, 49 anni, che sarebbe a capo del clan
  • Gennaro chiocchino Buonanno, 60 anni
  • Felice 'o capitone Napolitano, 46 anni
  • Pasquale 'o pecoraio Cirillo, 38 anni
  • Francesco sarocchia Zarrillo, 40 anni
Fonte: casertasette

Operazione Perseo - sviluppi

In seguito alle dichiarazioni di Fabio Manno, reggente della famiglia di Borgo Vecchio che fa capo al mandamento di Porta Nuova, arrestato nel corso dell'operazione Perseo e ora collaboratore di giustizia, si é operato al sequestro di dieci milioni di dollari falsi, armi e una divisa da carabiniere.

Provviste per una prevista guerra di mafia che avrebbe dovuto decidere i nuovi assetti di cosa nostra palermitana, e che erano divise tra un garage di proprietà dello stesso Manno e una casa di proprietà della zia del Manno e sorella di Gerlando 'u paccarè Alberti, anche lui nuovamente arrestato in seguito all'operazione Perseo.

Le scorte erano state approntate da Gaetano Lo Presti, capo del mandamento di Porta Nuova e referente principale del cartello che si opponeva alla designazione di Benedetto Capizzi, boss di Villagrazia, al vertice della commissione. Lo Presti sosteneva di avere l'appoggio di Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò Riina, ma si sarebbe scontrato con Nino Spera che l'avrebbe smentito citando la madre del giovane Riina secondo la quale lui non si sarebbe dovuto impicciare di quelle cose. Il Lo Presti si suicidò in carcere subito dopo l'arresto, sempre nell'ambito dell'operazione Perseo.

L'idea di stampare i dollari falsi sarebbe da attribuire a Salvatore Manno, nipote di Fabio, che, avuto l'ok all'operazione dall'Alberti, avrebbe stabilito la stamperia clandestina a Pagliarelli. Come ringraziamento sarebbero stati pagati, in dollari contraffatti, mezzo milione alla famiglia di Pagliarelli per l'ospitalità e un altro mezzo milione all'Alberti.

L'uniforme dei Carabinieri sarebbe dovuta servire al Manno per il suo progetto di uccidere Gaetano Lo Presti, con il quale si era aperto un contenzioso. In un primo tempo l'Alberti avrebbe dato l'ok al Manno, ma poi l'avrebbe convinto a desistere.

Fonti: ansa, sole24ore

Operazione Norba

Tre gruppi criminali, che operavano tra Castellana Grotte e Conversano, sono stati colpiti dall'operazione Norba.

I tre clan si sarebbero spartiti il campo della commercializzazione della droga, evitando di danneggiarsi a vicenda. Nell'accordo vi erano pure alcuni singoli non riconducibili a nessuna delle tre bande indicate, che avrebbero quindi commerciato stupefacenti indipendentemente. La droga sarebbe stata fornita dal clan della Japigia di Savino Savinuccio Parisi.

Gruppo di Castellana Grotte:
  • Antonio testa di cocco Notarangelo, 33 anni, a capo del gruppo insieme al fratello
  • Donato il barzelletta Notarangelo, 30 anni, fratello di Antonio
  • Giuseppe il prete Lorusso, cl. 72
  • altre sei persone sono indagate a piede libero
Primo gruppo di Conversano:
  • Vito Ignomeriello, 43 anni, considerato il capo di questo sodalizio criminale, legato agli Stramaglia
  • Luciano Ignomeriello, 28 anni, figlio di Vito
  • Gianluigi Chiarappa, 40 anni
  • Cosimo Giustiniani, 38 anni
  • Marco Rotolo, 31 anni
  • Michele Chiapparino, 25 anni
  • Emanuele Ribatti, 47 anni
  • Carlo Ferrante, 38 anni
  • Saverio Ricci, 31 anni
Secondo gruppo di Conversano, considerato il clan più pericoloso:
  • Nicola Antonio pecora La Selva, 44 anni
  • Sandra Pagnini , 52 anni, conviente del La Selva
  • Antonio La Selva , 26 anni, figlio di Nicola
  • Domenico Laera , 26 anni
  • Vittorio Emanuele Totaro , 26 anni
  • Giovanni Totaro , 31 anni
  • Pietro Lamontanara , 42 anni
  • Raffaele Zivoli , 27 anni
Indipendenti:
  • Massimo Di Caro, 28 anni
  • Rocco Panarelli, 38 anni
  • Giuseppe Delvento, 40 anni
  • Milena Guglielmi, 27 anni
Qui, un filmato di Antennasud sulla vicenda:


Fonti: carabinieri, virgilio, primapress

Indagini sull'omicidio Monterosso

Pare che ci sia una contrapposizione tra clan rivali dietro all'omicidio di Giuseppe Monterosso del 6 maggio scorso.

Accusato di omicidio volontario Andrea Vecchia, 41 anni, titolare di una azienda di trasporti. Arrestato anche Alessio Contrino, 46 anni, con l’accusa di concorso in omicidio.

Accusati di concorso nell’organizzazione di un altro tentato omicidio sarebbero Antonio Cuntrera, 38 anni, e Giuseppe Luparello, 25 anni, nipote del Vecchia. Sarebbero stati arrestati con l'accusa di aver portato in camion dalla Sicilia un piccolo arsenale comprendente pistole, munizioni, silenziatori, giubbotti antiproiettile.

Pare che fosse in progetto uno scontro tra Vecchia e Contrino da una parte e il fratello di Monterosso affiancato da un ex dipendente del Vecchia, considerato vicino al Monterosso, dall'altra.

All'origine dello scontro ci sarebbe un incendio doloso subito dal Vecchia per il quale sono stati condannati, come esecutori materiali, Vincenzo Martorana, 31 anni e Vincenzo Andriulo, 20 anni. Il Vecchia avrebbe deciso di farsi giustizia da solo perseguendo con metodi mafiosi quelli che lui riteneva i mandanti dell'avvertimento.

Da notare che la famiglia dei Vecchia, associata alla stidda, é storicamente contrapposta ai Madonia. Questo episodio sarebbe quindi una ripresa in Lombardia di una contrapposizione nata in Sicilia.

Aggiornamento: il GIP competente ha convalidato l'impianto accusatorio complessivo, non accogliendo però la richiesta di fermo per Giuseppe Luparello, considerato estraneo ai fatti contestati, mentre per Antonio Cuntrera é stata convalidato il fermo per detenzione di armi ma non per tentato omicidio.

Fonti: giorno, provincia

Arresto di Cosimo Modugno

Un indagine nata da un caso di lupara bianca ha portato a portato all'arresto di 12 elementi del clan Modugno, una banda criminale operante a Bitonto, generata da una scissione interna ai Valentini.

Gli arresti sarebbero dovuti alle accuse di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, furti ed estorsioni.

Tra gli arrestati Cosimo Mino u' gruss Modugno, 29 anni, considerato a capo del sodalizio malavitoso, che avrebbe preso il controllo della fazione dei Valentini che rispondeva a Damiano Semiraro, e che si sarebbe poi alleato con gli Strisciuglio.

Nella zona é in corso una guerra di mafia tra i Valentini-Seminaro e i Conte-Cassano.

Fonti: Polizia di Stato, corriere, riformista

Operazione La Stangata

Una organizzazione delinquenziale basata in Lombardia ma legata ai Barbaro-Papalia di Platì é stata colpita dall'operazione La Stangata. Otto le custodie cautelari in carcere, sette i ristretti ai domiciliari.

Giuseppe Pangallo, 29 anni, considerato elemento di spicco dei Barbaro-Papalia, sarebbe stato identificato come il capo dell'organizzazione e avrebbe avuto "stretti rapporti di conoscenza e frequentazione" con un consigliere comunale di Buccinasco. Il gruppo criminale sarebbe stato strutturato in due gruppi: uno milanese che sarebbe stato diretto da Matteo Comisso, 26 anni, e uno lecchese che avrebbe fatto riferimento a Piergiuseppe Bari, 39 anni.

Scopo dell'organizzazione sarebbe stato quello di procurarsi denaro per mezzo di truffe e di riciclare denaro sporco.

Fonti: repubblica, ansa

Operazione C3

Duro colpo agli Amato-Pagano, noti anche come gli scissionisti di Scampia, a seguire immediatamente all'arresto di Raffaele Amato, uno dei due capi del clan assieme a Cesare Pagano, sono stati compiuti altri 66 arresti da un gruppo interforze di carabinieri, finanzieri e poliziotti nel corso dell'operazione C3, dal nome in codice dato dagli investigatori al boss degli Amato-Pagano. Altri 36 elementi sono correntemente latitanti ed attivamente ricercati.

Oltre agli Amato-Pagano, sono stati colpiti anche i Di Lauro e e Licciardi.

Tra gli arrestati, 36 erano incensurati, 5 erano minorenni all'epoca dei fatti contestati, tra i quali un nipote di Raffaele Amato, di cui é stata arrestata anche la moglie, Ermelinda Pagano, 34 anni.

Tra i sequestri spicca un conto cifrato da 3 milioni di Euro in una banca di Montecarlo, e terreni per un valore stimato di due milioni di Euro in Spagna.
I soldi sporchi ottenuti dal traffico di droga venivano ripuliti passando da Panama, Montecarlo, per arrivare in Spagna dove venivano investiti in terreni su cui venivano costruiti complessi turistici.

Tra i risultati dell'operazione, anche quello di chiarire maggiormente i motivi alla base della faida di Scampia tra i Di Lauro e gli scissionisti.

Fonti: ansa, apcom, repubblica

Arresto di Franco Letizia

Franco Letizia, 32 anni, considerato il reggente alla fazione dei casalesi che fa capo a Francesco Cicciotto 'e Mezzanotte Bidognetti e che viene indicato come specialista delle estorsioni, era latitante da un anno e mezzo, quando sfuggì all'arresto nel corso dell'Operazione Domizia, ricercato per associazione a delinquere, estorsione e altri reati, ed era inserito nell'elenco dei cento latitanti più pericolosi d'Italia.

Il Letizia é stato arrestato nel corso di operazione congiunta tra le forze di polizia e l'Esercito, due pattuglie dell’ottavo reggimento bersaglieri sono state utilizzate per isolare l'edificio dove si trovava il latitante.

Il padre, Armando Letizia, é stato arrestato tre mesi fa; la madre, Esterina Pagano zia del collaboratore di giustizia Domenico bruttaccione Bidognetti, è detenuta da un anno per associazione a delinquere, turbativa d'asta e riciclaggio; il cugino, Giovanni Letizia, era uno dei componenti della fazione stragista dei casalesi che faceva capo a Giuseppe Setola.

Nel corso dell'operazione sono stati arrestati per favoreggiamento Antonio Diana, 41 anni, e Carlo Corvino, 40 anni.

Fonti: Polizia di Stato, corriere, repubblica, unita, secoloXIX

Sequestro ai Polverino

In seguito al provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli é stato disposto il sequestro preventivo, per un valore complessivo di circa due milioni e mezzo di Euro, di una società considerata riconducibile ai Polverino che gestisce un cementificio.

La società era già stata confiscata in quanto già considerata controllata dalla camorra, ma aveva ripreso l'attività sotto una nuova proprietà, che sarebbe risultata puramente di facciata.

Il calcestruzzo prodotto, di pessima qualità, sarebbe stato imposto a tutte le imprese edili operanti nella zona. Chi non accettava di rifornirsi da quel cementificio veniva sottoposto a minacce o anche ad attentati.

Fonte: corriere

Arresto di Raffaele Amato

Raffaele Lello 'o chiatto Amato, 44 anni, considerato il capo degli Amato-Pagano, latitante dal 2006 in seguito ad accuse di omicidio, é stato arrestato a Marbella, Spagna.

Gli Amato-Pagano, precedentemente noti come scissionisti, sono i vincenti della faida di Secondigliano e Scampia contro i Di Lauro, e dovrebbero controllare la parte nord di Napoli e i comuni di Mugnano, Arzano, Casavatore e Melito.

L'inchiesta é partita con le dichiarazioni di Antonio Ruocco e Maurizio Prestieri, a cui si sono aggiunti poi altri collaboratori di giustizia che hanno contribuito a chiarire le dinamiche all'interno della cosiddetta faida di Mugnano interna al clan Di Lauro, quando il vertice dei Di Lauro decise di sostenere Gennaro Di Gerolamo contro Antonio Ruocco per la leadership del gruppo di Mugnano.

A Raffaele Amato, che avrebbe avuto inizialmente il ruolo di killer per i Di Lauro, é contestata la partecipazione a una decina di omicidi oltre a svariati tentati omicidi.

Nel corso dell'operazione é stato arrestato anche Carmine Minucci e sono state emesse ordinanze di custodia cautelare in carcere per i già detenuti Paolo Di Lauro, Enrico D'Avanzo, Rosario Pariante, Raffaele Abbinante, Antonio Abbinante, Gennaro Marino e Massimiliano Cafasso.

Fonte: reuters

Operazione Eos - aggiornamenti

Ritrovate nel parco di Villa Malfitano le armi che si stavano cercando sulla base delle informazioni raccolte nelle indagini relativi all'Operazione Eos.

In una delle grotte scavate nel tufo sono stati rinvenuti fucili mitragliatori, un fucile a pompa, pistole, una bomba a mano, tre silenziatori, migliaia di proiettili e un giubbotto antiproiettile che potrebbe essere stato usato da Alessandro Lo Piccolo.

Agostino Pizzuto, custode del parco per la Fondazione Whitaker e cognato del boss Carmelo Militano, sarebbe stato il responsabile dell'occultazione delle armi.

Fonti: corriere, repubblica

Regolamento di conti

Sembra risolto il caso legato alla scomparsa di Francesco Buonanno, Modestino Minutolo, e Giovan Battista Papa.

Mentre era in corso il recupero delle salme del Minutolo e del Papa, i cui corpi senza vita erano stati gettati in una scarpata, sono stati effettuati i fermi di tre individui che si ritiene siano legati alla vicenda. Si tratta di Roberto Vargas, 41 anni, fratello di Pasquale Vargas dei casalesi, Francesco Della Corte, 40 anni, e Raffaele Piccolo, 34 anni.

La pista investigativa seguita é quella di un regolamento di conti interno al clan dei casalesi.

Fonte: metropolisweb

Sequestri ai Forastefano

Nuova serie di sequestri, questa volta per un valore stimato di due milioni di Euro, che sommati ai precedenti sequestri compiuti la settimana scorsa nei confronti dei medesimi soggetti porta il totale a più di dieci milioni.

I destinatari dei provvedimenti, Francesco Faillace, 26 anni, Giuseppe Borrelli, 39 anni, Giuseppina Forastefano, 47 anni e Francesco Francomano, 63 anni, sarebbero affiliati alla 'ndrina Forastefano di Cassano allo Jonio.

Fonte: ansa

Omicidio di Antonino Caprarotta

Sarebbero da cercare in un diverbio nato dalla gelosia le ragioni che avrebbero portato Giacomo Palazzolo, quasi 66 anni, ad uccidere a bastonate Antonino Caprarotta.

Il Caprarotta era considerato elemento di spicco dei D'Amico di Marsala, e perciò era stato coinvolto nell'Operazione Florio del 93 e nella Operazione Omega del 96.

Il fratello Francesco Caprarotta, ritenuto consigliere dei D'Amico, scomparve assieme a Vincenzo D'Amico, capofamiglia, nel gennaio del 92, vittime entrambi della lupara bianca.

Fonte agi

Arresti di Bernardino Formicola e Ferdinando Tassone

Bernardino Formicola, 32 anni, nipote di Ciro Formicola, boss dei Formicola di San Giovanni a Teduccio, latitante da febbraio, quando fu emessa una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico suo e dell'intero clan Formicola, é stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile napoletana in collaborazione con gli agenti della Squadra Mobile irpina per una accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Ferdinando Tassone, 45 anni, recentemente condannato per estorsione aggravata ai danni di un noto locale di Portici, é stato arrestato con l'accusa di violazione della sorveglianza speciale. E' stato infatti trovato in compagnia di due elementi del clan Vollaro all'interno di un ristorante chiuso per turno. Si suppone che si trattasse di un vertice del gruppo criminale.

Fonti: Polizia di Stato, corriere, la7

Operazione Eos

L'Operazione Eos é scattata su ordine della direzione distrettuale antimafia con lo scopo di colpire i mandamenti palermitani di Resuttana e San Lorenzo.

I reati contestati ai 21 ricercati sono l'associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e al narcotraffico. L'organizzazione malavitosa colpita avrebbe utilizzato i fondi raccolti col pizzo imposto a commercianti e imprenditori per comprare cocaina e venderla sul mercato palermitano.

Si é deciso di far partire l'operazione per impedire una guerra di mafia che sembrava ormai imminente. L'arresto di Salvatore Lo Piccolo ha prodotto infatti una lotta per la successione, e pare che San Lorenzo fosse correntemente l'area più calda.

I destinatari dell'ordinanza di custodia:
Vincenzo Troia, 70 anni, presunto boss dei Pallavicino
Pasquale Gambino, 55 anni, presunto boss dei Torretta
Agostino Pizzuto, 41 anni, custode di Villa Malfitano, sospettato di aver custodito armi per conto della mafia
Antonino Caruso, 46 anni, sospettato di aver fatto da tramite con la politica per conto del mandamento di Resuttana
Antonino Genova, 22 anni
Antonino Tarantino, 60 anni
Antonio Orlando, 56 anni
Carmelo Militano, 39 anni
Francesco Costa, 43 anni
Francesco Militano, 21 anni
Giovanni Razzanelli, 43 anni
Letterio Ruvolo, 39 anni
Michele Patti, 39 anni
Michele Visita, 31 anni
Nicolò Ferrara, 55 anni
Nunzio Sammaritano, 43 anni
Pietro Francesco Gugino, 56 anni
Riccardo Milano, 53 anni
Salvatore Baucina, 45 anni
Sergio Giannusa, 42 anni
Stefano Fidanzati, 61 anni

Hanno inoltre ricevuto un avviso di garanzia Antonello Antinoro, assessore regionale ai Beni Culturali, che sarebbe accusato di voto di scambio, e Nino Dina, deputato regionale, per il quale sarebbe stato ipotizzato il concorso esterno in associazione mafiosa.

Fonti: rainews24, repubblica, livesicilia

Arresto di Domenico Cesarano

Gli agenti del commissariato di polizia di San Giuseppe Vesuviano hanno arrestato Domenico Mimì 'o pezzaro Cesarano, considerato il numero tre del clan capeggiato da Mario Fabbrocino (all'ergastolo), che avrebbe come numero due Biagio Bifulco.

Il Cesarano é stato trovato durante una perquisizione della sua villetta, nascosto in un armadio.

Fonte: il mattino

Operazione Bad Luck

Gli uomini della Polizia di Stato di Siracusa hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 soggetti ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di droga, aggravata dall'associazione a delinquere di tipo mafioso, la famiglia di riferimento sarebbe quella dei Trigila.

Evidenziato il legame con i Cursoti, che avrebbero rifornito la banda di cocaina proveniente dal mercato catanese. Carmelo Cassia, dei Bottaro-Attanasio avrebbe invece provveduto al reperimento dell'hashish.

Giuseppe Campo e Francesco Nieli sarebbero stati i capi di questo gruppo e avrebbero portato i proventi del traffico di droga alla cassa comune dei Trigila.

I destinatari delle ordinanze:
  • Antonello Burgaretta, 40 anni
  • Giuseppe Campo, 39 anni
  • Carlo Caruso, 31 anni
  • Carmelo Cassia, 60 anni
  • Luciano Degliangioli, 33 anni
  • Antonino D’Arrigo, 39 anni
  • Carlo Giuseppe Florio, 39 anni
  • Carmela Giordano, 40 anni
  • Riccardo Lombardini, 34 anni
  • Carmelo Miloro, 40 anni
  • Salvatore Mirabella, 36 anni
  • Giampiero Napoli, 32 anni
  • Francesco Nieli, 53 anni
  • Pietro Carlo Raciti, 32 anni
  • Corrado Trigila, 54 anni, già detenuto
  • Giuseppe Trigila, 31 anni
Fonti: Polizia di Stato, siracusanews

Operazione Botero

Gli uomini del GICO di Firenze hanno colpito una organizzazione legata alla camorra che si dedicava al riciclaggio e all'usura in Campania, Toscana e Lombardia.

A far nascere l'operazione Botero é stata la segnalazione di un deposito da un milione di Euro in una banca di Prato che sarebbe risultato essere frutto dei proventi del traffico di droga che ha come riferimento i fratelli Luigi e Salvatore Muccerino.

I sequestri compiuti nell'ambito dell'operazione hanno un valore stimato superiore ai dieci milioni di Euro.

Gli arresti:
  • Mario Papale, 36 anni, del clan camorrista dei Mazzarella, a lui avrebbero fatto riferimento i fratelli Muccerino.
  • Rosa Iacomino, 37 anni, moglie del Papale
  • Salvatore Coppola, 51 anni, che gestiva i rapporti con diversi clan camorristici, come i Mazzarella
  • Alberto Tradi, 37 anni
  • Michele Iacomino, 64 anni
  • Antonio Iacomino, 60 anni
  • Salvatore Orabona, 37 anni, esponente di spicco dei casalesi, già bersaglio di un clamoroso tentativo di omicidio da parte di Giuseppe Setola, all'interno della faida tra le diverse componenti dei casalesi.
  • Giuseppe Zeno, 37 anni
Fonti: ansa, repubblica

Operazione Cerbero

Sono in totale 37 i fermi di polizia giudiziaria e le ordinanze di custodia cautelare eseguiti nel corso dell'Operazione Cerbero che ha colpito malavitosi associati ai mandamenti di Brancaccio e Porta Nuova e ha portato alcuni nuovi elementi di chiarimento nella mappa del potere mafioso a Palermo. Le accuse contestate sono associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento aggravati dalla modalità mafiosa.

Le indagini sono state supportate dalle dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia Santino Puleo, del Brancaccio, arrestato a gennaio e Fabio Manno, di Porta Nuova, arrestato lo scorso anno nell'ambito dell'Operazione Perseo, e da elementi trovati nei pizzini sequestrati a latitanti recentemente arrestati.

Positiva é stata considerata dalle autorità la collaborazione di imprenditori e commercianti vittima delle estorsioni.

I destinatari delle ordinanze:
  • Rodolfo Allicate, del 34 anni
  • Giovanni Asciutto, 38 anni, cugino dei boss Filippo e Giuseppe Graviano, a capo del mandamento di Brancaccio assiema al Sacco
  • Giuseppe Auteri 34 anni
  • Fortunato Bonura, 50 anni
  • Giovanni Buglisi, 46 anni
  • Giuseppe Caserta, 33 anni
  • Michele Cordaro, 42 anni
  • Giuseppe Cosenza, 34 anni
  • Gaetano Di Caccamo, 30 anni
  • Antonio Di Martino, 37 anni
  • Giovanni Di Pasquale, 40 anni
  • Salvatore D’Amico, 44 anni
  • Filippo Fascella, 38 anni
  • Francesco Fascella, 70 anni, considerato il corrente boss della Guadagna, dopo l'arresto nel 1997 di Pietro 'u signurinu Aglieri
  • Pietro Fascella, 74 anni
  • Andrea Ferrante, 34 anni
  • Carlo Foggia, 29 anni
  • Francesco Francofonti, 53 anni, incensurato, proprietario di un'impresa edile, avrebbe chiesto il pizzo ad alcuni commercianti della zona di Brancaccio.
  • Elio Ganci, 44 anni
  • Antonino Giuliano, 37 anni
  • Antonino Gritto, 33 anni
  • Salvatore Gucciardi, 29 anni
  • Giuseppe La Malfa, 37 anni
  • Paolo La Rosa, 33 anni
  • Giuseppe Mangiaracina, 30 anni
  • Emanuele Maniscalco, 33 anni
  • Salvatore Manno, 32 anni
  • Michele Marino, 40 anni
  • Stefano Marino, 36 anni
  • Natale Megna, 42 anni
  • Francesco Montagna, 45 anni, tecnico specializzato in operazioni di bonifica di microspie, avrebbe lavorato per i mafiosi Antonino Rotolo, Giuseppe Calvaruso, Andrea Ferrante, Marco Coga, Fabio Manno e Gerlando Alberti
  • Gabriele Oliveri, 33 anni
  • Vittorio Randazzo, 56 anni
  • Antonino Sacco, 53 anni, a capo del mandamento di Brancaccio assiema all'Asciutto
  • Giacomo Teresi, 63 anni
  • Vincenzo Vella, 43 anni
  • Angelo Vinchiaturo, 44 anni
Fonti: Polizia di Stato, repubblica, live sicilia

Giovanni Arena

Nato il 9 agosto del 1956, ricercato dal 1993 per associazione di tipo mafioso, omicidio e altro.

Era nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze. Arrestato nell'ottobre 2011.

Giovanni Arena iniziò la sua latitanza quando nel 1993 riuscì a sfuggire all'arresto nel corso dell'Operazione Orsa Maggiore. Aveva sulle sue spalle una condanna all'ergastolo per l'omicidio di Maurizio Romeo, dei Ferrera, cosca rivale dei Santapaola di cui l'Arena era un rappresentante di primo livello.

Nel 2009 era stato arrestato suo figlio, Agatino Assunto Arena, 32 anni, che era sul punto di partecipare con un gruppo di fuoco ad una operazione mafiosa presumibilmente contro i Santapaola, visto che pare che gli Arena abbiano cambiato campo e siano ora nell'orbita della famiglia degli Sciuto-Tigna.

Sull'arresto di Giovanni Arena vedi l'articolo de Il fatto.

Arresto di Giampaolo Monaco

Una nuova notifica di custodia cautelare in carcere per Giampaolo Gianni coda Monaco, già arrestato in seguito alla sua evasione dagli arresti domiciliari in località segreta, a cui era stato destinato in seguito alla sua attività di collaboratore di giustizia.

Questa volta é accusato dell'omicidio di Antonio Giannone, 25 anni, avvenuto il 6 aprile scorso. Il motivo dell'atto, che fra l'altro ha reso inutile la collaborazione del Monaco con la giustizia, sarebbe da ricercarsi nel desiderio di vendicare delle vessazioni fatte subire dagli associati al sodalizio criminale alla famiglia del Monaco, in particolare la scintilla sarebbe stato il pestaggio compiuto dal Giannone ai danni di Mirko Monaco, fratello di Gianni coda.

Fonte: agi, paese nuovo

Arresto di Salvatore Coluccio

Era nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Salvatore Coluccio, nato a Marina di Gioiosa Jonica il 5 settembre 1967, é stato trovato nascosto nella sua città natale, a dimostrare quanto sia importante per la delinquenza organizzata il contatto con il proprio territorio di riferimento.

Il fratello Giuseppe, invece, é stato arrestato l'anno scorso in Canada, dato che la cifra significativa delle mafie italiane é proprio quella di riuscire a combinare un localismo estremo ad una ottima capacità di gestire i traffici illeciti a livello globale.

Il suo interesse principale era il traffico di droga, per la gestione del quale si era avvicinato a Giuseppe Big Joe Cuntrera, esponente della famiglia siciliana dei Caruana-Cuntrera.

Fonti: sole24ore, repubblica

Paolo Rosario De Stefano

Nato il 21 dicembre del 1976, è ricercato dal 2005 per associazione di tipo mafioso, rapina ed estorsione.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Figlio di Giorgio De Stefano, ucciso nel 1977, é parte della 'ndrina dei De Stefano, che forma un cartello con i Tegano-Libri-Latella opposto ai Condello-Imerti-Rosmini-Serraino. Sarebbe al vertice della 'ndrina di famiglia.

Update: arrestato il 17 agosto 2009.

Lupara bianca

Forse vittime della lupara bianca, sembrano spariti nel nulla Giovanni Papa, 46 anni, Modestino Minolo, 27 anni e Francesco Bonanno, 40 anni. La loro scomparsa é stata denunciata ai carabinieri di Aversa poco dopo che si sono persi i contatti con loro. E' questo particolare a far pensare che i tre sarebbero stati eliminati, dato che usualmente non si fanno denunce a così breve distanza dall'allontanamento.

Il Papa era già stato condannato per associazione mafiosa, e sarebbe da ricondurre alla fazione di Francesco Sandokan Schiavone. Il Minolo e il Bonanno sarebbero comunque vicini al Papa.

Update: trovato il corpo di Bonanno.

Fonti: ansa, corriere

Paolo Di Mauro

Nato il 19 ottobre del 1952, è ricercato dal 1993 per omicidio, associazione di tipo mafioso ed altro.

Deve espiare 17 anni e 10 mesi di reclusione.

E' nell'elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del "Programma Speciale di Ricerca" selezionati dal Gruppo Integrato Interforze.

Noto anche come Paoluccio 'o infermiere, difficilmente lascia tracce. Di lui si sa poco o niente.

Aggiornamento: arrestato il 27 gennaio 2010

Arresto di Domenico Rappazzo

Domenico Rappazzo, 35 anni, degli Strangio di San Luca, condannato nel 2007 a 6 anni e 4 mesi per rapina, ricettazione e spaccio di stupefacenti, é stato trovato seguendo le tracce lasciate dalla sua carta di credito, e arrestato mentre usciva da un negozio di abbigliamento nel centro di Siracusa.

Fonti: Polizia di Stato, adnkronos

Operazione Freedom - sentenza

Sentenza di primo grado per gli affiliati alla famiglia mafiosa dei Galatolo per il traffico di droga all'Acquasanta, che é poi il loro mandamento di riferimento. Sono stati sostanzialmente confermati i risultati dell'Operazione Freedom, scattata nell'aprile dell'anno scorso.

Le condanne:
14 anni a Angelo Galatolo, 41 anni, figlio del boss Vincenzo
9 anni e 4 mesi a Domenico Migliore, 26 anni
9 anni e 4 mesi a Salvatore Ferrara, 31 anni
9 anni e 4 mesi a Antonino Ragusa, 29 anni
9 anni e 4 mesi a Salvatore Quartararo, 32 anni
5 anni a Fabrizio Basile, 35 anni
4 anni e 8 mesi a Fabio Giglio, 28 anni
4 anni e 8 mesi a Giovanni Bellavista, 26 anni
3 anni e 8 mesi a Giuseppe Ruggeri, 32 anni
3 anni e 8 mesi a Valerio Giglio, 28 anni

Fonte: repubblica